«Demagri candidata approccio sbagliato»
TRENTO Né con il centrosinistra né con il centrodestra. «Blockfrei» ribadisce Simone Marchiori. In vista dell’appuntamento elettorale di maggio, il candidato alla segreteria del Patt — delfino del segretario uscente Franco Panizza — non si discosta dalla linea già indicata nella sua tesi congressuale. E non importa se il centrosinistra (Partito democratico, ma anche Futura2018) «corteggia» gli autonomisti ipotizzando una candidatura alle suppletive di Paola Demagri sul collegio di Trento. «È riduttivo e sbagliato — chiarisce Marchiori — partire dai nomi per costruire un progetto». L’obiettivo dichiarato dal candidato segretario guarda a un dialogo aperto a tutti. Poggiando su un punto fermo: l’Autonomia trentina.
Marchiori, domenica si celebra il congresso del partito. Ma da dove deve ripartire il Partito autonomista? Quali sono le priorità?
«In primo luogo il posizionamento del partito. Dobbiamo concentrarci non tanto sul dove vogliamo andare, ma piuttosto sul ruolo che dovranno avere le Stelle alpine, anche alla luce del consenso che abbiamo ottenuto alle ultime elezioni provinciali. Non era affatto facile. La seconda priorità è l’organizzazione del partito: vogliamo rimettere il tesserato, il simpatizzante, al centro dell’attenzione. È necessario fare massa critica, soprattutto oggi che non siamo al governo».
Ha parlato di posizionamento del partito: pensa più a un orientamento verso il centrosinistra o verso il centrodestra?
«Entrambi gli schieramenti non danno garanzie. Né il vecchio centrosinistra, dove c’è chi ha deciso di perdere a prescindere e chi fa contrapposizione a priori. Né il centrodestra, dove la Lega si presenta oggi come un movimento centralista. E dove gli alleati del Carroccio, attualmente, sono relegati a un ruolo di comparsa. Noi siamo blockfrei, che non significa non dialogare con nessuno: il dialogo ci sarà, con tutti, per costruire un’autonomia territoriale».
Eppure il centrosinistra ha già lanciato l’ipotesi di una candidatura di Demagri alle suppletive per il collegio di Trento: si tratta di una possibilità per provare a contrastare la Lega sull’unico collegio realmente «contendibile». Una strada che il Patt potrà percorrere?
«Stimo molto Paola, sta lavorando bene in consiglio. Ma il problema non è scegliere un’esponente del Patt: partire dal nome è riduttivo e sbagliato in partenza. Non si possono riproporre vecchi schemi. La questione riguarda la costruzione di un percorso politico. Per quanto mi riguarda, credo che il Patt debba impegnarsi nel fare cultura politica, per far capire ai partiti nazionali — di destra e di sinistra — che per gestire il tema dall’Autonomia non si può ragionare come una diramazione di un partito nazionale. Il modello da seguire è quello della Baviera».
In queste settimane i tre candidati alla segreteria hanno girato il territorio. Che clima ha trovato?
Noi siamo blockfrei Nel centrosinistra e nel centrodestra non trovo delle garanzie sufficienti
«Buono, di un partito radicato e che ha voglia di dimostrare il proprio peso. La base autonomista ha risposto alla chiamata e la partecipazione agli incontri è stata buona. Ho visto interesse. Cosa ci ha chiesto la gente? Idee chiare e un percorso coerente da portare avanti».
La parola d’ordine, che ritorna in ogni risposta, è quella che ti aspetti: Autonomia. Da qui riparte il Patt, che domenica celebra il proprio congresso per scegliere chi, nei prossimi anni, guiderà il partito al posto di Franco Panizza (foto). Tre i candidati alla carica di segretario: Simone Marchiori, Carlo Pedergnana e Roberta Bergamo. Nelle loro tesi congressuali — così come negli interventi pronunciati negli incontri sul territorio — a prevalere è proprio la salvaguardia della specialità trentina. Con un imperativo che accomuna le visioni: la tutela dell’Autonomia, nel dialogo con le altre forze politiche, dovrà diventare un paletto insormontabile. Una posizione precisa che il Patt sembra mostrare anche su possibili accordi in vista delle suppletive: se, assicurano i candidati, la scelta sarà della base, l’idea di possibili intese non sembra stuzzicare nessuno.