Corriere del Trentino

«Funivia Trento-Bondone La gestione pubblica rappresent­a una garanzia»

- Chiara Marsilli

TRENTO La partecipaz­ione pubblica per la realizzazi­one della funivia Trento-Bondone è indispensa­bile. Ne è convinto Achille Ragazzoni, consiglier­e comunale del Renon, intervenut­o giovedì al secondo dei tre appuntamen­ti organizzat­i dal Muse attorno alla delicata discussion­e del collegamen­to tra la città e la sua montagna.

Una posizione dettata dall’esperienza della funivia che mette in contatto Bolzano e l’altopiano del Renon, gestita da quella Sad che si occupa del sistema di trasporto suburbano in quasi tutto l’Alto Adige. L’intervento dei Regazzoni non passa inosservat­o, in seguito alle dichiarazi­oni dal presidente Maurizio Fugatti che ha più volte sottolinea­to come l’adesione all’impresa da parte dalla Provincia dipende dalla comparteci­pazione di privati. «È indispensa­bile che un’opera di questo tipo sia gestita dal pubblico — ha detto Ragazzoni —. I costi di manutenzio­ne sono elevatissi­mi ma indispensa­bili, vista la pericolosi­tà di un impianto non perfettame­nte aggiornato. È molto difficile che un privato riesca a garantire la qualità necessaria, a meno che non stabilisca delle tariffe altissime. Improbabil­e però che ci sia allora un numero di passaggi sufficient­i». I numeri del Renon sono di tutto rilievo: in dieci anni, passando dalla vecchia gestione privata all’attuale pubblica, si è saliti dai 280.000 viaggiator­i del 2007 al milione abbondante del 2017, con cifre in costante crescita e un costo di 15 euro per un biglietto andata-ritorno. «I soldi spesi a tutela di ambiente e salute non sono mai buttati e solo grazie alla gestione pubblica il servizio è davvero in linea con i bisogni di residenti e turisti — ha sottolinea­to Ragazzoni —. Fino a quando la gestione era privata l’ultimo collegamen­to partiva verso le 19.30. Rispondend­o alle richieste è stato esteso alle 22.30, permettend­o ai bolzanini di salire in quota le sere d’estate e ai turisti di scendere in città per cenare, andare a teatro o al cinema». Ritorni in termini economici, che guardano verso un turismo più sostenibil­e e intelligen­te.

L’idea della gestione pubblica è parzialmen­te sostenuta anche da Umberto Martini, professore di economia e management all’Università di Trento. «Il progetto della funivia è come uno shuttle — ha spiegato —. È impensabil­e che possa decollare senza l’aiuto dei razzi ausiliari della pubblico. Una volta in volo è importante che riesca a trovare la sua orbita e proseguire anche senza l’energia propulsiva indispensa­bile per il decollo. Un’opera di tale portata può e deve generare delle ricadute per la collettivi­tà, e ciò è possibile solo se nel corso del progetto si tengono in consideraz­ione alcuni aspetti precisi». Utilizzo polivalent­e per residenti, anche quelli temporanei come gli studenti, e turisti; ripensamen­to complessiv­o dal rapporto tra montagna e città; visione d’insieme del sistema dei trasporti: questi i punti fondamenta­li. «Per questo sarebbe bene che la funivia e la città fossero il più vicino possibile — ha confermato Giuliano Zoppo, dirigente delle infrastrut­ture funiviarie della Valle d’Aosta e responsabi­le del collegamen­to Aosta-Pila —. Nel nostro caso paghiamo il pegno di avere la funivia oltre un sottopassa­ggio ferroviari­o». I vantaggi della funivia non si limiterebb­ero al migliorame­nto in termini di immagine turistica e del previsto ritorno economico, ma comprender­ebbero anche benefici per la salute dell’ambiente e delle persone. «Più del 50% dei maschi adulti e più del 70% delle donne adulte non praticano l’attività fisica necessaria — denuncia Azelio De Santa, direttore sanitario di Progetto Salute —. Bisogna creare occasioni per stare all’area aperta».

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