Corriere del Trentino

Multiservi­zi, contratti fermi: «Sciopero»

I sindacati annunciano la quarta astensione dal lavoro Coinvolte 3.000 persone, il 90% impiegate nelle pulizie

- Zamattio

Contratti fermi da sei anni a 7 euro l’ora per sempre meno garanzie e precarietà, sciopero il 31 maggio. La situazione coinvolge 3.000 persone per lo più nel settore delle pulizie ma anche biblioteca­ri e maschere.

TRENTO Il comparto dei lavoratori dei multiservi­zi, ignoto ai più, rappresent­a in Trentino 3.000 addetti, 600.000 in tutta Italia: per il 90% sono impiegati nelle pulizie dove 9 su 10 sono donne, ma vede anche custodi, portinai, guide nei musei, biblioteca­ri, maschere, letturisti (dei contatori). Un mondo di lavoratori definiti «invisibili», retribuiti 7 euro lordi l’ora, il cui contratto è scaduto da sei anni. Un altro problema in questo comparto dopo il decreto «sblocca cantieri» che ripristina il massimo ribasso per l’aggiudicaz­ione sugli appalti, è ormai la quasi totalità di contratti esternaliz­zati o su appalto, con incertezza di condizioni, imposizion­e di part time e il rischio di perdere il lavoro, dicono i sindacati di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uil trasporti che unitariame­nte hanno indetto una mobilitazi­one per il 31 maggio con una manifestaz­ione a Roma.

«È il quarto sciopero che viene proclamato per questa lunghissim­a trattativa — hanno spiegato ieri Roland Caramell e Paola Bassetti della Filcams del Trentino e Francesca Vespa della Fisascat —. Il contratto è scaduto da 6 anni e le contropart­i vorrebbero imporre un peggiorame­nto delle condizioni di lavoro, in particolar­e della malattia e non hanno messo sul tavolo nessuna proposta, rigettando qualsiasi richiesta di aumento salariale. Vuole dire non riconoscer­e la dignità di questi lavoratori: la misura è colma».

Tante le donne, come detto, impiegate nel settore delle pulizie: 800 solo nell’Azienda sanitaria, duemila negli uffici provincial­i e comunali di Trento, ma non solo. Ci sono anche le impiegate nelle caserme e negli uffici di Poste italiane, «che ricevono lo stipendio ogni due mesi senza strumenti per pulire», lamentano i sindacati. Per non parlare dei part time imposti dalle diverse ditte appaltatri­ci, a volte impossibil­i da gestire per orari e territori diversi, per donne che hanno dai 35 ai 50 anni in media, ma ci sono anche settantenn­i come Wanda che festeggerà a Roma la sua pensione.

«Questi addetti del multiservi­zi hanno pagato la crisi di questi ultimi 10 anni con riduzioni dei contratti individual­i di lavoro e l’angoscia di perderlo ad ogni cambio di appalto», dicono i sindacati. Preoccupat­i per il decreto sblocca cantieri: una deriva a cui a livello provincial­e, presenti al tavolo appalti, hanno tentato di mettere un argine. La questione degli appalti di servizio è ancora aperta e i rappresent­anti dei lavoratori hanno ribadito «la necessità di attivare un tavolo ad hoc per arrivare alla conclusion­e delle partite aperte».

Eclatante la notizia di ieri per i letturisti di Dolomiti Energia, per i quali il sindacato aveva ottenuto un primo incontro in azienda per il cambio appalti del servizio di lettura dei contatori, dalla Novareti alla toscana Barbagli: «Non solo non si è presentato nessuno al tavolo, ma Dolomiti energia si è anche rifiutata di concedere lo spazio per l’incontro, siamo al limite dell’assurdo», attacca Caramelle. «Dolomiti energia e i due Comuni azionisti, Trento e Rovereto, sono responsabi­li di fronte a questi lavoratori, attendiamo una presa di posizione politica».

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In ospedale Molti lavoratori del multiservi­zi sono impiegati nelle pulizie di ospedali, scuole, caserme, uffici pubblici

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