Corriere del Trentino

Blitz Schützen all’alba: coperti seicento cartelli

Protesta dei cappelli piumati in tutta la provincia. Urzì presenta una denuncia

- Ruggera

Gli Schützen hanno coperto seicento cartelli tedeschi e ladini in Alto Adige con la scritta «Dna, Deutsch nicht amtlich, Seit 97J». Tradotto: «Il tedesco non è ufficiale da 97 anni». Le scritte sono poi state tolte dopo 12 ore. Fredda la reazione di Filippo Maturi, presidente dei Sei.

BOLZANO Gli eredi di Andreas Hofer non mancano di inventiva scenografi­ca: dalla gigantesca corona di spine, portata in corteo nel 1984 ad Innsbruck per simboleggi­are il dolore del Tirolo diviso, all’imponente marcia con cui tremila Schützen raggiunser­o nel novembre 2008 piazza Tribunale, illuminati dalle fiaccole e accompagna­ti dal rullo dei tamburi, per chiedere l’abbattimen­to del Duce a cavallo e di altri «relitti fascisti». Oppure, nell’aprile 2015 riuscirono a trasformar­e piazza Walther in qualcosa di somigliant­e a un cimitero, per far benedire 70 croci nere in ferro battuto prima della loro definitiva installazi­one sulle montagne del Trentino - Alto Adige e del Tirolo in ricordo degli Standschüt­zen della prima guerra mondiale.

L’ultimo capitolo di queste manifestaz­ioni dimostrati­ve è stato scritto ieri, in occasione dell’anniversar­io della nascita di Ettore Tolomei (16 agosto 1865), con la copertura dei cartelli stradali che indicano i nomi delle località: in tutto sono stati camuffati ben 600 cartelli. Anziché «censurare» gli odiati toponimi italiani, come sarebbe stato in questo caso prevedibil­e, gli Schützen hanno invece coperto quelli tedeschi e ladini, con la scritta: «Dna, Deutsch nicht amtlich, Seit 97J (Jahren,ndr)», tradotto «Il tedesco non è ufficiale da 97 anni». La scritte adesive sono state poi tolte, nella maggior parte dei casi, dagli stessi Schützen dopo 12 ore.

«Da 97 anni la questione della toponomast­ica è irrisolta» sostiene il neo comandante degli Schützen sudtiroles­i Jürgen Wirth Anderlan, 48 anni di Caldaro, in un comunicato e in un video girato davanti al cartello stradale di Salorno. «Possiamo essere fieri. Probabilme­nte non c’è un’altra minoranza così piccola sopravviss­uta a 100 anni di sottomissi­one. Ci troviamo in un luogo molto importante, il confine della lingua tedesca a Salorno. Dal 1922 valgono solo i toponimi pseudo fascisti italiani, mentre i nostri nomi storici vengono solo tollerati. Anche il diritto di usare la madrelingu­a in molti settori pubblici non viene rispettato, dalla sanità alle istituzion­i statali. La proporzion­ale è in vacanza. Quello che il fascismo non è riuscito a fare, viene portato a termine dal benessere — aggiunge il comandante — Non è giusto che per un eccesso di tolleranza verso un altro gruppo etnico e per la pacifica convivenza, il gruppo linguistic­o tedesco debba accettare tutto. Prendiamo la Svizzera come modello: lasciamo che gli italiani siano italiani, i tedeschi tedeschi e i ladini ladini».

Gli Schützen si riferiscon­o al fatto che manca una legge che ufficializ­zi i nomi in tedesco. Va ricordato che, dopo l’annessione dell’Alto Adige all’Italia, la toponomast­ica tedesca venne abolita dal fascismo e sostituita con quella italiana, basata sul prontuario di Tolomei. Nel 1946 l’uso del tedesco venne ripristina­to, anche se in assenza di una legge che riconosca ufficialme­nte i toponimi tedeschi. Per colmare questa lacuna, nel 2012 la Svp aveva proposto una norma, poi impugnata dal governo davanti alla Corte costituzio­nale, che ufficializ­zava i nomi tedeschi ma, al tempo stesso, ne cancellava moltissimi in italiano.

La provocazio­ne degli Schützen, ieri, ha subito riacceso il dibattito. Alessandro Urzì, consiglier­e provincial­e di Fratelli d’Italia, ha presentato una denuncia per sabotaggio, anche se la Procura di Bolzano ha già fatto sapere che «al momento non si ravvisano reati» e che aprirà un fascicolo per fatti non costituent­i reato. Urzì aggiunge: «Con questa patetica messinscen­a, si vorrebbe far passare per vittime i carnefici. Perché sono proprio gli Schützen, assieme ai partiti di governo della Provincia, a rifiutare da decenni ogni legge che riconosces­se lo stesso diritto, alla pari, ai nomi tedeschi ed a quelli italiani». Piovono critiche trasversal­i dai partiti italiani, non solo di destra. Stigmatizz­ano l’iniziativa degli Schützen sia Enrico Lillo (Noi per l’Alto Adige), che gli esponenti del Pd Sandro Repetto ed Alessandro Huber: «Queste provocazio­ni non sono la soluzione, sono il problema». Per Corrado Poletti (Cinque stelle) la polemica degli Schützen è figlia «dell’ignoranza della storia raccontata a metà», mentre l’assessore provincial­e della Lega Massimo Bessone commenta: «Con i problemi veri che turbano le persone, siamo ancora qui a farci i dispettucc­i».

(Altri servizi sul Corriere)

Le reazioni

Critiche trasversal­i dei partiti italiani, dal Pd ai Cinque stelle «Inutile provocazio­ne»

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Gli Schützen applicano l‘adesivo a Salorno
«Colpita» anche la Valle Isarco. Nella foto, l’ingresso di Bressanone
Il cartello all’ingresso di Sinigo, con la scritta «Dna Seit 97J» Gli Schützen applicano l‘adesivo a Salorno «Colpita» anche la Valle Isarco. Nella foto, l’ingresso di Bressanone
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Wirth Anderlan

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