Baggio: sogno ancora il rigore
Il Divin codino e i ricordi del mondiale americano del ‘94
Roberto Baggio ha infiammato il Teatro Sociale raccontando una vita dentro e fuori il campo da gioco. Folla anche per VieriRonaldo e l’epopea di Schumacher. Oggi tocca a Tortu: «Pressione? No, vivo spensierato»
Dai palchi del primo ordine del Teatro sociale, ieri pomeriggio, pendevano sciarpe e magliette di tutti i colori appartenenti alle principali squadre di calcio del campionato italiano. Dalla Juventus all’Inter, passando per il Milan. Eppure gli applausi scroscianti provenivano indistintamente da tutti gli spettatori. Uno dei tanti effetti magici del Divin Codino. Sul palco del Festival dello Sport di Trento Roberto Baggio ha ripercorso le tappe della sua carriera sportiva e della sua vita, sollecitato dalle domande del direttore de La Gazzetta dello Sport Andrea Monti.
Restio alle apparizioni in pubblico, la sua timidezza si nota immediatamente alla prima ovazione del pubblico. «Datemi un bicchiere d’acqua», dice subito non appena inizia ad essere acclamato il suo nome. La domanda viene così spontanea. «Se l’umiltà mi ha danneggiato nel corso della mia carriera? Non credo. Anzi. Mi ha aiutato a non avere mai paura delle cadute e delle sconfitte che purtroppo la vita regala a tutti».
E di ostacoli Roberto Baggio ne ha incontrati molti. Nei suoi trent’anni da calciatore ha subito sette interventi chirurgici alle ginocchia, cadendo e rialzandosi sempre con la forza d’anima che lo caratterizza. «Il buddhismo mi ha aiutato molto a superare tutte le difficoltà — spiega – Prima di incontrare questa religione tendevo sempre a considerarmi una vittima. Poi ho capito che tutto dipendeva da me e che proveniva da ciò che avevo dentro». Baggio è riuscito a farsi amare in ogni angolo d’Italia anche perché oltre a indossare la maglia di grandi club come Juve, Milan e Inter, è stato anche un leader indiscusso di Fiorentina, Bologna e Brescia, dove ha chiuso la sua carriera nel 2004. Ma i suoi primi calci al pallone sono stati nella squadra di paese, Caldogno, per poi esordire tra i professionisti nelle fila del Lanerossi Vicen
Sogni d’infanzia
I miei genitori hanno provato a farmi fare il ciclista. Giocavo a calcio con la pallina da tennis con i miei fratelli
za. «I miei genitori hanno provato a farmi fare il ciclista ma gli è andata male — scherza, rievocando poi alcuni momenti della sua giovinezza — Ricordo che giocavo a calcio con la pallina da tennis con i miei fratelli den
tro casa oppure passavamo tante ore a giocare sull’asfalto».
Dalla strada è passato poi a giocare negli stadi più caldi d’Italia, raccogliendo sempre l’affetto dei tifosi. Fino a disputare la «partita che ho sempre sognato: Italia-Brasile in una finale della coppa del mondo», confessa. Ma come è noto in quell’edizione del campionato mondiale di calcio — Usa 1994 — Roberto Baggio fu uno dei tre azzurri a sbagliare il calcio di rigore nella partita conclusiva del torneo, persa contro il Brasile. «Per me resta ancora una grande delusione — dice con schiettezza — Credo di non aver mai sbagliato un calcio di rigore mandando il pallone sopra la traversa. Se avessi la bacchetta magica cancellerei quel momento. Ancora oggi, quando mi metto a letto, delle volte mi ritorna in mente. È stato il sogno che ho avuto da piccolissimo, ma l’unica cosa che non avevo sognato è stata questa qui».
Subito dopo parte un lunghissimo applauso che gli ricorda le 205 reti realizzate in serie A, i 25 gol messi a segno con la maglia azzurra, il pallone d’oro e il Fifa world player. In conclusione, sul palco del Teatro sociale sono saliti anche Javier Zanetti e tre suoi compagni di viaggio, Antonio Rondon (al Vicenza), Fabrizio Ferron (all’Inter) e Antonio Filippini (al Brescia). «La vera grandezza di Baggio è la sua persona», ha detto Zanetti. E in teatro scattano altri applausi a scena aperta. L’epilogo di un pomeriggio che ha riunito centinata e centinaia di appassionati.
Usa 1994
Se avessi la bacchetta magica cancellerei quel momento. Ancora oggi, quando mi metto a letto, mi ritorna in mente