Corriere del Trentino

La morte di Michela e la maxi perizia

- A. D.

Una maxi perizia svelerà se la morte di Michela Ramponi, travolta dal fango di Vaia a Dimaro, si poteva evitare: il gip di Trento ha fissato l’udienza per l’incidente probatorio.

Era possibile evitare la morte di Michela Ramponi, travolta nella sua casa di Dimaro dai detriti del rio Riotan esondato per l’uragano Vaia? È a questa domanda che è chiamato a rispondere il perito torinese Andrea Gianasso, nominato dal giudice per le indagini preliminar­i Marco La Ganga. La richiesta di incidente probatorio avanzata dal procurator­e Carmine Russo è stata dunque accolta e la maxi perizia avrà lo scopo di mettere in luce proprio se quella morte si poteva evitare costruendo un sistema di opere di contenimen­to e protezione idraulica a difesa dell’abitato di Dimaro, uno dei più colpiti dalla tempesta Vaia che alla fine di ottobre di un anno fa devastò il Trentino. Bisognerà dunque dimostrare se queste ipotetiche barriere e dighe avrebbero potuto contenere l’esondazion­e del rio a seguito dell’evento atmosferic­o, di portata assolutame­nte eccezional­e, verificato­si a fine ottobre di un anno fa. Nel disastro aveva perso appunto la vita Michela Ramponi, una donna di 45 anni che morì davanti agli occhi del marito, che aveva cercato invano di salvarla e della figlia. Troppo violento era stato l’impatto con il fiume di detriti e fango che la aveva trascinata via.

Nei guai, per questo fatto, erano finite quattro persone, iscritte dal pm sul registro degli indagati: il sindaco di Dimaro Andrea Lazzaroni, il dirigente provincial­e del Servizio Bacini Montani Roberto Coali, l’ex capo della Protezione civile trentina Stefano Devigili e l’ingegnere Silvia Franceschi. Le ipotesi di reato formulate erano , a vario titolo, di omicidio colposo e disastro colposo. L’udienza per discutere l’incidente probatorio è stata fissata il prossimo 28 ottobre.

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