Corriere del Trentino

La Sardegna, la Juve, la gita I ricordi dell’amico: era puro

Cereser, responsabi­le alla Volksbank: stimato da tutti

- A. D.

Non sarà facile tornare in ufficio e vedere la sua scrivania vuota per i dipendenti della Volksbank di Bolzano. Non sarà facile soprattutt­o per Andrea Cereser, responsabi­le di Matteo nella banca altoatesin­a. Ma per Andrea Matteo era di più, era un amico. «Matteo — racconta commosso — non era solo un collega, eravamo amici. Certo durante le giornate di lavoro al massimo ci si mangiava un panino a pranzo, ma qualche serata insieme la abbiamo trascorsa. Come il pranzo che abbiamo fatto pochi giorni fa insieme ad altri colleghi a Valeggio sul Mincio. Dopo un periodo nella rete commercial­e da più di 10 anni lavorava con noi ed era responsabi­le del servizio pagamenti: gestiva 25-30 persone di cui 15 a Bolzano e 10 a Marostica, per cui un giorno alla settimana si recava là».

Una vita quindi da pendolare: da Trento a Bolzano e poi ancora in Veneto. «Sì, a volte magari gli pesava un pochino ma aveva una grande passione per il suo lavoro e alla fine lo faceva volentieri. Per spostarsi usava la macchina, certo, ma per i viaggi c’era la moto. Proprio nei giorni scorsi si parlava del fatto che era tempo di mettere via le due ruote — alza gli occhi al cielo Cereser — che ormai la stagione fredda era alle porte. E invece venerdì era in ferie: avrà visto la bella giornata e avrà approfitta­to» afferma triste, quasi maledicend­o dentro sé il sole che splendeva venerdì: qualche nuvola, un po’ di pioggia e forse il suo amico — sembra pensare — sarebbe ancora qui.

«Una tremenda fatalità — continua — e Matteo non c’è più: sul lavoro era una persona schietta, diretta, così diretta che spiazzava a volte i suoi interlocut­ori. Era riservato e la schiettezz­a era il suo modo per gestire questa sorta di introversi­one». Che nulla però aveva a che vedere con la timidezza: «Sempliceme­nte Matteo era selettivo: aveva magari 100 colleghi ma solo alcuni amici e anche i social, compresi quelli profession­ali, tendeva a evitarli: diceva che non ne capiva l’utilità».

Una laurea in economia a Trento con il massimo dei voti e la lode, Matteo era un uomo determinat­o, un profession­ista stimato, di più, ben voluto, proprio per la trasparenz­a della sua persona. «Era un puro mi verrebbe da dire». Una qualità rara, nella società di oggi. E forse proprio per questo suo carattere, limpido, profondo e tenace meta frequente dei suoi viaggi era una terra che gli somigliava, la Sardegna: «La adorava — continua — la conosceva come le sue tasche».

La passione

L’auto la usava per spostarsi, le due ruote per viaggiare

Era selettivo e schietto

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