Biloslavo: cerco il dialogo quindi tornerò in città
«Un precedente pericoloso», per Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia). «Censura rossa», ha fatto eco Ignazio La Russa. Note a cui s’è aggiunta quella dell’assessore all’università, Mirko Bisesti: «Mi vergogno profondamente». Oggetto: la conferenza saltata del giornalista Fausto Biloslavo che assicura: «Tornerò».
TRENTO Attorno al caso è divampata la polemica. Le contestazioni del comitato universitario Refresh in merito alla partecipazione di Fausto Biloslavo — reporter di guerra, collaboratore de Il Giornale, in passato militante del Fronte della Gioventù — hanno portato l’università alla cancellazione della conferenza sulle implicazioni umanitarie del conflitto in Libia. Una decisione legata alla mancanza di moduli sulla sicurezza e, soprattutto, alle tensioni (due membri dell’Udu, l’associazione curatrice dell’evento soon stati minacciati). Un dietrofront che ha attirato l’attenzione delle cronache nazionali, in solidarietà a Biloslavo si sono fatti sentire. «Parlano tanto di libertà ma la negano a chi non la pensa come loro. Un precedente pericoloso», ha detto Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia). «La censura rossa si abbatte su Fausto Biloslavo che paga anche per la sua visione critica sulle Ong», ha fatto eco Ignazio La Russa. Note a cui s’è aggiunta quella dell’assessore all’università, Mirko Bisesti: «Mi vergogno profondamente di fronte a quanto è successo». Una vicenda su cui il protagonista riflette con amarezza.
«La mia esperienza in Libia è iniziata con la fine del regime di Gheddafi — ricorda Biloslavo — In otto anni ho assistito ai suoi momenti topici, come la rivolta del 2011, conosciuta anche come “primavera araba” poi diventata un “sanguinoso inverno”. Ho intervistato Gheddafi pochi mesi prima che fosse ucciso. Ho seguito la liberazione di Sirte dallo Stato Islamico. Mi sono più recentemente occupato della “crisi dei migranti”, visitando i lager dove questi vengono detenuti. Letteralmente un girone dell’inferno. La mia ultima visita è stata ad aprile, quando il generale Haftar ha attaccato il governo di alSerr j. Ho reperito in questa occasione le immagini di un campo migranti, chiuso tra i due fuochi, e — se mi fosse stato concesso — avrei mostrato a Trento alcune di queste, che trasmettono persino gli odori del sangue, del piscio e della morte».
Fra le contestazioni rivolte al giornalista c’è anche la collaborazione con la casa editrice Altaforte vicina a Casapound. «Non ho mai propriamente collaborato con la casa editrice, cosa che comunque non sarebbe reato — risponde — Sicuramente azioni e retorica come quelle di CasaPound e del Cur - il collettivo che ha impedito il mio arrivo in Università poiché bollato “fascista” - non sono sane, ma vanno espresse in maniera civile, senza diktat e senza costringere un’istituzione universitaria a trovare un cavillo per annullare un’occasione di dialogo, quale era la conferenza».
Ciò detto, Biloslavo è pronto a tornare a Trento. «Certamente — dice — Sono contento che il rettore Paolo Collini mi abbia proposto di tornare perché non ci si deve piegare alla logica secondo cui non si può esprimere la propria opinione a prescindere. Aggiungo che per me è importante tenere l’evento proprio a Sociologia, e che sia garantita la massima partecipazione. Chi non è d’accordo, che venga ad ascoltare».
Meloni
Parlano di libertà ma poi la negano Pericoloso
La Russa Fausto paga la visione critica sulle Ong. È censura