Trasloco Cibio, primo passo verso Rovereto
Il dipartimento chiede di analizzare il trasloco a Manifattura: spazi e progetto scientifico al vaglio Collini: «Entro fine anno la decisione. Ora formuleremo precisi quesiti a Trentino Sviluppo»
Il consiglio di dipartimento del Cibio ha chiesto uno studio di fattibilità sul prospettato trasferimento del centro a Manifattura. «Decisione entro la fine dell’anno» ha spiegato il rettore dell’ateneo Paolo Collini.
TRENTO Alla fine il consiglio di dipartimento del Cibio, il Centro di biologia integrata, s’è espresso formalmente sull’ipotesi trasferimento a Rovereto, negli spazi di Manifattura. Il centro ha infatti chiesto uno studio di fattibilità, ovvero un’analisi tecnica sugli spazi disponibili che dovranno conciliarsi con le esigenze sia scientifiche (quindi dei laboratori) sia didattiche (perché il trasloco include i corsi di laurea afferenti al Cibio). «Ora speriamo di avere tutti gli elementi per arrivare a una decisione entro la fine dell’anno», riflette il rettore Paolo Collini che assicura un approccio «laico» sul tema.
La voce del centro era considerata condizione necessaria per la prosecuzione del dibattito. Da mesi in cima alle priorità del Cibio c’è infatti la risoluzione del problema degli spazi ristretti, un vulnus non più demandabile a futura memoria. Di qui la riflessione sulle possibili alternative: dagli spazi attuali di Povo a Piedicastello (soluzione spinta dal Comune) oppure a Rovereto (soluzione spinta dall’assessore alla ricerca, Achille Spinelli).
Qui, al Polo Manifattura, sorgerà il Polo delle Neuroscienze
dove si trasferiranno tutte le cinque diverse sedi del Centro mente e cervello (Cimec) e dove già si trovano il centro Centro Microsoft di biologia computazionale (Cosbi) e il Centro di Ricerca Sport Montagna e Salute (Cerism). Strutture che, con diverse angolature, indagano le scienze della vita. Un’affinità che ha più volte spinto il direttore del Cibio, Alessandro Quattrone, a propendere per la migrazione nella Città della Quercia.
Ora il tema è stato affrontato in consiglio di dipartimento. Risultato: l’assemblea del Cibio
ha chiesto di incaricare un tecnico per analizzare la soluzione che pare percorribile: Rovereto. «C’è una grossa discussione in corso e in questa fase si è deciso di andare avanti e fare degli approfondimenti — spiega il rettore Collini — È necessario fare un’attenta valutazione tecnica, con degli esperti, sui tempi e gli spazi».
Tempi, per l’appunto. Che nel caso del Cibio devono essere rapidi: la struttura in via Sommarive, a Povo, è ormai stretta alle quasi 700 persone legate al centro (300 fra ricercatori e addetti al Cibio, e 400 studenti del corso di laurea).
Tramonta, anche per questo, la soluzione Piedicastello. «Che non è preferibile rispetto a Rovereto: se lo spostamento è necessario meglio adottare una soluzione più immediata». Da Povo alla città ci sarebbe comunque un trasloco, con la differenza che i tempi di costruzione nel capoluogo sono nell’ordine del decennio. «Mentre a Manifattura idealmente si parla di 2-3 anni», spiega ancora il rettore.
Ora l’ateneo formulerà una serie di quesiti alla proprietà di Manifattura, ovvero Trentino Sviluppo. «Di pari passo andrà fatto anche un progetto scientifico, quindi un’analisi dei pro e dei contro per capire le ricadute e il valore dello spostamento a Rovereto rispetto all’attuale collocazione a Povo».
La scelta finale, rimarca Collini, dovrà essere sostenuta da diverse motivazioni. «Verso la fine dell’anno ci auguriamo di avere un quadro certo per poi prendere una decisione». Ancora una volta la parola del dipartimento sarà precondizione per la scelta finale che spetta al Senato accademico e al consiglio di amministrazione.