Industria ok, ma ci sono delle criticità
L’indagine della Cgil su 108 aziende: più occupati (+1,5%), meno cassa integrazione
Il 2018 si conferma un anno positivo per l’industria trentina: crescono tutti gli indicatori di redditività, compresi utile e fatturato (+3,8%) rispetto al 2017. L’incremento, però, rispetto all’anno precedente è dimezzato.
TRENTO Dopo un 2017 «straordinario», il 2018 si conferma un anno positivo per le industrie trentine: l’indagine sui bilanci condotta dalla Cgil su 108 aziende del secondario evidenzia infatti una crescita di tutti gli indicatori di redditività, compresi fatturato (+3,8%) e utile (+4,8%). L’incremento, però, è praticamente dimezzato rispetto all’anno precedente: «Per questo esortiamo la giunta provinciale, considerato anche che il 2019 non è un anno semplice, a stanziare nella prossima manovra economica risorse adeguate per sostenere la crescita e l’innovazione» dichiara il segretario generale Franco Ianeselli.
«Il nocciolo duro dell’industria trentina rientra a pieno titolo fra le eccellenze del manifatturiero nazionale» evidenzia Franco Ischia, che da vent’anni cura l’indagine del sindacato di via dei Muredei. Da Metalsistem a Marangoni meccanica, da Diatecx a Melinda, la ricerca ha analizzato i dati del bilancio relativi a 47 società metalmeccaniche, 17 chimiche, 7 tessili, 16 del settore alimentare, 11 del cartario poligrafico, 4 delle costruzioni e 6 gruppi o aziende di settori diversi (i gruppi industriali con presenze fuori dal territorio non sono stati considerati). Nel complesso queste 108 imprese presentano un fatturato di 5,5 miliardi di euro e impiegano circa 16.500 dipendenti.
Il fatturato del 2018 è cresciuto del 3,8% rispetto all’anno precedente, quando, però aveva fatto segnare un incremento dell’ 8,7%. La crescita ha interessato tutti i settori, tranne l’alimentare dove si è registrata una contrazione del 2,9% derivante dagli effetti delle gelate del 2017. Nonostante il campione poco significativo, il comparto delle costruzioni ha fatto registrare un incremento di quasi il 20%.
L’utile complessivo raggiunge i 261 milioni di euro, pari al 4,8% del fatturato (sono in attivo tutti i settori), mentre il tasso di profitto è stato dell’ 11,3%. «Il nostro campione di aziende presenta inoltre una capitalizzazione molto significativa attorno ai 2 miliardi, circa il 40% del fatturato — spiega Ischia — le imprese possono quindi reggere momenti di difficoltà».
Fra gli altri indicatori, la percentuale degli oneri finanziari, complessivamente contenuti (0,5% del fatturato); il margine operativo lordo pari al 5,7% del fatturato (leggermente calato rispetto al 6,4% del 2017); il costo del lavoro che assorbe il 12,4% del fatturato, pur con differenze significative fra i settori: nel chimico incide per il 20,4% nell’alimentare per il 9,5%.
Positivo è anche il dato sull’occupazione: le aziende considerate hanno incrementato i propri lavoratori dell’1,5% (da 16.056 a 16.297). Crollata la cassa integrazione straordinaria: le ore autorizzate nell’industria sono state 160.000 rispetto a 1,3 milioni del 2017 e 1,32 nel 2016.
«A fronte di questi risultati positivi non abbiamo sperimentato l’avanzamento sul lato delle retribuzioni e delle condizioni di lavoro che ci saremmo aspettati — commenta Ianeselli — il 2019 ci sta confermando che le aziende che hanno finito la cassa integrazione hanno aumentato l’occupazione temporanea e stanno reagendo al rallentamento con mancate conferme sul piano occupazionale». Secondo il segretario «la formazione e il coinvolgimento forte dei lavoratori nelle scelte aziendali sono fondamentali»: «Un buon punto di partenza condiviso per il confronto sulla nuova legge di bilancio provinciale può essere la Carta di Rovereto sulla ricerca — aggiunge — bene creare le liste per l’impiego degli stagionali nella raccolta della frutta, ma questa non è una prospettiva di sviluppo».