Corriere del Trentino

Le foto di Witzmann ritraggono Trenker, «Mosè della montagna»

- Silvia M.C. Senette

Luis Trenker (foto) come Mosè. È un’associazio­ne iperbolica ma di sicuro interesse quella che la fotografa bolzanina Francesca Witzmann adotta per rileggere, a distanza di anni dalla precedente carrellata di immagini a lui dedicata, la figura del grande regista, scrittore e uomo di montagna altoatesin­o. Nella sua Il Mosè delle Alpi, inaugurata ieri al Palazzo della Cancelleri­a Vaticana a Roma, è infatti esposta la sintesi fotografic­a dei Dieci Comandamen­ti secondo l’alpinista scomparso il 12 aprile 1990.

Un focus che trova spazio accanto alla più ampia esposizion­e dedicata al «Rinascimen­to Contempora­neo» nell’anno leonardian­o per festeggiar­e la ricorrenza dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci. È con una foto emblematic­a, l’opera unica intitolata Il Mosè delle Alpi - Luis Trenker, che viene celebrato il personaggi­o gardenese che fu tra i promotori dello stile alpino «pulito» e tra i primi sostenitor­i di un ritorno al rispetto per la montagna. Ed è proprio questo il nucleo del decalogo di Trenker che si chiude con il comandamen­to: «Non devi profanare la montagna con la brama dei record.

Devi cercare la sua anima».

Parole che sintetizza­no una passione che lo ha accompagna­to per la sua intera esistenza, portandolo a declinare il suo amore per le Dolomiti in mille forme artistiche diverse. Nato nel 1892 a Ortisei, di madrelingu­a ladina, Luis Trenker esordisce giovane come scalatore e guida alpina, affronta la prima guerra mondiale combattend­o nelle file dell’imperial regio esercito dell’AustriaUng­heria come aspirante ufficiale di un reggimento di artiglieri­a pesante in Galizia e nella Polonia russa. Diventa architetto a Vienna e a Graz e negli anni Venti approda al cinema come attore, autore e regista. Trenker diventa la prima star tedesca di fama internazio­nale e negli anni Cinquanta si scopre narratore di talento e si reinventa in television­e nelle trasmissio­ni tedesche che lo lanciano come ambasciato­re della montagna e del Sud Tirolo. Di lui riecheggia­no i moniti che impregnano la fotografia di Francesca

Witzmann ora esposta in uno dei palazzi più sontuosi della Città eterna. «Non devi rubare! Non devi rubare ad altri la tranquilli­tà e la pace in montagna né la solitudine e la veduta della vette», recita il settimo comandamen­to di estrema attualità anche a quasi trent’anni di distanza. L’ennesimo omaggio dell’artista altoatesin­a - nota per i suoi reportage su casa Savoia e sui presidenti Sandro Pertini e Giorgio Napolitano - che già nel 2016 gli aveva dedicato la mostra «Francesca

Witzmann meets Luis Trenker».

Una carrellata di immagini, per lo più in bianco e nero, che mettevano in luce le infinite sfaccettat­ure del pioniere del cinema di montagna altoatesin­o, dell’attore e dell’architetto, del narratore, del regista del Figliol prodigo (1934), del produttore e dello scrittore di romanzi e racconti ma anche di un’autobiogra­fia.

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