Corriere del Trentino

Pagamenti con i Pos, vince la cautela

I vincoli posti dai commercian­ti. Ma in cinque anni Pos raddoppiat­i

- Alberto Mapelli

Bancomat al posto del contante? «Sulla carta è un’operazione utile, ma il problema sono le commission­i. Vanno azzerate». Sono perplessi i commercian­ti trentini sulla manovra economica del governo sull’utilizzo del bancomat. «Obbligare non è la via giusta», spiegano. Ma in cinque anni i Pos sono raddoppiat­i.

La manovra economica TRENTO per l’anno prossimo è in lavorazion­e a Roma e una delle possibili misure più discusse è quella di obbligare i commercian­ti ad accettare pagamenti elettronic­i, indipenden­temente dall’importo. L’obiettivo è quello di far emergere almeno una parte del sommerso e ridurre così l’evasione fiscale. Un’operazione sulla carta utile, ma che porta con sé delle problemati­che per i commercian­ti stessi. Soprattutt­o per categorie come gli edicolanti e i tabaccai, il cui guadagno sull’importo totale incassato è marginale.

«Se ci obbligasse­ro ad accettare pagamenti elettronic­i anche per determinat­i servizi che forniamo ai nostri clienti rischierem­mo di rimetterci dei soldi», racconta Giampaolo Pesce, proprietar­io della tabaccheri­a 45 in via delle Orfane. Il rischio è che le commission­i diventino più alte della percentual­e che si incassano sui servizi forniti. «Ad esempio, io non accetto pagamenti con carta per le ricariche telefonich­e proprio per questo motivo», spiega il tabaccaio. Pesce paga lo 0,8% di commission­e sull’importo totale di ogni operazione, a cui si aggiunge uno «scatto alla risposta» visto che è in possesso del Pos più «vecchio» che si collega alla linea telefonica. Su una ricarica di 10 euro, per esempio, Pesce incassa l’1,5% dell’importo della ricarica, quindi circa 15 centesimi. «Ritengo sbagliato che la commission­e sia calcolata sull’intero importo, perché davvero rischierei di dovermi mettere le mani in tasca sommando le varie commission­i. Senza contare il canone mensile per noleggiare la macchinett­a, che nel mio caso si ferma a 11 euro perché ho il dispositiv­o che si connette ancora alla linea telefonica. Ho valutato di passare a quello wireless, ma per la quantità di operazioni che faccio non mi conviene pagare 22 euro al mese, il doppio».

Ma la posizione di Pesce è totalmente negativa sulla misura? «Assolutame­nte no. Nel caso ci si ripensasse tutto il sistema delle commission­i non vedo quale sia il problema, anzi. Mi toglierebb­e tanto contante dalla cassa, con tutti i rischi che ne conseguono». Una posizione condivisa anche da Mauro, proprietar­io di un’edicola nella zona di Santa Maria Maggiore. «Se qualcuno vuole pagare con la carta le sigarette gli chiedo la cortesia di acquistarn­e almeno due, in modo da assorbire la spesa. Però non penso che questa sia la via giusta per ridurre l’evasione fiscale, le grandi cifre non si recuperano complicand­o la vita ai piccoli commercian­ti». A dubitare dell’effettiva utilità di queste misure nel ridurre il «nero» c’è anche Francesca, proprietar­ia di una fioreria storica di Trenconfin­e to. «Non credo che obbligare i negozianti sia la giusta via, così come non capisco l’utilità di abbassare il tetto dei pagamenti in contanti da 3.000 a 1.000 euro. Se c’è la volontà di evadere si evade ugualmente, deve cambiare la cultura delle persone. Io so che pagando le tasse questi soldi mi torneranno sotto forma di

servizi ».

La rivoluzion­e sarebbe anche a livello di abitudini per gli abitanti della provincia di Trento. Pierluigi Ruggiero, direttore della filiale regionale di Banca d’Italia, sostiene che «in Trentino si è ancora portati ad effettuare pagamenti con i contanti. Anche a causa della vicinanza con il e la massiccia presenza di turisti, due fattori che spingono per i pagamenti cash. Dove c’è contante, però, il rischio di evasione aumenta».

Alcuni dati indicano una transizion­e verso altre tipologie di pagamento sta avvenendo negli ultimi cinque anni. Secondo un rapporto della Banca d’Italia dedicato alle economie delle province autonome di Trento e Bolzano, tra il 2013 e il 2018, il numero delle transazion­i è cresciuto del 57,2% in Trentino. Un trend superiore rispetto a quello medio del territorio nazionale, che si attesta al 41,5%. Un aumento dovuto sia alla crescita del numero di carte di pagamento in circolazio­ne (+ 6,5% in provincia di Trento), sia alla diffusione delle infrastrut­ture di accettazio­ne delle carte di pagamento. Negli ultimi cinque anni, infatti, il numero di Pos presenti nei negozi trentini è praticamen­te raddoppiat­o, visto che da uno ogni 28 abitanti si è passati ad uno ogni 13.

Pesce

La misura può essere giusta, ma per noi i costi aumentano

La fioraia Sono critica: il vero problema è la cultura delle persone

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(Foto Pretto) La proposta Una negoziante sta per passare il bancomat di un cliente nell’apposita macchinett­a: il governo Conte spinge per trasferire dal cartaceo all’elettronic­o tutte le transazion­i per far emergere l’evasione fiscale. I commercian­ti chiedono però la sterilizza­zione dei costi delle commission­i
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Bankitalia Pierluigi Ruggiero
 ??  ?? Al bar Una barista al lavoro
Al bar Una barista al lavoro

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