Pagamenti con i Pos, vince la cautela
I vincoli posti dai commercianti. Ma in cinque anni Pos raddoppiati
Bancomat al posto del contante? «Sulla carta è un’operazione utile, ma il problema sono le commissioni. Vanno azzerate». Sono perplessi i commercianti trentini sulla manovra economica del governo sull’utilizzo del bancomat. «Obbligare non è la via giusta», spiegano. Ma in cinque anni i Pos sono raddoppiati.
La manovra economica TRENTO per l’anno prossimo è in lavorazione a Roma e una delle possibili misure più discusse è quella di obbligare i commercianti ad accettare pagamenti elettronici, indipendentemente dall’importo. L’obiettivo è quello di far emergere almeno una parte del sommerso e ridurre così l’evasione fiscale. Un’operazione sulla carta utile, ma che porta con sé delle problematiche per i commercianti stessi. Soprattutto per categorie come gli edicolanti e i tabaccai, il cui guadagno sull’importo totale incassato è marginale.
«Se ci obbligassero ad accettare pagamenti elettronici anche per determinati servizi che forniamo ai nostri clienti rischieremmo di rimetterci dei soldi», racconta Giampaolo Pesce, proprietario della tabaccheria 45 in via delle Orfane. Il rischio è che le commissioni diventino più alte della percentuale che si incassano sui servizi forniti. «Ad esempio, io non accetto pagamenti con carta per le ricariche telefoniche proprio per questo motivo», spiega il tabaccaio. Pesce paga lo 0,8% di commissione sull’importo totale di ogni operazione, a cui si aggiunge uno «scatto alla risposta» visto che è in possesso del Pos più «vecchio» che si collega alla linea telefonica. Su una ricarica di 10 euro, per esempio, Pesce incassa l’1,5% dell’importo della ricarica, quindi circa 15 centesimi. «Ritengo sbagliato che la commissione sia calcolata sull’intero importo, perché davvero rischierei di dovermi mettere le mani in tasca sommando le varie commissioni. Senza contare il canone mensile per noleggiare la macchinetta, che nel mio caso si ferma a 11 euro perché ho il dispositivo che si connette ancora alla linea telefonica. Ho valutato di passare a quello wireless, ma per la quantità di operazioni che faccio non mi conviene pagare 22 euro al mese, il doppio».
Ma la posizione di Pesce è totalmente negativa sulla misura? «Assolutamente no. Nel caso ci si ripensasse tutto il sistema delle commissioni non vedo quale sia il problema, anzi. Mi toglierebbe tanto contante dalla cassa, con tutti i rischi che ne conseguono». Una posizione condivisa anche da Mauro, proprietario di un’edicola nella zona di Santa Maria Maggiore. «Se qualcuno vuole pagare con la carta le sigarette gli chiedo la cortesia di acquistarne almeno due, in modo da assorbire la spesa. Però non penso che questa sia la via giusta per ridurre l’evasione fiscale, le grandi cifre non si recuperano complicando la vita ai piccoli commercianti». A dubitare dell’effettiva utilità di queste misure nel ridurre il «nero» c’è anche Francesca, proprietaria di una fioreria storica di Trenconfine to. «Non credo che obbligare i negozianti sia la giusta via, così come non capisco l’utilità di abbassare il tetto dei pagamenti in contanti da 3.000 a 1.000 euro. Se c’è la volontà di evadere si evade ugualmente, deve cambiare la cultura delle persone. Io so che pagando le tasse questi soldi mi torneranno sotto forma di
servizi ».
La rivoluzione sarebbe anche a livello di abitudini per gli abitanti della provincia di Trento. Pierluigi Ruggiero, direttore della filiale regionale di Banca d’Italia, sostiene che «in Trentino si è ancora portati ad effettuare pagamenti con i contanti. Anche a causa della vicinanza con il e la massiccia presenza di turisti, due fattori che spingono per i pagamenti cash. Dove c’è contante, però, il rischio di evasione aumenta».
Alcuni dati indicano una transizione verso altre tipologie di pagamento sta avvenendo negli ultimi cinque anni. Secondo un rapporto della Banca d’Italia dedicato alle economie delle province autonome di Trento e Bolzano, tra il 2013 e il 2018, il numero delle transazioni è cresciuto del 57,2% in Trentino. Un trend superiore rispetto a quello medio del territorio nazionale, che si attesta al 41,5%. Un aumento dovuto sia alla crescita del numero di carte di pagamento in circolazione (+ 6,5% in provincia di Trento), sia alla diffusione delle infrastrutture di accettazione delle carte di pagamento. Negli ultimi cinque anni, infatti, il numero di Pos presenti nei negozi trentini è praticamente raddoppiato, visto che da uno ogni 28 abitanti si è passati ad uno ogni 13.
Pesce
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