Cultura, una scuola di formazione
I saggi hanno evidenziato le pecche. L’obiettivo: creare opportunità lavorative per i giovani
Il documento, presentato ieri al termine del lavoro del Forum della cultura, indica le criticità del Trentino da correggere. Fra le pecche: «Frammentazione; numero esiguo di azioni e obiettivi di sistema; limitata presenza di partenariati ampi e diffusi e di advisory board; numero ridotto di qualificate direzioni artistiche; scarso grado di coinvolgimento attivo dei giovani nelle professioni artistiche; blocco generazionale; invecchiamento del management». Di qui l’imperativo: cambiare.
Il prossimo 22 novembre
TRENTO tutti gli operatori si confronteranno, insieme, sulle indicazioni espresse in modo schietto dal Forum della cultura, che ieri ha chiuso il suo lavoro a Castel Belasi presentando il documento finale. Da qui si innesteranno le linee guida per le politiche culturali della Provincia. «Insieme possiamo creare una nuova idea di cultura come sistema, aperta ai giovani e a nuove professionalità», fa sintesi l’assessore Mirko Bisesti annunciando le ambizioni degli Stati generali della cultura. L’intento è avviare «un percorso partecipato» che apra una stagione di rinnovamento. Obiettivo: correggere le diverse criticità che il Forum ha elencato nel dettaglio. A cominciare dalla necessità di «creare professionalità creative», affrontare «l’invecchiamento del management», superare «la frammentazione» e «integrare cultura, ricerca ed economia».
Coordinati da Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore, il gruppo di esperti nominati da Bisesti per fare una ricognizione delle opportunità della cultura del Trentino ha ricostruito la geografia composita dell’offerta radicata sul territorio, che comprende: musei (che ogni anno attirano 1,6 milioni di visitatori), sistema bibliotecario (che ha in dote 3,7 milioni di volumi), sistema formativo musicale (con 8.000 studenti), siti archeologici, sistema dello spettacolo, coordinamento teatrale. E tutta la fitta rete di associazioni e di volontari.
«Un’ampia varietà di eventi e iniziative, molte di sicura qualità» scrivono gli esperti del Forum nelle premesse. Ciò che serve, però, a detta del Forum è «un cambio di paradigma». «Le considerazioni svolte — recita ancora il documento finale presentato ieri a Castel Belasi — hanno evidenziato trattarsi di iniziative spesso frammentate, senza un vero coordinamento e a volte autoreferenziali, deboli nella capacità di proporsi fuori dai confini provinciali».
Touché.
Il documento fa un elenco puntuale (e senza sconti) delle criticità: «Frammentazione; numero esiguo di azioni e obiettivi di sistema; limitata presenza di partenariati ampi e diffusi e di advisory board; numero ridotto di qualificate direzioni artistiche; scarso grado di coinvolgimento attivo dei giovani nelle professioni artistiche; blocco generazionale; invecchiamento del management; promozione centrata pressoché esclusivamente sui grandi eventi; comunicazione poco efficace e innovativa; separazione ancora troppo forte fra cultura alta e cultura bassa; scarsa attenzione alla presenza trasversale e tangibile della cultura; ridotta integrazione con il settore ricerca ed economia».
In generale, scrivono gli esperti, «si tratta di abbracciare l’idea che i decenni di investimenti pubblici nel settore culturale nelle sue diverse espressioni hanno reso oggi necessario incrementare processi di innovazione». Non solo: «La scarsa produzione locale di contenuti deve essere corretta in direzione della nascita e insediamento di industrie culturali e creative, anche favorendo con apposite misure startup e nuove agenzie». Per coordinare meglio gli interventi, il Forum suggerisce di «riservare un più forte ruolo dell’assessorato all’istruzione, università e cultura».
Ma verso quali obiettivi dovrebbe muoversi la mano pubblica? Seguendo «l’idea della cultura trentina come sistema, ovvero intreccio di sistemi, da quello provinciale ai sistemi locali, nazionali, internazionali; una rinnovata azione nei confronti dei giovani così che si possa progettare con i giovani, non solo per i giovani; l’apertura del sistema culturale trentino a soggetti e professionalità oggi esclusi». E su questo aspetto l’assessore Mirko Bisesti raccoglie l’assist del Forum che suggerisce «una formazione per le professioni della cultura». «Si può pensare a creare opportunità per le giovani generazioni, attraverso collaborazioni con Tsm-Trentino School of Management e università», spiega l’assessore. Nel documento presentato ieri si prefigura persino l’ipotesi di un centro di eccellenza per la specializzazione artistica «che si occupi in maniera selezionata della comunicazione per l’arte, della gestione e della direzione artistica per teatri di prosa, teatri lirici, per gli stessi musei, ovvero anche di attività legate alla valorizzazione degli artisti quali gli agenti musicali o alla formazione di professionisti inerenti alla produzione musicale in generale». Insomma: una «scuola di formazione delle professioni artistiche».
Bisesti
Insieme possiamo creare una nuova idea di cultura
Il 22 novembre faremo gli Stati generali della cultura