ZUCCHERO, «FORME» E OSTERIA
Sulle bustine di zucchero con proverbio ladino («Na bela femena l’à l cul e l piet sot la pievia». Tradotto: una bella donna ha il sedere e il petto sotto la pioggia)hanno un po’ ragione tutti quanti, quelli che le accusano e quelli che le difendono. Ma più ragione di tutti sembra avere l’attore Andrea Castelli che si limita a sostenere la volgarità del proverbio in questione, testimonianza, in un certo senso, dell’odierna povertà linguistica e intellettuale. Contemporaneamente invita a non fare un polverone intorno a una bustina di zucchero, quando davvero sono altri i veri problemi delle donne. E vengono in mente a questo proposito, per esempio, le recentissime drammatiche lettere pubblicate dal «Corriere» di mamme che, all’arrivo del secondo figlio, ma anche soltanto del primo, sono state pesantemente mobbizzate sia dai datori di lavoro sia dai colleghi. Il proverbio ladino è, come dice Castelli il quale, essendo un professionista della parola, ha orecchio più sensibile di altri, lievemente grossolano. Ma, in più, ha anche poco senso in quanto espressione linguistica di una società contadina che oggi non esiste più, neppure nelle più remote valli ladine della regione, da tempo saldamente (e per lo più con soddisfazione) votate al turismo, dove le donne, come la stragrande maggioranza delle donne del mondo, se sono fuori misura cercano di mettersi a dieta, se non altro perché nei negozi le taglie XL sono difficilissime da trovare.
Operazione archeologica, dunque, quella dell’Apt fassana, oltre che di gusto un po’ così. Ciò detto, non c’è che da augurarsi che l’esperimento di marketing territoriale escogitato dall’Agenzia per il turismo assieme alla Famiglia cooperativa a mezzo delle bustine di zucchero si concluda presto. Non perché sia offensivo o sessista o, addirittura, scandaloso, ma soltanto perché un poco avvilente, con un certo sapore di osteria, di bevute, di grasse risate e di pacche sul sedere (delle donne naturalmente). È questo che i valligiani vogliono? È in questo piccolo mondo antico che si rispecchiano, al quale davvero ambiscono, che i vecchi rimpiangono e che i giovani sognano? È questo che dovrebbe attirare il turista? Difficile crederlo. La globalizzazione — odiata o amata — da un pezzo ha reso uguali valligiani e cittadini, i giovani in particolare che in pari misura viaggiano e si muovono in giro per il mondo, in pari misura attirati o non attirati dalle donne prosperose. E sognano le stesse medesime cose, non necessariamente quelle suggerite dalla fatale bustina di zucchero.