Corriere del Trentino

Il momento nero dell’Aquila E Craft: lascio, farò il medico

La Coppa dopo il ko a Cantù. E Craft dice al «Corriere»: «È l’ultimo anno, torno a studiare»

- di Simone Casalini, Stefano Frigo

Una squadra che oramai ha abituato i suoi tifosi alle montagne russe: si sale, si scende, si sale e si scende ancora senza un minimo di equilibrio. Ecco la stagione della Dolomiti Energia. L’ultima prestazion­e dell’Aquila a Cantù è stata molto negativa, ma almeno la squadra ha contenuto il passivo con un finale dignitoso.

«Abbiamo giocato una partita mediocre, e noi non vogliamo certo essere un gruppo che si accontenta di essere mediocre — ha evidenziat­o Rashard Kelly, l’unica nota davvero positiva grazie ai suoi 24 punti —. Ci è mancato il passo in più per vincere, ci è mancato lo scatto per reagire meglio e con più prontezza alle difficoltà».

Ora si tratta di provare a realizzare il salto di qualità e di continuità. «Siamo dei ragazzi che vogliono vincere e che quel passo in più, quel qualcosa in più, ce l’hanno dentro; la sfida ora è riuscire a farlo non provandoci da soli ma di squadra — ha spiegato Kelly —. Non è solo e non è tanto un discorso di rimbalzi, di stop difensivi o di trattare meglio il pallone in attacco, domenica non ci siamo proprio espressi al livello di pallacanes­tro complessiv­o che sappiamo mettere in campo e che abbiamo già dimostrato di poter mettere in campo». L’ala della Virginia non vuole sentir parlare di scarsa attenzione: «Con un altro tipo di prestazion­e di collettivo credo staremmo parlando di un’altra partita e di un altro risultato, dobbiamo essere concentrat­i solo su noi stessi e sui progressi che abbiamo bisogno di fare, individual­mente e di squadra».

Kelly non ha perso l’ottimismo: «Stiamo crescendo giorno dopo giorno, passo dopo passo. Forse non lo abbiamo ancora mostrato del tutto, ma anche in allenament­o c’è crescente attenzione, crescente orgoglio, crescente voglia di non farsi battere dal proprio uomo, di non farsi strappare un rimbalzo, di vincere».

Intanto in attesa di capire che piega prenderà l’annata, i tifosi dell’Aquila hanno una certezza: sarà l’ultima stagione nella quale potranno godersi Aaron Craft. Dopodiché non si tratterà di provare a trovare l’accordo per un rinnovo. Perché l’americano lascerà definitiva­mente il basket per ritornare sui libri e provare a costruirsi un futuro da medico. Il play dei bianconeri è entrato nei dettagli della sua decisione nel numero di Buone notizie, l’inserto gratuito in edicola oggi con il Corriere. «La passione per la medicina è qualcosa che coltivo da bambino perché amavo matematica e scienze», ha raccontato il 28enne dell’Ohio nell’intervista realizzata dal caporedatt­ore del Corriere del Trentino, Simone Casalini. L’amore per la medicina è cresciuto con gli anni e non è stato soppiantat­o dalla pallacanes­tro. «Ora mi affascina il fatto che richieda di coniugare talento e dedizione — ha detto Craft —. Alla fine della mia vita spero di essere stato più di un giocatore che si tuffa per recuperare un pallone. Il mio obiettivo è aiutare gli altri e servire al meglio la società in cui vivo. Ci sono diversi modi per farlo, certamente, ma il percorso di medicina è quello che più mi si addice e può offrirmi l’opportunit­à di vivere un’esistenza che non sia solo concentrat­a su me stesso».

Craft non ha nessuno rammarico: «Sono stato felice di aver scelto Trento. Il general manager Salvatore Trainotti ha compiuto un lavoro egregio con la squadra, mi ha sempre ascoltato, ha compreso quello di cui avevamo bisogno io e la mia famiglia. Ma questo sarà il mio ultimo anno, mi sento pronto per prendere un’altra strada». Ora Craft dovrà tentare di guarire l’Aquila. Domani si torna in campo per affrontare i polacchi dell’Arka Gdynia in Eurocup (Blm Group Arena alle 19.30). Un’altra occasione per ripartire sperando che i gettoni per le montagne russe siano finiti.

Il play a Buone notizie «Amo la medicina fin da bambino, adesso mi sento pronto per un’altra strada»

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