Dall’ottica all’orticultura: il ruolo della fotonica
Ieri la celebrazione della scienza trasversale. Accorsi: scinde dalla luce gli elementi utili alle piante
TRENTO Una scienza trasversale, che attraversa tanti aspetti della vita di tutti i giorni delle persone comuni, senza che se ne accorgano. Per questo motivo ieri la sezione di Trento dell’Istituto di fotonica e nanotecnologie del Comitato nazionale di ricerca ha dedicato un’intera giornata a questa disciplina. Stiamo parlando della fotonica, la scienza di «maneggiare la luce». Insieme all’Associazione per l’insegnamento della fisica e alla Fondazione Bruno Kessler, l’Ifn ha organizzato una serie di incontri con specialisti di vari settori per raccontare ai cittadini e agli studenti presenti quali sono le applicazioni della fotonica in diversi ambiti della società.
«La fotonica è una scienza multidisciplinare che fa parte della nostra vita di tutti i giorni — racconta Maurizio Ferrari, organizzatore della giornate della fotonica —. La troviamo nell’ottica, nella sanità, nelle trasmissioni di dati, nell’orticoltura». Esempi che aiutano a comprendere il motivo per cui si è organizzata una giornata divulgativa. «L’obiettivo è fare conoscere alle persone
Ferrari La sua funzione è essenziale nella sostenibilità ambientale
un aspetto con cui hanno sempre a che fare, senza saperlo. In questo modo potranno fare un utilizzo più intelligente degli strumenti a disposizione, soprattutto se pensiamo al tema della sostenibilità ambientale».
Uno degli appuntamenti della giornata della fotonica è stato tenuto da Mattia Accorsi, biologo dell’azienda C-led che si occupa di progettazione e produzione di applicazioni elettroniche e soluzioni di illuminazione, sia in ambito domestico che ortofrutticolo. «Grazie alla fotonica siamo in grado di scindere dalla luce solo gli elementi utili alle piante in quel determinato momento per crescere e prosperare, 365 giorni all’anno, in ambienti chiusi e che garantiscono la qualità del prodotto». Il vantaggio è quello di avere prodotti sani, che non necessitano di particolari sostanze. Oltra ad un impatto ambientale ridotto perché «si possono produrre grandi quantità di frutta e verdura in poco spazio e vicino a noi, a chilometro zero».