Immigrati, ecco l’identikit: «Europei e cattolici»
Presentato ieri il dossier di Idos. Cinformi assente
Di religione cristiana, soprattutto europei e in maggioranza donne. È questo l’identikit degli immigrati che vivono in Trentino secondo il dossier statistico pubblicato dal Centro studi e ricerche Idos e dal Centro studi Confronti, presentato ieri.
TRENTO Sono in maggioranza donne, di religione cristiana, soprattutto europei e per nulla in crescita. Anzi, in Trentino il dato sugli stranieri non comunitari regolarmente soggiornanti «a fine 2018 tocca il valore più basso da una decina di anni a questa parte». Questo emerge dal Dossier statistico immigrazione pubblicato dal Centro studi e ricerche Idos e dal Centro studi Confronti presentato ieri a Sociologia. Un dossier che ogni anno viene illustrato in contemporanea in ogni regione italiana, che in passato vedeva la presenza al tavolo dei relatori del Cinformi: «Quest’anno lo presentiamo qui a Sociologia – spiega la professoressa Francesca Decimo – il Cinformi non c’è. Ma questo non è un problema – osserva – il problema maggiore è che le nuove politiche provinciali hanno ridotto l’impegno dell’ente sulla redazione del dossier immigrazione in Trentino».
Polemiche a parte, la docente inquadra la ricerca all’interno di quello che definisce un «annus horribilis»: «Sono stati approvati due decreti Sicurezza che colpiscono i migranti – afferma – e si è continuato a descrivere in modo martellante il fenomeno della migrazione come principale causa di insicurezza». Si è anche gridato all’«invasione», quando i dati dicono il contrario: «Il fenomeno è stabile da alcuni anni – spiega Decimo – sono infatti sei anni che non c’è una significativa espansione. E non cambia nemmeno il profilo: in maggioranza provenienti dall’Europa, oltre il 50%. I rumeni – osserva — sono più di tutti gli stranieri dell’intero continente africano».
Il rapporto contiene l’analisi dei dati della presenza di stranieri divisa per regioni, con il dato trentino disaggregato da quello altoatesino. A illustrarne i contenuti Serena Piovesan, ricercatrice: «Anche in Trentino, contrariamente a quello che si pensa, il 63% delle presenze è di cittadini stranieri europei, di cui il 30% comunitari. La percentuale maggiore è rappresentata dalla Romania, con il 22% e l’unico incremento significativo è quello dei cittadini pachistani». In totale, la presenza di stranieri è all’8,8%, meno della percentuale del Nord Est italiano: «Dal 2017 al 2018 c’è stato un lieve aumento, da 46.929 a 47.393, ma dal 2013 a oggi il calo è stato di quasi il 7%».
La presenza femminile, rispetto a quella maschile, è maggioritaria (53,3%), il 21% rappresenta la fascia di età inferiore ai 18 anni e solo il 5% è over65. Alta quindi la percentuale degli stranieri in età da lavoro: il 76%. Lavoro che però è spesso caratterizzato da impieghi di bassa qualifica in campo agricolo e turistico, con le donne impegnate nei servizi di assistenza. Esclusi gli stagionali, nel 2018 in Trentino sono state impiegate 20.000 persone immigrate, circa il 10% dell’occupazione complessiva. «Il quadro lavorativo è però sfavorevole rispetto agli italiani – osserva la ricercatrice – sia in riferimento al tasso di attività e di occupazione delle donne, sia alla disoccupazione di uomini e donne». Tassi che sono superiori rispettivamente di otto e dieci punti percentuali se confrontati a uomini e donne italiani.
In lieve calo rispetto al precedente anno il numero dei nuovi nati stranieri (-0,6%), e cala anche la fertilità delle donne straniere, allo stesso passo del calo delle italiane. La conseguenza è un trend negativo della natalità, che porta a ridimensionare ulteriormente l’incidenza dei nati stranieri sul totale delle nascite (15,9%).
La stabilizzazione della presenza degli stranieri in Trentino emerge anche dal dato sui permessi di soggiorno. Rimane infatti stabile quello di lungo periodo: il 71,3%, quando la media del Nord Est è del 66,6% e quella nazionale si ferma al 60%. Tra i titolari dei permessi a termine, 3 su 5 possiedono un titolo di soggiorno legato a motivi familiari (60,8%), mentre si riduce quello per motivi di lavoro (19,4%) e per motivi umanitari o di asilo (12,1%). Invariata infine l’incidenza degli studenti stranieri, pari all’11,8% nell’anno scolastico 2017/2018. Di questi, che in totale sono 9.500, il 68% è rappresentato da bambini stranieri nati in Italia, che per le leggi italiane che escludono lo ius soli rimangono stranieri.