Vaia, 1.427 richieste danni Stanziati ventitré milioni
Presentate domande di indennizzo per 23 milioni
Tempesta Vaia, un anno dopo: sono 1.427 le richieste danni presentate in Provincia. Di queste la fetta più grossa (798 domande) riguarda danneggiamenti a immobili privati. E domani la Filarmonica di Trento organizza un concerto suonato con gli strumenti ricavati dal legno degli alberi abbattuti nella foresta di Paneveggio.
TRENTO Il dato conclusivo è contenuto nella relazione finale della commissione maltempo. E si sofferma sui danni che la tempesta Vaia ha provocato alle attività produttive e agricole trentine. Ma anche alle case e alle vetture.
In totale, secondo i calcoli della Provincia, sono state 1.427 le domande di indennizzo presentate nei mesi scorsi. Per un importo complessivo che sfiora i 23 milioni di euro. Di queste, la fetta più consistente — 798 domande — riguarda danneggiamenti a immobili privati (per un totale di contributo richiesto di circa 12,5 milioni: ne verranno accolti 8,4). Ma sono parecchie anche le richieste di risarcimento danni relative a veicoli privati: sono 182 quelle presentate, 118 quelle già ammesse e 25 quelle respinte, con 39 domande sospese (il totale ammesso a contributo è di 167.599 euro). Cinque le domande presentate per danneggiamenti a vetture di volontariato di protezione civile: in questo caso, si tratta di richieste tutte ammesse, per un totale di 7.182 euro. Sul fronte delle attività produttive e di lavoro autonomo, le domande presentate sono state 150 (per un totale ammesso a contributo di quasi 7 milioni), mentre i danneggiamenti ad attività agricole, ad acquacolture e a consorzi di bonifica sono state 292, per un totale ammesso a contributo di circa 6,6 milioni.
Ma la relazione finale della commissione maltempo ripercorre anche le proposte e le prospettive emerse nelle diverse audizioni organizzate nel corso dei dieci mesi di lavoro dell’organismo consiliare. In particolare la stessa commissione, nel documento conclusivo, punta l’attenzione sull’ipotesi avanzata dall’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Cnr (il Consiglio nazionale delle ricerche). In sostanza, l’ente ha proposto di creare, nelle zone colpite dagli schianti, degli spazi destinati al rifugio, alla riproduzione e alla sosta della fauna selvatica. Delle «oasi di protezione», di fatto. Che permetterebbero, si legge nella relazione, di «compensare la minore protezione della fauna che deriverà dall’apertura di ampie chiarie e conseguente maggiore presenza venatoria».
La commissione, infine, nelle sue conclusioni «richiama l’attenzione sull’incidenza dell’attività e della presenza antropica in termini di possibile maggior danno nelle zone di montagna». «Gli eventi drammatici di Stava prima e di Dimaro ora — recita il documento — offrono un importante insegnamento e un monito affinché l’attività di pianificazione edilizia di lungo periodo sia guidata dal principio di precauzione».