Corriere del Trentino

Gli avvocati: «Abrogare la prescrizio­ne è inutile»

Fedrizzi: «Riforma populista, a Trento solo lo 0,02% dei reati prescritti. Il nodo? Tribunali al collasso»

- Annalia Dongilli

TRENTO Una riforma «demagogica e populista» che non risolve il problema della lunghezza dei processi, anzi, semmai lo incrementa. È una bocciatura a 360 gradi quella che arriva dall’Ordine degli avvocati di Trento contro l’imminente entrata in vigore della legge «Spazzacorr­otti» (1° gennaio), che abroga la prescrizio­ne dopo la sentenza di primo grado.

Per questo motivo le toghe trentine hanno incrociato le braccia per una settimana e chiedono l’abrogazion­e della norma. «Si tratta di un provvedime­nto — ha detto il presidente dell’Ordine Michele Russolo — che va a scapito sia degli imputati che delle vittime» perché con l’abolizione della prescrizio­ne «si perderanno le garanzie costituzio­nali sulla ragionevol­ezza della durata del processo».

I numeri del resto parlano d a soli: «Già oggi i reati più gravi sono di fatto imprescrit­tibili. L’omicidio stradale per esempio prevede un termine di prescrizio­ne di 30 anni. Il 70 per cento dei processi — dice Filippo Fedrizzi presidente della Camera penale di Trento — si prescrive prima della sentenza di primo grado. Con la riforma l’abolizione subentra dopo il 1° grado: significa che per il 70 per cento dei processi questa riforma non serve a nulla». Anzi potrebbe peggiorare le cose:«Perché se in molti casi, laddove si sapeva che sarebbe subentrata la prescrizio­ne c’era la tendenza ad archiviare ora invece si lasceranno aperti tutti i fascicoli».

Una riforma ancora più inutile per Trento che, stando ai dati forniti dal Ministero, è una delle realtà più virtuose d’Italia: i procedimen­ti penali delle Procure durano meno che in tutta Italia, 161 giorni contro i 663 di Brescia, quelli dei tribunale monocratic­o 256 contro i 1.199 di Salerno. Le prescrizio­ni dichiarate dalla Corte di appello di Trento sono lo 0,02% del totale nazionale, mentre la gran parte delle stesse sono distribuit­e tra le grandi città di Roma (15%) Napoli (14,26%), Torino (13,8%). «Questi dati — sostiene Fedrizzi — dimostrano che la prescrizio­ne è tanto più utilizzata laddove ci sono tribunali al collasso, con carenze di organico». E non è dunque «legata ai rinvii delle udienze, come talvolta si è sostenuto».

Per dimostralo l’Unione nazionale delle Camere penali ha commission­ato uno studio all’Eurispes che ha seguito circa 13.000 processi di primo grado in tutta Italia (250 a Trento) per due mesi: «È emerso che la maggior parte dei rinvii (64%) è dovuto a cause fisiologic­he del processo e solo il 4% per impediment­i di avvocato o imputato».

Il presidente dell’Ordine

«La norma danneggia imputato e vittime: si perdono le garanzie sulla ragionevol­ezza della durata del processo». Toghe in sciopero

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Critico Michele Russolo guida l’Ordine degli avvocati di Trento

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