Fracalossi, il teatro civile e la propaganda antisemita
Le parole possono seminare odio o infondere speranza: lo dimostra con efficacia «E scese la notte. Due testi teatrali sulla Shoah», l’ultimo libro di Renzo Fracalossi (edizioni Ancora) presentato ieri nella sede della Sosat. A dialogare con l’autore, si sono ritrovati l’editorialista del Corriere del Trentino, Enrico Franco, il professor Marcello Bonazza, presidente della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche e Marco Gobetti, drammaturgo, regista e attore (dunque collega dell’autore che è presidente del Club Armonia).
Il volume raccoglie due particolari testi teatrali, più volte rappresentati, legati ai temi della potenza della propaganda politica antisemita e di una delle sue più aberranti conseguenze, ovvero lo sterminio di bambini e ragazzi deportati nel Ghetto di Terezin/Theresienstadt.
Il libro si apre con «Che la tempesta cominci», in cui si evidenzia il ruolo della propaganda «che piega le coscienze e le indottrina», secondo la nota formula del ministro del Reich Josef Goebbels per il quale «una menzogna ripetuta cento volte diventa una verità assoluta».
In «Una tazza di cioccolata», invece, troviamo la forza e l’innocenza dei ragazzi rinchiusi nel Lager di Terezin, che è stato allo stesso tempo luogo dello sterminio e strumento di propaganda, essendo stato presentato dai nazisti come la città «donata» dal Reich agli ebrei.
Fracalossi conduce da tempo un’importante opera di approfondimento storico sul nazismo e lo sterminio degli ebrei, grazie alla quale scrive efficaci opere teatrali messe poi in scena dal Club Armonia un po’ ovunque. Un impegno prezioso, ha detto Enrico Franco, evidenziando alcune preoccupanti analogie del presente rispetto al passato più cupo, ma anche un impegno ben documentato, come ha testimoniato Bonazza, sottolineando i limiti della storia se rimane confinata nel resoconto scientifico.
L’opera di Fracalossi, dunque, secondo Bonazza è fonte di conoscenza proprio perché sa narrare le vicende storiche in modo efficace. Ed è questo il valore del teatro civile, ha rimarcato Marco Gobetti, perché riesce a coinvolgere le persone e sa emozionare. Ma soprattutto, ha concluso Gobetti, il teatro può fare molto contro la manipolazione della realtà.