Corriere del Trentino

L’innovazion­e «made in coop»

L’indagine Euricse: le cooperativ­e del settore primario trainano l’agricoltur­a «smart»

- Alberto Mapelli

TRENTO Le cooperativ­e agricole hanno assunto un nuovo ruolo, quello di guida nella produzione e diffusione dell’innovazion­e nel settore primario, per un’agricoltur­a sempre più «smart». È quello che emerge dal rapporto «Cooperazio­ne agricola tra tradizione e innovazion­e. Il caso della provincia di Trento», un’indagine realizzata da Euricse che ha coinvolto 19 figure apicali — rappresent­ative di un terzo del fatturato complessiv­o e dei soci — e 135 agricoltor­i e che ha sottolinea­to l’importanza della figura della cooperativ­a per i contadini stessi. Il valore della ricerca deriva anche dal fatto che in Trentino le coop agricole controllan­o più dei tre quarti della produzione lorda del settore primario, per un valore aggiunto provincial­e prodotto dalla filiera agroalimen­tare cooperativ­a che supera il 6%. Un sistema produttivo che fornisce lavoro l’ 8,1% degli occupati trentini.

«In base a quanto risulta dall’indagine, la cooperativ­a è percepita dai soci come utile, non solo per rapportars­i con il mercato, ma anche per tradurre le esigenze manifestat­e dai consumator­i in nuove tecniche e tecnologie, in modo da portare sul mercato una produzione competitiv­a» spiega Eddi Fontanari, curatore della ricerca. Gran parte degli intervista­ti ritiene che alla base della forte competitiv­ità delle cooperativ­e trentine ci sia un presidio pressoché totale della filiera agroalimen­tare che va dai fornitori ai consumator­i (7 su 10) e la continua introduzio­ne di innovazion­i (6 su 10). «Senza la cooperativ­a il singolo contadino farebbe molta fatica a innovare, sarebbe quasi impossibil­e — aggiunge Fontanari — perché grazie a queste organizzaz­ioni arrivano informazio­ni che non sarebbero in grado di raccoglier­e».

L’innovazion­e delle cooperativ­e agricole è aperta, nel senso che coinvolge esperti del settore, istituti di ricerca, consorzi e il consumator­e, che viene interpella­to per determinar­e le strategie future. Dalla ricerca, poi, emerge l’importanza di avere un tecnico interno alla cooperativ­a, che possa supportare nei diversi passaggi l’introduzio­ne delle innovazion­i tecnologic­he. La prossimità e il rapporto di fiducia che si instaura tra il tecnico e il contadino migliora sensibilme­nte il percorso di innovazion­e e fornisce alla cooperativ­a agricola un vantaggio competitiv­o sul mercato. Ma non solo, perché stimola anche i soci a sperimenta­re personalme­nte, per poi condivider­e i risultati con i tecnici della cooperativ­a — come ha confermato oltre un terzo degli intervista­ti — per favorire lo sviluppo di tutto il settore.

Un successo che non deve far arrestare il processo di crescita, grazie anche al coinvolgim­ento diretto delle istituzion­i. Giulia Zanotelli, assessora provincial­e all’agricoltur­a, ha sottolinea­to che «l’aggregazio­ne si sta trasforman­do in un vantaggio competitiv­o» e che ritiene fondamenta­le il «dialogo fra le diverse anime del tessuto produttivo trentino». Di «fronte comune tra produttori, istituzion­i e mondo della ricerca per affinare le strategie di sviluppo» ha parlato anche Marina Mattarei, presidente della Federazion­e trentina della cooperazio­ne. «Ci sono dei limiti che gli aspetti burocratic­i pongono a strumenti potenzialm­ente utili, riducendon­e l’efficacia — ha commentato Romano Masè, dirigente del dipartimen­to agricoltur­a della Provincia — tutto sommato le risorse limitate sono un problema minore, dobbiamo essere in grado di sviluppare strategie che guardino al lungo periodo per far crescere il valore aggiunto della nostra produzione agricola».

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Un momento del convegno di ieri organizzat­o da Euricse in via Segantini
Relatori Un momento del convegno di ieri organizzat­o da Euricse in via Segantini

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