L’innovazione «made in coop»
L’indagine Euricse: le cooperative del settore primario trainano l’agricoltura «smart»
TRENTO Le cooperative agricole hanno assunto un nuovo ruolo, quello di guida nella produzione e diffusione dell’innovazione nel settore primario, per un’agricoltura sempre più «smart». È quello che emerge dal rapporto «Cooperazione agricola tra tradizione e innovazione. Il caso della provincia di Trento», un’indagine realizzata da Euricse che ha coinvolto 19 figure apicali — rappresentative di un terzo del fatturato complessivo e dei soci — e 135 agricoltori e che ha sottolineato l’importanza della figura della cooperativa per i contadini stessi. Il valore della ricerca deriva anche dal fatto che in Trentino le coop agricole controllano più dei tre quarti della produzione lorda del settore primario, per un valore aggiunto provinciale prodotto dalla filiera agroalimentare cooperativa che supera il 6%. Un sistema produttivo che fornisce lavoro l’ 8,1% degli occupati trentini.
«In base a quanto risulta dall’indagine, la cooperativa è percepita dai soci come utile, non solo per rapportarsi con il mercato, ma anche per tradurre le esigenze manifestate dai consumatori in nuove tecniche e tecnologie, in modo da portare sul mercato una produzione competitiva» spiega Eddi Fontanari, curatore della ricerca. Gran parte degli intervistati ritiene che alla base della forte competitività delle cooperative trentine ci sia un presidio pressoché totale della filiera agroalimentare che va dai fornitori ai consumatori (7 su 10) e la continua introduzione di innovazioni (6 su 10). «Senza la cooperativa il singolo contadino farebbe molta fatica a innovare, sarebbe quasi impossibile — aggiunge Fontanari — perché grazie a queste organizzazioni arrivano informazioni che non sarebbero in grado di raccogliere».
L’innovazione delle cooperative agricole è aperta, nel senso che coinvolge esperti del settore, istituti di ricerca, consorzi e il consumatore, che viene interpellato per determinare le strategie future. Dalla ricerca, poi, emerge l’importanza di avere un tecnico interno alla cooperativa, che possa supportare nei diversi passaggi l’introduzione delle innovazioni tecnologiche. La prossimità e il rapporto di fiducia che si instaura tra il tecnico e il contadino migliora sensibilmente il percorso di innovazione e fornisce alla cooperativa agricola un vantaggio competitivo sul mercato. Ma non solo, perché stimola anche i soci a sperimentare personalmente, per poi condividere i risultati con i tecnici della cooperativa — come ha confermato oltre un terzo degli intervistati — per favorire lo sviluppo di tutto il settore.
Un successo che non deve far arrestare il processo di crescita, grazie anche al coinvolgimento diretto delle istituzioni. Giulia Zanotelli, assessora provinciale all’agricoltura, ha sottolineato che «l’aggregazione si sta trasformando in un vantaggio competitivo» e che ritiene fondamentale il «dialogo fra le diverse anime del tessuto produttivo trentino». Di «fronte comune tra produttori, istituzioni e mondo della ricerca per affinare le strategie di sviluppo» ha parlato anche Marina Mattarei, presidente della Federazione trentina della cooperazione. «Ci sono dei limiti che gli aspetti burocratici pongono a strumenti potenzialmente utili, riducendone l’efficacia — ha commentato Romano Masè, dirigente del dipartimento agricoltura della Provincia — tutto sommato le risorse limitate sono un problema minore, dobbiamo essere in grado di sviluppare strategie che guardino al lungo periodo per far crescere il valore aggiunto della nostra produzione agricola».