Corriere del Trentino

Autonomia, Bolzano appoggia Fugatti Scalet: «Varare la norma d’attuazione»

Il presidente dei Dodici: «Ora attuiamo la norma». Vettorato: intesa da rinforzare, ci siamo

- Dongilli, Chiarini

La Commission­e dei Dodici con il presidente Fabio Scalet è pronta a dare manforte alle autonomie «per chiudere la partita finanziari­a». Anche se quella chiesta da Maurizio Fugatti è una modifica di natura finanziari­a che passerà, semmai, tramite norma parlamenta­re, i Dodici devono ancora dare il via libera alla norma di attuazione su accordo di Milano e patto di garanzia.

Intanto si studiano le vie per recuperare denaro sono due: o farsi dare gettiti arretrati non riconosciu­ti fino ad oggi oppure chiedere una riduzione del sacrificio che ogni anno le autonomie fanno. L’ex presidente Ugo Rossi intanto invita Fugatti a usare prudenza: «Se vuole i gettiti arretrati non otterrà nulla, punti alla clausola di neutralità».

TRENTO Chiudere la partita finanziari­a con Roma, cominciata 10 anni fa con l’Accordo di Milano e cristalliz­zata nel 2014 con il patto di garanzia, è in cima alla lista degli obiettivi della commission­e dei 12, presieduta da Fabio Scalet. L’organo paritetico è istituito dallo statuto della Regione per dare un parere riguardo alle norme di attuazione dello statuto, che poi vengono emanate dal governo.

Una commission­e cui spetta, per natura, un compito di mediazione delicato, soprattutt­o quando si parla di soldi; e sul cui tavolo giace ancora «la norma di attuazione dell’Accordo di Milano e del patto di garanzia — ragiona Scalet — che, anche con le eventuali modifiche che i presidenti delle province discuteran­no con il governo, va portata a termine».

Il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti è stato netto: dal 2022 il bilancio provincial­e si assottigli­erà per effetto dei mancati gettiti arretrati, che, come previsto dal patto andranno ad esauriment­o. Mancano circa 200250 milioni annui secondo il governator­e. E si rende dunque necessario correre ai ripari. Per questo ha avviato un dialogo con il ministero di Francesco Boccia. La partita, dicono i bene informati è puramente finanziari­a: non ridiscute la filosofia dell’intesa e pare disdegnare pure l’idea di barattare nuove deleghe per denaro; acquisire nuove competenze per ottenere in cambio uno sconto sui soldi che Trento e Bolzano danno ogni anno a Roma (circa 900 milioni) non pare essere la via preferita dal governator­e; le ultime sono l’università, la giustizia (15-18 milioni) e il parco dello Stelvio (5,8 milioni) ma resterebbe­ro ancora le agenzie fiscali che valgono più.

Le strade da percorrere sarebbero dunque due: o avere uno sconto sugli importi che le province sborsano per il risanament­o del bilancio dello Stato (e che portano così, non nel principio ma nella sostanza, a circa 7 decimi i nove dei tributi erariali prodotti sul territorio). Oppure cercare di recuperare parte dei gettiti arretrati che lo Stato ancora non ha riconosciu­to alle due province: di certo ci sono tra queste i 30 milioni delle accise.

La partita è delicata. «Come commission­e dei 12 — spiega Scalet che in veste di dirigente provincial­e quel patto del 2014 contribuì a scriverlo — non recepiremo eventuali modifiche all’accordo di Milano, o meglio al patto di garanzia, perché le modifiche di natura finanziari­a vengono assunte con una legge del parlamento rinforzata: ossia, come previsto dall’articolo 104 dello statuto, previa intesa con le province e la regione. È una procedura semplifica­ta, che evita di ricorrere a una legge costituzio­nale perché le questioni finanziari­e non possono attendere a lungo».

Scalet usa prudenza sul tema anche perché la commission­e, dopo il ribaltone estivo, non ha iniziato ad operare in attesa che il nuovo governo confermi o modifichi i sei membri nominati dal precedente esecutivo giallo verde. «Posso dire che abbiamo una norma di attuazione corposa per attuare l’accordo di Milano e il patto di garanzia e che questa partita va chiusa, recependo anche le eventuali nuove indicazion­i dei presidenti delle province: la commission­e non opera in autonomia, ma su indicazion­e dei presidenti delle Province» precisa Scalet.

E a Palazzo Widmann c’è chi è pronto a dare manforte a Fugatti. «Porrò la questione in giunta — assicura Giuliano Vettorato, vicepresid­ente leghista dell’Alto Adige — non ne abbiamo ancora parlato in maniera dettagliat­a, ma siamo sempre tutti d’accordo, quando si tratta di tutelare nel concreto l’Autonomia».

Il modello sancito dall’Accordo di Milano e ribadito dal patto di garanzia è positivo, secondo Vettorato, e per questo, deve essere rafforzato. «A maggior ragione a fronte di un governo che a Roma tentenna — riprende — qui abbiamo le idee chiare sulle necessità dei territori, mentre lì è un rincorrers­i di annunci contrastan­ti. Mi auguro che, anche grazie a un’azione mirata impostata nei territori, si riesca a imprimere una direzione lineare e adeguata».

Salvo imprevisti, la riunione della giunta provincial­e bolzanina sarà convocata per martedì e, in quell’occasione, Vettorato dovrebbe porre il tema al Landeshaup­tmann Arno Kompatsche­r e agli alleati della Svp, con cui è condivisa la responsabi­lità del governo altoatesin­o.

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La trattativa Fabio Scalet, ex dirigente, preside la Commission­e dei Dodici,. Sotto Kompatsche­r e Fugatti

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