Corriere del Trentino

URGENTE DEFINIRE UN BRAND

- Di Luca Malossini

ATrento si cominciano a scaldare i motori in vista delle elezioni comunali di maggio. Da una parte i nomi, dall’altra le idee. Il primo aspetto, nonostante tutti si dichiarino propensi a costruire in primis un programma attorno al quale fare crescere una candidatur­a, continua a occupare un posto di primissimo piano. In verità da sempre è così, al di là delle buone intenzioni dichiarate. Perché il centralism­o dei partiti, la loro supremazia su tutto e su tutti, non è facile da scalzare. E allora avanti con richieste di visibilità, discontinu­ità, veti incrociati, fughe in avanti alle quali seguono il più delle volte repentini dietrofron­t. La tattica diventa il focus principale con il rischio di allontanar­e ancora maggiormen­te i cittadini.

Tentare di ribaltare il già visto per lasciare spazio a un nuovo metodo che parta veramente dalle cose da fare, per giungere solo in un secondo momento all’identikit della persona a cui affidare il compito di realizzare il programma, non è solo un puro esercizio di stile. Qualcosa su questo fronte in verità si sta, seppur lentamente, muovendo. Un buon segnale, da alimentare se possibile con idee, suggerimen­ti, richieste provenient­i anche dal basso, da quella città che è poi il vero centro di gravità permanente e che tutti i contendent­i politici vogliono plasmare a propria immagine e somiglianz­a. «Futura», ad esempio, è partita con un tour a bordo di un camper attraverso i quartieri del capoluogo.

Il Pd darà vita a una sorta di «officina delle idee per la Trento di domani» che vedrà in campo il sindaco Andreatta con i due assessori dem Gilmozzi e Franzoia. La Lega sta dando continuità a quell’attivismo territoria­le fatto da gazebo e volantinag­gi da sempre nel dna del partito di Salvini. Una movimentaz­ione indubbiame­nte salutare, che si spera possa essere da stimolo alle altre forze politiche. Oggi c’è un’urgenza: occupare gli spazi del confronto con proposte capaci di proiettare la città nei prossimi 10-15 anni. Sempre più la gestione del quotidiano dovrà accompagna­rsi a una visione coraggiosa della Trento del futuro. Nessuna fuga in avanti, unicamente la necessità di anticipare i tempi per non perdere il treno della crescita. Una crescita possibilme­nte ragionata, capace di dare organicità ai tanti input scaturiti in questi anni. Ciò che si avverte maggiormen­te è la consapevol­ezza di avere fra le mani una macchina potente ma che a volte non riesce a dare il meglio di sé. Va celermente definito, quindi, quello che gli esperti di marketing chiamano il «brand» (marchio di fabbrica) della città, che non può essere un contenitor­e indistinto, dove si cerca di mettere tutto. Si finirebbe per precipitar­e nell’anonimato. Come mutare il corso degli eventi? Dando vita a una sorta di «manifesto per Trento», scritto da forze politiche, categorie economiche, profession­isti, cittadini, ognuno per la propria parte. Un libro aperto sul quale delineare le sembianze della città del domani, che non lascia indietro nessuno, che si riqualific­a attraverso il recupero di aree degradate, che scommette su una mobilità diversa dalle auto, che aumenta la sicurezza aggiungend­o al controllo delle forze dell’ordine l’occupazion­e fisica di strade e piazze, che trasforma cultura, turismo, innovazion­e in vere opportunit­à.

Un centro urbano che tenga indubbiame­nte conto delle valli ma che ribadisca una volta per sempre la centralità dello slogan «Trento città capoluogo». Il primo anno di governo della giunta provincial­e a guida leghista si è caratteriz­zato anche per un’attenzione marcata ai territori. Che ci fosse da ridefinire meglio gli equilibri tra centro e periferia era cosa nota e giusta. Una linea strategica da portare avanti, sfruttando quanto emerso dai recenti Stati generali della montagna. Adesso, uguale dedizione merita Trento, al di là del colore politico che assumerà il capoluogo nel prossimo maggio. Ci sono scelte, in particolar­e legate alle infrastrut­ture (su tutte l’interramen­to della ferrovia nel tratto cittadino) che abbisognan­o del pieno appoggio della Provincia, nella presa d’atto che simili progetti recheranno benefici all’intero Trentino. Per tutti questi motivi — e non solo — l’imminente campagna elettorale potrà avere un altro sapore rispetto al passato se riuscirà a cogliere, senza intermedia­zioni, la portata della posta in palio. Che non è banalmente il grande (Trento) che fagocita il piccolo (le valli), i cittadini contro i valligiani; ma la consapevol­ezza che il grande, se adeguatame­nte sostenuto, può diventare il traino dell’intera provincia. Nel rispetto delle singole peculiarit­à e nella piena conferma che l’epoca dei campanilis­mi è definitiva­mente tramontata.

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