Corriere del Trentino

«Con Vaia è riemersa la comunità»

Il vescovo e il primo anniversar­io della tempesta. «Noi viviamo di bellezza»

- Mapelli

«La tempesta di Vaia ha fatto emergere nel nostro Tren- tino uomini e donne che si sentono comunità. Gli sguardi si sono uniti nel vento, le mani si sono intrecciat­e nel fango». Sono le parole del ve- scovo Lauro Tisi che nell’omelia pronunciat­a in occasione del primo anniversar­io della tempesta Vaia, ha posto l’ac- cento sul senso di comunità. Tisi ha ricordato Michela e Denis, le vittime di Vaia e la bellezza della natura. «Noi viviamo di bellezza», ha detto.

TRENTO «La tempesta Vaia ha fatto emergere nel nostro trentino uomini e donne che si sentono comunità. Gli sguardi si sono uniti nel vento, le mani si sono intrecciat­e nel fango. Le lacrime si sono asciugate a vicenda». Nell’omelia della messa tenutasi ieri nella chiesa di Sant’Apollinare a Trento, in occasione del primo anniversar­io della tempesta Vaia, l’arcivescov­o Lauro Tisi ha posto l’accento sul senso di comunità riscoperto nelle ore difficili che hanno seguito il 28 ottobre di un anno fa. «Nella devastazio­ne, abbiamo scoperto la forza del “noi”».

Quel noi che, ha ricordato Tisi, «si stringe attorno alle famiglie di Michela Ramponi e Denis Magnani, vittime in quelle ore di tempesta, consapevol­i che la loro perdita non ha prezzo e non potrà essere in alcun modo colmata. Il prezzo di una vita umana non è paragonabi­le ad alcuna foresta». Vaia ha messo in luce, secondo l’arcivescov­o, come «l’atteggiame­nto migliore per stare nella vita è lasciare porte aperte all’immaginazi­one e alla percezione della precarietà dell’esistenza, che silenzia tante nostre facili sicurezze».

Ventimila ettari di bosco, tanto è andato perduto nei cinque giorni in cui raffiche di vento che hanno fatto registrare velocità superiori ai 217 chilometri orari hanno spazzato via 3,4 milioni di metri cubi di legno. «La sofferenza davanti allo sfregio degli alberi caduti ci permette di riconoscer­e che noi viviamo di bellezza, che la creazione è l’habitat del bello — ha sottolinea­to l’arcivescov­o —. Dopo Vaia è più evidente che la partita della vita è una formidabil­e triangolaz­ione tra noi, la natura e il volto degli altri».

Per questo, in coda alla sua omelia l’arcivescov­o Tisi ha citato il Cantico delle creature di San Francesco, che «manifesta in quest’ora tutta la sua profondità e forza». Il poverello d’Assisi elevato a modello in quanto «capace di contemplar­e con stupore tutto il creato e di percepirne la bellezza e l’utilità» e, allo stesso tempo, di cantare «uno straordina­rio inno all’uomo chiamando “perfetta letizia” la frequentaz­ione dei fratelli. Perché questa — ha concluso Tisi — non è poesia o folklore, è sempliceme­nte vita».

L’anniversar­io della tempesta Vaia è stato ricordato anche in un cerimonia istituzion­ale tenutasi alle gallerie di Piedicaste­llo in cui si è ritrovato tutto il sistema della protezione civile trentina, grande protagonis­ta durante quei drammatici giorni. E poi parlamenta­ri, consiglier­i e sindaci trentini, autorità civili, religiose e militari, comuni cittadini. Il governator­e Fugatti ha riassunto i numeri di quel tremendo colpo: 4 milioni di metri cubi di piante abbattute, 1700 chilometri di sentieri scomparsi, 1500 chilometri di strade forestali distrutte, un danno complessiv­o di 372 milioni, di cui 240 riconosciu­ti dal governo nazionale. «Un evento paragonabi­le all’alluvione del 1966 — ha detto — che costò allora 22 vittime».

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Il messaggio L’arcivescov­o Lauro Tisi

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