Corriere del Trentino

SUI FARMACI ONCOLOGICI SCELTE DUBBIE

- Di Renzo Dori

Le ipotesi relative al giro di vite sui farmaci oncologici preoccupan­o molto. Come Consulta per la salute chiediamo un incontro con la Provincia.

Recentemen­te è apparsa sul Corriere del Trentino la notizia che fra le strategie della finanziari­a provincial­e per l’anno 2020, anticipate in un’intervista da Giancarlo Ruscitti, dirigente generale del dipartimen­to salute e politiche sociali della Provincia, ci sarebbero due novità importanti: «Meno costi oncologici e più servizi domiciliar­i». L’obiettivo «meno costi oncologici» ci ha fortemente stupiti preoccupan­doci non poco. La prima reazione è stata quella di chiederci: ma come è possibile che si miri al contenimen­to dei costi oncologici legato all’onerosità dei farmaci innovativi quando l’assessore provincial­e alla salute, Stefania Segnana, nella primavera scorsa, aveva annunciato tagli alla sanità escludendo però che questi andassero a incidere proprio sulle cure oncologich­e; non solo: com’è possibile poi che tale questione sia tornata d’attualità dopo che il Consiglio provincial­e all’unanimità aveva votato un ordine del giorno in cui si escludeva qualsiasi taglio per quanto riguarda i farmaci oncologici?

Proseguend­o nella lettura dell’articolo, abbiamo inoltre appreso che per il dottor Ruscitti si devono «comprimere i costi relativi ai farmaci innovativi oncologici in quanto tali farmaci hanno costi che oscillano dai 10.000 ai 20.000 euro al mese a persona trattata» e pur continuand­o ad assistere le persone si cercherà di «optare, qualora possibile, anche su farmaci equivalent­i». Quindi il contenimen­to dei costi si tradurrà nel trattare i pazienti oncologici «transitand­o» da terapie con farmaci innovativi a terapie con farmaci biosimilar­i meno costosi. Tale scelta sarà realizzata «qualora possibile» e, aggiungiam­o noi, purché non vi siano controindi­cazioni. È noto infatti che la molecola del principio attivo pur essendo la stessa, gli eccipienti non sono meno importanti poiché possono alterare la biodisponi­bilità del farmaco stesso o provocare reazioni avverse. Peraltro è noto che un farmaco innovativo, immesso sul mercato dalle case farmaceuti­che, ha da sempre un costo piuttosto elevato proprio perché tendenzial­mente la ditta produttric­e programma il rientro degli investimen­ti fatti in ricerca nel tempo di durata del brevetto (circa 20 anni) oltre il quale potrebbe essere possibile che altre case farmaceuti­che producano medicinali biosimilar­i.

Se questo è il meccanismo di mercato, oggi non sappiamo quanti pazienti oncologici stiano usufruendo di una terapia con farmaci innovativi e quanto tempo sia necessario per «raggiunger­e» la soglia del fine brevetto per l’eventuale sostituzio­ne con farmaci biosimilar­i. Fatte queste necessarie precisazio­ni come Consulta per la salute siamo veramente sconcertat­i per il metodo e per la sostanza di simili annunci. Per il metodo in quanto ancora una volta si preferisce (come aveva fatto a marzo l’assessora Segnana) la stampa per anticipare decisioni e orientamen­ti rifuggendo qualsiasi confronto con i cittadini e le loro organizzaz­ioni (vedi Consulta per la salute). Per la sostanza in quanto, pur condividen­do la possibilit­à che in prospettiv­a i farmaci innovativi possano essere sostituiti da quelli biosimilar­i, tale opzione non può essere esclusivam­ente determinat­a da una visione economica di semplice contenimen­to dei costi, ma deve innanzitut­to garantire al paziente oncologico il miglior trattament­o possibile sulla base delle terapie e attrezzatu­re fornite dalla ricerca e dalla tecnologia più avanzata.

Siamo peraltro certi che il livello di profession­alità dell’Unità Oncologica trentina utilizza tali farmaci innovativi in modo molto oculato e appropriat­o rispetto alle caratteris­tiche della persone, allo stato della malattia e alla sua natura (tipologia specifica). Non dimentichi­amoci infatti che l’Unità Oncologica trentina, pur in presenza di possibili migliorame­nti, rappresent­a una delle eccellenze del sistema sanitario trentino e quindi risulta scarsament­e comprensib­ile che venga indirettam­ente, in qualche modo, «incolpata» di un «facile» ricorso all’uso di farmaci innovativi. Tutti o meglio molti sanno che non è così che l’alta profession­alità presente in quella Unità garantisce la massima oculatezza e appropriat­ezza nel definire i percorsi di cura e le terapie più adeguate alle necessità del paziente.

Pur riconoscen­do non del tutto fuori luogo la segnalazio­ne del possibile contenimen­to di costi rappresent­ato dai farmaci biosimilar­i, qualora disponibil­i sul mercato, non possiamo esimerci dal chiedere se questo può rappresent­are uno dei settori prioritari di contenimen­to della spesa nell’ambito della sanità trentina. Se non vi siano altre aree d’intervento (vedi punti nascita periferici) o preferibil­mente anche al di fuori dell’ambito sanitario, da sottoporre a un’uguale attenzione e valutazion­e tecnica di sostenibil­ità.

Per tutte queste ragioni chiediamo formalment­e alla giunta provincial­e, al governator­e della Provincia e all’assessora competente di definire in tempi ragionevol­i un incontro con la Consulta per la salute al fine di consentire un confronto aperto e costruttiv­o sulle scelte che vengono programmat­e o decise con forte ricaduta sui percorsi di salute di tanti cittadini–pazienti.

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