Memoria e identità
La vita in Val Gardena a inizio ‘900, la mostra di foto inedite e originali al centro Tublà da Nives
Com’era la vita a Selva di Val Gardena e a Santa Cristina a inizio ‘900? Lo spiega una mostra fotografica al centro culturale Tublà da Nives a Selva di Val Gardena: 83 fotografie di 110 anni fa, tra il 1903 e il 1906: strade, paesaggi, storie, lavoro, persone.
La mostra è stata inaugurata ieri e s’intitola Fotografie del Novecento. Il Novecento a Selva e a Santa Cristina. Le fotografie, inedite, sono stampe di originali su lastra di vetro, scansionate. Provengono da un fondo da poco acquisito per donazione dal Palais Mamming Museum di Merano. Le immagini aprono una finestra sui paesi di Selva e Santa Cristina a inizio ‘900: scene di lavoro nei campi, costumi tipici gardenesi e tanti ritratti di bambini, famiglie, anziani. La mostra è curata dal Museum Ladin Ciastel de Tor.
Il Museo Palais Mamming di Merano che presenta le collezioni del museo civico di Merano, dal 2015 è ospitato nella nuova sede di piazza Duomo, in un palazzo seicentesco appena ristrutturato. Il Museo Civico di Merano era stato inaugurato nell’ottobre del 1900 e si può considerare come il più antico museo dell’Alto Adige.
La collezione permanente offre una panoramica sull’evoluzione storica della città: dalla preistoria all’epoca contemporanea. E si arricchisce costantemente di nuovi documenti o opere che toccano tutti gli ambiti, sociali e artistici. E nel caso delle opere della mostra ospitata a Selva di Val Gardena, anche di scatti fotografici.
Si pensa che tutte le fotografie in mostra al Centro Culturale Tublà da Nives a Selva siano state scattate da un unico fotografo, di cui però non si conosce il nome.
La storia di come si sviluppò il percorso che porta oggi alla mostra è curiosa e intrigante. Una gardenese benestante fu la committente di queste foto di luoghi e persone. Quando si trasferì a Merano, la signora ordinò le foto per poterle portare con sè nei suoi viaggi e avere per sempre le fotografie che le ricordassero la terra delle sue origini. Questi scatti consentono una nuova prospettiva sui paesi di Selva e Santa Cristina agli inizi del ‘900, dove vecchi masi e costumi tipici gardenesi sono i veri protagonisti, assieme ai ritratti di bambini, famiglie e singoli.
Memoria e identità. Le fotografie sono una testimonianza importante del passato e della storia del territorio. Per questo motivo il Museum Ladin lancia un appello alla popolazione e a chi visiterà la mostra chiedendo di guardare attentamente le persone ritratte. C’è qualcuno in grado di dare loro un nome?
Chiunque, girando per le sale espositive del centro culturale Tublà da Nives a Selva di Val Gardena e guardando le fotografie, riesca a riconoscere le persone ritratte, magari sulla base di fotografie conservate a casa propria o di parenti o amici, è invitato a contattare il museo. In questo modo quei visi non saranno più anonimi, ma avranno un nome e con il loro nome permetteranno di ricostruire la loro storia e anche la storia degli altri e delle altre protagoniste ritratte.
Il direttore del Museum Ladin Stefan Planker spiega che si tratta di una mostra che deve essere vissuta dalla popolazione, un invito a riconoscersi e riconoscere, costruendo insieme la propria identità attraverso le scene del nostro comune passato.
All’inaugurazione di ieri a Selva, sono intervenuti Leo Senoner, direttore dell’associazione culturale Tublà da Nives, il direttore del Museum Ladin Stefan Planker e il direttore del Palais Mamming Museum di Merano Elmar Gobbi, che hanno spiegato le motivazioni del progetto.
L’esposizione, a ingresso gratuito, rimarrà aperta fino al 1° dicembre 2019, dal martedì al sabato dalle ore 15 alle 18 e la domenica dalle ore 10 alle 12.
Il Centro culturale Tublà da Nives è stato aperto nell’autunno 2010 come polo culturale a disposizione di artisti e di associazioni locali, grazie alla ristrutturazione di un vecchio fienile e alla costruzione di una struttura moderna per le mostre
L’appello
Il Museo Ladin chiede a chi visiterà l’esposizione di guardare le persone ritratte. C’è qualcuno che riconosce parenti e amici e può dare loro un nome?