Corriere del Trentino

IL FAGGIO, MAESTOSO RE DEGLI ALBERI E PIANTA MEDICINALE

- di Brunamaria Dal Lago Veneri

«Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi», cantava Virgilio nelle Bucoliche. Credo che se lo ricordino in molti. Dalla corteccia del faggio si ricavava la carte, e dalla carta al libro, Buch, in tedesco. In questo momento di grande boom di diffusione della cultura attraverso strumenti che non sono cartacei, si parla del possibile tramonto del libro.

Io a questa previsione non credo, anche se credo fermamente nella necessità di conservare le piante, polmoni del nostro pianeta e principali fornitori della carta per costruire i nostri libri.

Si dice che il faggio sia il più evoluto nella razza degli alberi. Nelle tradizioni antiche viene considerat­o il re degli alberi anche per la sua capacità di stare e di crescere in terreni calcarei e poco fertili, e per la grande quantità di trasformaz­ione dell’anidride carbonica in ossigeno.

La mitologia celtica riteneva il faggio, con la quercia e la betulla e l’olivo gli alberi che segnano i quattro punti cardinali.

Il faggio è l’albero della vita per le popoCon lazioni di montagna, anche se ora i faggi non allignano più sui pascoli alti. Si piantava un faggio in onore dei propri morti, mentre era l’abete che veniva piantato per le nascite.

Faggete ombrose circondava­no i luoghi abitati perché si pensava che il faggio proteggess­e dai fulmini. Il faggio era ritenuto una pianta medicinale: la corteccia serviva per fornire un potente febbrifugo, il catrame dava il creosoto, una sostanza usata per le affezioni bronchiali e la sua cenere, o meglio il suo carbone, serviva per le acidità di stomaco oltre che per sbiancare i panni.

Legno di faggio scaldava le stufe e le foglie secche del faggio servivano come lettiere per gli animali o, racchiuse in sacchi di canapa, erano buoni materassi per l’alpeggio.

Nelle lunghe notti invernali i montanari intagliava­no il legno del faggio, roseo e non troppo duro, per farne piccoli giocattoli per i bambini, archi per le culle e piccoli scrigni per i «preziosi» di casa o strumenti musicali come le chitarre.

i trucioli di faggio si affumicava­no le carni.

L’etimologia di faggio, il fagus sylvatica deriva da una radice indoeurope­a mutata nel latino volgare fagjum e poi fagus, Macrobio riferisce che era considerat­o uno degli arbores felices e che le coppe intagliate per il sacrificio erano di faggio. Probabilme­nte anche il faggio fu, come molti altri alberi, simbolo di quell’Albero Cosmico che unisce cielo, terra ed inferi, sostenendo e nutrendo il cosmo. E sugli alberi, le antiche tradizioni narrano di una specie di cosmogonia dove il nome degli alberi formano le lettere del nome segreto della divinità, e, nello stesso tempo, un codice per decifrare i segreti del creato.

Ne risulta un calendario arboreo, dove si articolano i periodi dell’anno, alternati in mesi lunari.

Il faggio si riferisce al periodo che va dal 28 di ottobre al 24 di novembre. Cioè il periodo che noi leggiamo con il segno zodiacale dello Scorpione.

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