Sindaco, quattro nomi per la sfida
Centrosinistra, il cerchio si stringe su Poggio e Ianeselli. Centrodestra, Strada e Eccher in pole
Si iniziano a definire le strategie degli schieramenti in vista della sfida elettorale più importante della prossima primavera: quella che definirà il nuovo volto del governo di Palazzo Thun. Nel centrodestra sono due i nomi che si distinguono per la corsa al dopo-Andreatta: si tratta di Lorenzo Eccher e di Laura Strada. Rosa ristretta anche nel centrosinistra, con Franco Ianeselli e Barbara Poggio in pole. Incognita sul ruolo di 5 Stelle e Patt.
L’imperativo, condiviso da tutti, è uno solo: fare in fretta. Eppure gli ostacoli non mancano — l’ultima disfatta umbra ne è una testimonianza e ha però stimolato l’urgenza di un’accelerazione —, intrappolando il dibattito in una rete a trame fitte che lascia però scorgere qualche possibile punto di caduta. A meno di sei mesi dall’appuntamento elettorale che disegnerà il volto del nuovo governo del capoluogo trentino, il centrosinistra cerca di lasciarsi alle spalle incertezze e difficoltà del recente passato. E tenta di accelerare i tempi delle decisioni in vista di una campagna elettorale — a Trento come negli altri Comuni — che si preannuncia delicatissima.
La scaletta rimane ancora incerta. Con incognite che abbracciano più di un tassello del percorso: i confini della coalizione sono ancora tutti da fissare, il nome del candidato sindaco è per ora argomento lasciato alle indiscrezioni anche se qualcosa si muove. «Al tavolo del confronto nomi non se ne sono fatti» assicura chi della coalizione oggi fa parte. Ma sta di fatto che l’interesse principale — e probabilmente anche lo scoglio più complesso — è questo. In questi mesi, in realtà, le ipotesi non sono mancate, con quotazioni che sono progressivamente salite e scese. In quest’ultimo trend sono finiti gli assessori uscenti Italo Gilmozzi e Mariachiara Franzoia, ai margini della rosa dei possibili candidati sindaco per una presenza in giunta (e in politica) che oggi viene considerata fattore negativo. Dalla società civile arrivano quindi gli altri nomi emersi. In alcuni casi meteore, in altri reali possibilità. Tra le voci che si sono rincorse, le figure che hanno lasciato più il segno sono quelle del segretario generale della Cgil Franco Ianeselli, dell’avvocato Andrea De Bertolini, del direttore del Museo delle scienze Michele Lanzinger, ma anche della docente universitaria Barbara Poggio e dell’architetto Alessandro Franceschini.
Una rosa ampia, che però secondo i ben informati sarebbe
Franco Ianeselli è segretario generale della Cgil: il suo nome piace ai partiti già stata ristretta, con due nomi considerati più «forti» e altri due comunque nelle grazie delle varie anime della coalizione. La scelta finale per la sfida che vedrà in palio la poltrona oggi occupata da Alessandro Andreatta, in sostanza, si potrebbe giocare tra il sindacalista Ianeselli e la prorettrice Poggio (la quale aveva però declinato l’invito a candidarsi per le suppletive). Due profili molto diversi: il primo, con grande esperienza anche dal punto di vista della trattativa politica, piace molto ai partiti; la seconda, le cui prese di posizione su diritti civili e parità di genere hanno raccolto consensi, è spinta più dalla società civile. Ad avere ruolo di outsider, a questo punto, sembrano essere Lanzinger e Franceschini.
Rimane da sciogliere un nodo. Non proprio secondario: la disponibilità degli interessati a mettersi in gioco in una fase così delicata, con un’onda leghista da arginare e una coalizione da ricostruire. Ma c’è anche un’altra questione. Anche in questo caso strategica: la necessità di unire l’intera compagine su un solo nome. Un risultato non scontato, per il centrosinistra, visti i precedenti. «Se non si riuscirà a trovare una quadra in breve tempo, meglio ricorrere alle primarie» ha azzardato qualcuno nell’ultima riunione delle forze politiche oggi alleate (Pd, Upt, Futura, Verdi, Siamo Europei, Socialisti, èViva e +Europa). Un’opportunità che potrebbe tornare in campo, visto che nessuno sembra essersi realmente opposto. Anche se l’intenzione — rispetto alle tornate precedenti — sarebbe quella di proporre una sfida tra possibili candidati che non fanno riferimento a partiti.
Certo è che per riuscire a vincere la sfida di Palazzo Thun è necessario accantonare prima possibile gli interrogativi. E presentare coalizione e candidato sindaco «prima degli avversari»: questo è il mantra che rimbalza a ogni riunione. Del resto, è la voce dei più esperti, presentare un candidato alla città e far metabolizzare un programma sono impegni che richiedono mesi. E che non si possono improvvisare. Pena la consegna della città al centrodestra.
E le alleanze? Un’altra gatta da pelare. Il Patt sembra ormai deciso ad andare verso una strada di centro, con la creazione di quel terzo polo a cui stanno guardando in molti. «Quello è l’obiettivo a cui stiamo lavorando» conferma il segretario Simone Marchiori. Anche se in molti sperano di riuscire a recuperare gli autonomisti almeno al secondo turno. Rimane aperto, ma ancora tutto da disegnare, anche il dialogo con il Movimento 5 Stelle. O meglio: con quella parte del Movimento che si sta aprendo a un allargamento degli orizzonti (per la città in particolare il capogruppo pentastellato Andrea Maschio). Non è escluso che, dopo il «niet» ad alleanze locali pronunciato recentemente da Luigi Di Maio, si arrivi a quella scissione in gran parte già nelle cose. Con la creazione di una sorta di Team Köllensperger in salsa trentina. Sotto la lente anche il lavoro del gruppo guidato da Massimo Garbari (vedi articolo a lato): anche in questo caso gli occhi sono già rivolti a una possibile alleanza al secondo turno.