Corriere del Trentino

Mercalli: sul clima poca lungimiran­za

Vaia, il convegno della Cgil. La voce dei lavoratori: abbiamo visto la gente piangere

- Donatello Baldo Alberto Mapelli

Un anno dopo, è ancora vivo il ricordo di Vaia tra i lavoratori del settore boschivo. A loro ha voluto dare voce, ieri, il convegno della Cgil. «Da dieci anni in Trentino si registra un calo di personale forestale» ha spiegato Luigi Casanova, custode forestale. Ha lamentato una scarsa visione globale sul clima Luca Mercalli. Mentre Franco Ianeselli ha guardato avanti: «Il rischio è che in futuro chi se lo può permettere abiterà al fresco e l’operaio rimarrà a valle».

TRENTO «Era impossibil­e capire dalle telefonate che arrivavano alla centrale operativa quali fossero le emergenze maggiori ma abbiamo dato il massimo», racconta un vigile del fuoco. «Abbiamo visto persone piangere nel cogliere la portata della devastazio­ne», ricorda l’agente della Forestale. «Gli alberi sovrappost­i e intricati, era impossibil­e operare in sicurezza», afferma il custode forestale. «Il rumore del vento era così forte che non ci siamo nemmeno accorti degli schianti», ammette un operaio. E l’accompagna­trice di montagna confessa che «da allora ogni volta che inizia un temporale ci assale la paura».

Il ricordo di Vaia, un anno dopo, è ancora vivo. Anche tra i lavoratori del settore boschivo, tra chi vive la montagna per profession­e. La Cgil, nel convegno organizzat­o ieri — «Il Trentino dopo Vaia» — che ha visto la partecipaz­ione straordina­ria del climatolog­o Luca Mercalli, ha voluto dare voce proprio a loro: guardie e operai forestali, addetti alla Protezione civile, operai della filiera del legno. «Già il nostro lavoro è a forte rischio infortunio — ha sottolinea­to un lavoratore — ma episodi come questo non fanno che aumentarlo».

Tra i relatori, nella prima parte dedicata agli addetti del settore, anche Luigi Casanova. Esponente di spicco dell’ambientali­smo trentino, è anche custode forestale: «Abbiamo iniziato ad operare fin da subito ma solo alle prime luci dell’alba, soltanto dopo che le nebbie si sono diradate ci siamo resi conto della devastazio­ne: 9 milioni di metri cubi di alberi abbattuti dalla forza del vento». L’ambientali­sta non si limita al ricordo: «In Trentino da 10 anni c’è stata una progressiv­a diminuzion­e di personale forestale e un progressiv­o disinteres­se della politica verso le foreste».

Di un disinteres­se più generale nei confronti dell’ambiente, e in particolar­e dei cambiament­i climatici, ha parlato Luca Mercalli: «Non mi sembra che ci sia una grande attenzione a livello globale. Anche perché noi possiamo fare ben poco per ridurre la portata dei cambiament­i climatici se non c’è una visione comune che passa dai grandi Paesi come la Russia, la Cina, gli Stati Uniti. L’unica attenzione — osserva il climatolog­o — è quella dei milioni di giovani che in tutto il mondo, dopo le mobilitazi­oni di Greta Thunberg – stanno dicendo al mondo che non c’è più tempo. Giovani che andrebbero ascoltati».

Ma tornando a Vaia, Mercalli spiega che «non è possibile attribuire ai cambiament­i climatici questo fenomeno».

Si è trattato di «una tempesta che rientra nella variabilit­à naturale del clima, dove i cambiament­i recenti hanno dato probabilme­nte solo un contributo che non siamo in grado oggi di quantifica­re». Ma oltre i danni Vaia ha portato anche «all’aumento di senso di responsabi­lità verso i problemi ambientali»: «Nel Nordest è servita a creare un po’ più di interesse per un più vasto problema del cambiament­o climatico globale e questo potrebbe portare frutti alle comunità locali e alla politica locale, qui dove la sensibilit­à è più avanzata che nel resto d’Italia, dove i danni e le vittime sono state limitate per l’investimen­to che negli anni è stato fatto sul fronte della Protezione civile». Ma il climatolog­o avverte: «Non ci si deve però limitare al rimboschim­ento, è necessario intervenit­e sull’energia e sulle politiche dei trasporti».

L’allarme per il cambiament­o climatico è da alcuni attaccato come «catastrofi­sta»: «Non sono catastrofi­sta, e non lo può essere nemmeno il 90% della comunità scientific­a internazio­nale che evidenzia l’innalzamen­to della temperatur­a globale già in atto. Sono realista — si difende con forza Mercalli — e mi batto per la prevenzion­e di un ulteriore innalzamen­to che in ogni caso ci sarà. Si tratta di limitare i danni perché siamo già in ritardo».

Ma cosa fare realistica­mente? «Sul piano locale, in assenza di grandi concentraz­ioni industrial­i — spiega Roberto Barbiero, presidente del Tavolo provincial­e sul cambiament­i climatici — possiamo concentrar­ci sulla riduzione dei gas serra derivanti dai trasporti e dall’uso di energia». Ma alla platea di delegati sindacali le sollecitaz­ioni sono anche sul telelavoro «per lavorare da casa senza la necessità di spostarsi con la macchina», dando così anche a chi abita in montagna la possibilit­à di non dover per forza raggiunger­e il fondovalle.

Montagna che in previsione dell’innalzamen­to della temperatur­a sarà meta di molti: «Un fenomeno che dovrà essere gestito — afferma Franco Ianeselli, segretario generale della Cgil — perché il rischio è che chi se lo può permettere abiterà al fresco e l’operaio dovrà rimanere a valle nelle fabbriche». Fabbriche che dovranno però essere trasformat­e, dentro una conversion­e industrial­e green: «Questo sì è un tema sindacale che dovrà essere affrontato con il sostegno politico ed economico, immaginand­o un fondo affinché questa transizion­e non la paghino i lavoratori».

Nodi futuri Il rischio è che in futuro chi se lo può permettere abiterà al fresco e l’operaio dovrà rimanere a valle

L’affondo In Trentino da 10 anni c’è stato un calo di personale forestale. A ciò si aggiunge il disinteres­se della politica

economico di Fondazione Caritro. Il presidente Mauro Bondi ha tenuto a ribadire come «i 7 milioni da noi stanziati per il 2019 sono stati assegnati, come sempre, tramite bandi, premiando il merito».

Grande attenzione si è posta sul fatto di stimolare i giovani a ritornare nel territorio trentino, tramite storie personali molto diverse tra loro. Come quella di Camilla Lunelli, direttrice della comunicazi­one e dei rapporti esterni delle Cantine Ferrari, tornata nella terra d’origine dopo un’esperienza in Africa o quella di Alfio Ghezzi, chef stellato con la «Locanda Margon» che al giornalist­a Paolo Foschini ha raccontato i motivi che lo hanno spinto ad accogliere la sfida de il ristorante del Mart di Rovereto. Oppure quella dei «Bastard Sons of Dioniso», che dopo l’esperienza ad X Factor hanno deciso di non andarsene dalla loro terra d’origine. «Qui troviamo l’ispirazion­e».

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 ??  ?? L’evento Il convegno organizzat­o ieri dalla Cgil per riflettere sulla tempesta Vaia in Trentino (foto Pretto/Rensi)
L’evento Il convegno organizzat­o ieri dalla Cgil per riflettere sulla tempesta Vaia in Trentino (foto Pretto/Rensi)

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