Corriere del Trentino

Bisesti-Bungaro, prove di dialogo sulla casa della cultura alle Albere

Intanto i precari del Mart aspettano

- Marika Giovannini

L’idea dell’assessore comunale Corrado Bungaro di fare di Palazzo delle Albere una «Haus der Kultur» di livello provincial­e è «interessan­te». Parola dell’assessore provincial­e alla cultura Mirko Bisesti, che riflette sui destini futuribili dello storico palazzo del capoluogo.

TRENTO L’idea dell’assessore comunale Corrado Bungaro di fare di Palazzo delle Albere una «Haus der Kultur» di livello provincial­e è «interessan­te». L’assessore provincial­e alla cultura Mirko Bisesti non aggiunge molto di più: «La questione non è ancora stata affrontata nel dialogo con Bungaro». Ma l’apertura di credito — all’interno del dibattito sul destino dell’edificio storico a ridosso del Muse — risulta comunque degna di nota.

L’occasione per tornare a puntare i riflettori sulla villa madruzzian­a è la risposta di

Bisesti — depositata in questi giorni — all’interrogaz­ione firmata a inizio agosto dal capogruppo provincial­e di Futura Paolo Ghezzi: un documento scritto all’indomani del dibattito pubblico organizzat­o dalla Provincia sul futuro dell’edificio, che poneva all’assessore provincial­e una serie di interrogat­ivi non solo su Palazzo delle Albere, ma anche sulla zona lì attorno. Barchesse comprese.

Per quanto riguarda le prospettiv­e della fortezza cinquecent­esca, Ghezzi nell’interrogaz­ione riprendeva la proposta di Bungaro, rilanciata durante il confronto pubblico ma dalle origini ben più radicate: della creazione di una Haus der Kultur, infatti, l’attuale assessore comunale aveva parlato già nel 2014, in un documento della commission­e cultura (che allora Bungaro presiedeva da esponente del Pd) relativo alle linee guida di utilizzo dell’edificio. In quel testo, si chiedeva di «promuovere Palazzo delle Albere come Casa della Cultura-Haus der Kultur di tutto il territorio provincial­e, come luogo di socializza­zione della comunità, facendo convergere l’interesse e l’attività di più soggetti pubblici e portare a esplorare interessan­ti forme di progetto culturale». Ancora, una «casa della Cultura che operi quale sede versatile per ospitare e valorizzar­e un dialogo continuati­vo con la produzione culturale del territorio, come possibile vetrina delle eccellenze culturali del sistema museale trentino in linea con gli indirizzi di rafforzame­nto e sviluppo del distretto culturale Trento-Rovereto». Ora dunque, a cinque anni di distanza, si torna ancora lì. Con la Provincia che non sembra contraria all’idea.

Ma Bisesti, nella sua risposta, tratteggia anche qualche indicazion­e sulle prospettiv­e dell’area circostant­e. «L’utilizzo del Palazzo e del suo prato — scrive l’assessore — è un’occasione diretta a disegnare il futuro di questa zona della città. Il dibattito tra i presidenti (Stefano Zecchi del Muse e Vittorio Sgarbi del Mart, ndr) ha certamente contribuit­o a porre all’attenzione della cittadinan­za la situazione complessiv­a». E il futuro delle barchesse, gli edifici al di là della ferrovia? «Il tema delle barchesse — conclude Bisesti — si è purtroppo arenato e si condivide la volontànec­essità di trovare una soluzione funzionale alla realtà del Muse e degli edifici che gravitano in quella zona».

Ma non è solo sul destino di Palazzo delle Albere che l’assessore alla cultura è stato chiamato a rispondere, in questi giorni, dall’opposizion­e. A puntare il dito sul presidente del Mart, in una interrogaz­ione depositata a settembre, è stato il consiglier­e provincial­e dem Alessio Manica. Che non solo ha chiesto alla giunta di esprimersi sui toni utilizzati dal famoso critico d’arte («È quantomeno inopportun­o — scriveva Manica — che il presidente del Mart utilizzi la sua carica e minacci di cambiare i progetti del museo trentino per sbrogliare le proprie beghe e capricci personali»), ma ha interrogat­o anche sulle prospettiv­e di «future collaboraz­ione tra Verona e il Mart».

Serafico Bisesti: «Se pur l’atteggiame­nto del presidente sia talvolta “sopra le righe”, si ritiene faccia parte della dialettica che lo contraddis­tingue. In ogni caso il presidente è stato invitato a collaborar­e alla ricerca delle soluzioni migliori confrontan­dosi con l’amministra­zione provincial­e, anche per quanto riguarda eventuali collaboraz­ioni con altri musei».

Dopo i battibecch­i «Sgarbi sopra le righe? Fa parte della dialettica che lo contraddis­tingue»

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