«Gli scontri? Ultrà senza alcuna ideologia»
Leonardelli (Giovani della Lega): «Eravamo lì, ma respingiamo ogni violenza»
TRENTO Mercoledì pomeriggio erano in via Verdi, davanti al dipartimento di Sociologia. Il gruppo giovanile della Lega, coordinato da Marco Leonardelli, in queste settimane ha seguito, commentato e analizzato le contestazioni legate alla lectio del reporter Fausto Biloslavo. Un incontro prima cancellato, poi elevato a caso nazionale di censura, infine rimesso in agenda con annessi scontri tra fazioni opposte. Chi stigmatizzava il tentativo di limitazione della libertà di espressione, chi viceversa contestava il passato scomodo del giornalista, che negli anni Settanta ha militato nei ranghi del Fronte della Gioventù
di Trieste.
«Noi eravamo lì solo per fare volantinaggio itinerante — racconta Leonardelli — volevamo assistere al dibattito, era tutto pacifico e non ci siamo mai spinti oltre l’entrata». Con l’avvicinarsi dell’inizio della conferenza, dedicata al fronte convulso della Libia, gli animi si sono riscaldati. «Non ci sono mai stati contatti fra noi e i ragazzi che erano già lì — prosegue Leonardelli — D’un tratto è arrivato gruppo che non conosco, esagitati pare arrivati da fuori».
Qualcuno cerca di entrare, insulti, sputi e fra i due fronti contendenti (Casapound e collettivi di sinistra) partono i tafferugli monitorati dagli agenti in tenuta antisommossa. «Fascisti», si urla da una parte. «Brigatisti», la replica dall’altra. Un lessico che porta ad altri tempi. «La parola brigatisti l’ho usata anche io per stigmatizzare i tentativi di censura — spiega Leonardelli — Toni alti perché siamo stanchi che ci dicano che siamo fascisti quando, invece, chi usa metodi da anni Settanta non siamo noi».
Resta il fatto che Leonardelli prende le distanze dagli scontri fra le ali estreme che mercoledì, in via Verdi, si sono rintuzzate a vicenda. «Un episodio bruttissimo — spiega — Noi siamo contro la violenza, sempre, che sia da una parte o dall’altra». Ancora: «Noi sosteniamo sempre il dibattito aperto, libero, concentrato sui temi e senza lanci di ombrelli». Per il coordinatore dei giovani della Lega il fatto in sé non rappresenta lo specchio di un confronto politico ormai polarizzato: «Non c’è uno scontro ideologico, quei facinorosi si comportano come gli ultrà negli stadi: provocano disordini fini a se stessi».
Ventisei anni, Leonardelli rappresenta la generazione della Lega priva del suffisso «Nord», quella del leader Matteo Salvini e della svolta nazionale che in alcune circostanze s’è incontrata con Casapound. «Ci sono stati degli incontri di idee — riflette Leonardelli — Ma non ci sono mai state alleanze. La Lega è la Lega».
Ci danno dei fascisti ma chi usa metodi da anni ‘70 non siamo certo noi