Tagli ai vitalizi, c’è il salva-vedove
Passa la riforma. Ma spunta la proposta di tutela per chi riceverà una pensione da 800 euro
La riforma dei vitalizi che introduce il sistema contributivo è realtà: ieri il consiglio regionale, al termine di una lunga discussione, ha dato via libera al disegno di legge. Non senza momenti di aspro confronto, con le minoranze che hanno contestato in particolare gli emendamenti presentati dall’Svp, invocando allo stesso tempo maggiore trasparenza. Ma sotto la lente, ieri, sono finiti anche i tagli che interesseranno le vedove degli ex consiglieri, che saranno di oltre il 50%: per una quindicina di vedove si prospetta un introito di circa 800 euro al mese. Si sta valutando una manovra per alzare la quota.
TRENTO L’operazione — ha assicurato il presidente del consiglio regionale Roberto Paccher — «non dovrebbe costare più di qualche decina di centinaia di euro». E dovrebbe garantire, nei piani dei proponenti (Svp in primis), un’entrata mensile «almeno dignitosa— allarga le braccia Walter Kaswalder (Autonomisti popolari) — per le vedove degli ex consiglieri».
Nel giorno del via libera alla riforma dei vitalizi, approvata ieri pomeriggio dal consiglio regionale (43 sì), a tenere banco — soprattutto nei confronti fuori dall’Aula — è stata soprattutto la misura, in via di verifica, che punta l’attenzione su quelle vedove sul quale la «scure» dei tagli colpirà forte: si tratta, di fatto, di una quindicina di persone — donne molto anziane (anche ultracentenarie) — che percepiscono il vitalizio senza alcuna attualizzazione. E che con la riforma vedranno calare l’importo mensile percepito da circa 4.000 euro lordi a 1.200 euro lordi (più o meno 800 euro netti). «È la categoria più penalizzata» ha precisato Ulli Mair (Die Freiheitlichen). E così Gerhard Lanz dell’Svp: «Si deve fare attenzione a non avere situazioni sbilanciate». Di qui, la soluzione: provare a modificare il calcolo del vitalizio, spostandolo dai primi otto anni di contribuzione agli ultimi otto. Un modo che, nelle intenzioni dei proponenti, potrebbe alzare la cifra netta. La misura in realtà non fa fare i salti di gioia a tutti, anzi: anche in maggioranza c’è chi storce il naso. E nell’opposizione non si va molto per il sottile: «La Svp fa la sindacalista dei propri pensionati. Non dimentichiamo che gli eredi sono familiari di persone che hanno beneficiato di un privilegio» ha fatto notare Paolo Ghezzi (Futura). Ma l’idea è quella di andare avanti, chiedendo il parere scritto dell’Agenzia delle Entrate (per verificare l’eventuale rischio di ricorsi) per poi procedere con un ordine del giorno e intervenire inserendo l’importo necessario nella finanziaria regionale.
Al di là della prospettiva futura, ieri in Aula è stata la riforma però a infiammare il dibattito. Con le opposizioni — Movimento 5 Stelle, Team K, Futura in primo luogo — che hanno reclamato trasparenza (per dati mancanti e testi in continuo divenire). Chiedendo, come era già stato anticipato, il ritiro degli emendamenti dell’Svp, che prevedono la possibilità di anticipare l’età pensionistica a 60 anni per chi ha alle spalle una sola legislatura (e non tre), il taglio del divieto di cumulare vitalizi oltre i 9.000 euro per gli 11 ex consiglieri che hanno ricoperto anche la carica di parlamentari o parlamentari europei, l’automatismo degli aggiornamenti Istat e l’introduzione di coefficienti di ricalcolo più favorevoli. Modifiche che, hanno ricordato le forze di minoranza, «costano 400.000 euro all’anno, per un totale di 1,6 milioni da qui alla fine della legislatura».
«Quello che era uscito dalla porta rientra dalla finestra» ha tuonato Alex Marini (M5s), scagliandosi contro la questione dei versamenti facoltativi. Mentre da parte del Patt, ma anche dall’Svp, è serpeggiato qualche malumore sul recepimento di una indicazione romana (che però non ha messo in discussione il voto al disegno di legge). «Per noi — ha ammesso Lanz — era un punto di dubbio. Secondo noi c’era la possibilità di formulare una legge che seguisse le nostre logiche». Ancora più netto Ugo Rossi: «Su una materia sulla quale abbiamo il diritto di fare bene o male, stiamo aprendo le porte a qualcosa che in futuro porterà a risultati disastrosi per la nostra autonomia. Per me non è una giornata positiva nel cammino dell’Autonomia, ma un precedente che condizionerà la nostra capacità di decidere». Di diverso avviso Giorgio Tonini (Pd): «L’intesa è una tutela dell’Autonomia. Abbiamo salvaguardato la cornice generale». Dem che alla fine hanno votato a favore. Contario Filippo Degasperi (M5s) e Team K. Astenuti verdi, Futura, Freiheitlichen e Marini.
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