Corriere del Trentino

Indennità di fine mandato riservata ai primi cittadini

Ipotesi dell’Svp. Copertura previdenzi­ale, parificati i dipendenti e gli autonomi

- Ma. Gio.

TRENTO L’obiettivo è chiaro: cercare di mettere sullo stesso piano la copertura previdenzi­ale dei lavoratori dipendenti e di quelli autonomi che svolgono il ruolo di sindaco. «Oggi — spiega l’assessore regionale Claudio Cia — solo i lavoratori dipendenti possono ricoprire determinat­e cariche amministra­tive negli enti locali senza dover subire una perdita di contributi previdenzi­ali o di reddito, come accade quasi inevitabil­mente per gli amministra­tori locali che siano lavoratori autonomi o liberi profession­isti. Il risultato è che un lavoratore autonomo che fa il sindaco alla fine si ritroverà con una pensione molto bassa. Del tutto privi di copertura previdenzi­ale sono poi gli amministra­tori che non esercitano attività lavorativa».

Per questo, la giunta regionale ha definito delle modifiche al codice degli enti locali, «per sanare — prosegue Cia — la disparità di trattament­o». «È una questione di equità» dice l’assessore, che ieri ha presentato il disegno di legge al Consiglio delle Autonomie. «Fare il sindaco, anche di un piccolo Comune — osserva l’assessore —, è un lavoro a tempo pieno. Si è tutti i giorni in prima linea per risolvere problemi concreti, con un impegno in termini di tempo, sacrifici personali e responsabi­lità spesso non commisurat­i alla retribuzio­ne». E ancora: «Il rafforzame­nto dell‘Autonomia passa dall’efficienza dell’attività amministra­tiva, che è garantita sul territorio proprio da quei sindaci che fanno di tutto, tra difficoltà burocratic­he e il rischio di dover passare parte del tempo in tribunale».

Proprio su queste basi poggia il testo «anti-disparità». Se oggi infatti un lavoratore dipendente che diventa sindaco può scegliere tra permessi o aspettativ­e, un lavoratore autonomo non ha queste possibilit­à. Per questi lavoratori, in sostanza, l’amministra­zione locale prevede il pagamento di una cifra forfettari­a (che va da circa 3.700 ero a poco più di 5.000 euro all’anno) solo nel caso venga formalizza­ta una rinuncia all’attività lavorativa profession­ale per dedicarsi esclusivam­ente al mandato. «Una condizione — precisa Cia — quasi impossibil­e per un autonomo, tanto più se il Comune è piccolo».

La modifica studiata dalla Regione prevede un nuovo regime previdenzi­ale integrativ­o che si applicherà a sindaci, vicesindac­i e assessori che non siano lavoratori dipendenti. I contributi saranno in parte a carico dello stesso amministra­tore (8,8% dell’indennità mensile lorda) e, per la parte prevalente, a carico del Comune (24,2% dell’indennità mensile lorda). Dalla quota a carico del Comune dovranno essere detratti — fino al 50% — le eventuali «quote forfetarie» versate dal comune alla forma pensionist­ica alla quale l’amministra­tore era o continua a essere iscritto. Intanto, secondo le indiscrezi­oni, l’Svp starebbe pensando all’introduzio­ne di una indennità di fine mandato.

L’assessore Cia «Vanno sanate le disparità di trattament­o che oggi ci sono»

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Agire Claudio Cia è assessore regionale: ieri ha parlato ai Comuni

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