BUSSOLA DA USARE CON CURA
Nei giorni scorsi i quotidiani hanno dato conto degli esiti della sesta edizione dell’indagine promossa dalla Fondazione Agnelli, pubblicata sul portale Eduscopio. I criteri utilizzati per la ricerca sono quelli noti (regolarità nel percorso di studi superiori; risultati nel primo anno di Università, con voti e crediti; connotati della prima occupazione). L’indagine ha monitorato oltre 250.000 studenti diplomati fra il 2013 e il 2016, un campione che ha consentito di stilare delle «classifiche» per indirizzo scolastico e considerando istituti situati in tutta Italia. La fotografia che ne deriva, secondo le intenzioni della Fondazione Agnelli, è utile per facilitare le scelte di oltre cinquecentomila studenti (e dei relativi genitori) di terza media che fra qualche mese dovranno iscriversi al secondo ciclo di istruzione.
Apparentemente, tutto bene. Però è opportuno comprendere meglio l’architettura dell’indagine e rivelarne la relatività sottesa. Prendiamo i dati di grandi città (Milano, Roma, Torino, ecc.), ma anche quelli di Trento o del vicino Veneto (ben descritti nei dorsi delle edizioni locali del Corriere della Sera): sono dati inoppugnabili solo se letti in perfetta sintonia con i criteri di ricerca.
Appena li sottoponiamo alla prova di altri indici auspicabili dimostrano la loro debolezza, perché la loro forza sta soprattutto nell’interpretazione di elementi quantitativi (che, certo, possono essere anche di qualità) e nella loro catalogazione che prelude a una comparazione.
Quasi a una valutazione concorrenziale, che impedisce di conoscere correttamente la storia di una scuola. La ricerca Eduscopio non contempla aspetti altrettanto importanti, ma più difficili da ridurre alle necessità di un algoritmo: la costruzione di un clima favorevole all’apprendimento per tutti; l’investimento su una formazione critica e aperta; le risorse messe in campo per ridurre le disuguaglianze, e così via. Si propone come un’indagine quasi asettica, obiettiva.
Ma nel successo certificato di alcuni istituti, quanto pesano la loro collocazione fisica (in un dato quartiere, residenziale o di periferia); lo status di provenienza degli studenti che non può prescindere (fatte le debite eccezioni) dal background economico e culturale; le occasioni extrascolastiche molto utili per l’istruzione (precocità di esperienze significative, viaggi, immersioni linguistiche); l’avere poche o tante classi, la loro numerosità; dover affrontare situazioni difficili e criticità evidenti.
A scorrere gli ultimi dati di Eduscopio, salta all’occhio la ripresa di molti licei storici delle grandi città. Certamente pesa la professionalità dei docenti e la motivazione degli studenti, ma — a mio avviso — contano altrettanto le condizioni ambientali (dalla presenza di un ceto benestante alla disponibilità di risorse, sia finanziarie, sia strutturali). Il primo posto, poi, assegnato ad alcune scuole paritarie è, a mio avviso, un infortunio.
Non dovrebbero far parte dell’indagine, in quanto la loro esclusività comporta una selezione a priori degli iscritti. Per usare un’espressione corrente, semplicemente non sono sul mercato.
«Sic stantibus rebus», è meglio avvicinarsi alla ricerca Eduscopio con la massima cautela e prendere con le pinze la definizione, riportata su più giornali, «le scuole al top» oppure «le superiori che preparano al futuro»: verrebbe da chiedersi «quale futuro?» e «per chi?». È vero sulla carta e per chi ha sposato un’idea di istruzione prevalentemente utilitaristica, in qualche modo egoista, senza cogliere la complessità e le incertezze talora indifferibili che sono insite in un processo di crescita, intellettuale e culturale. Usando come bussola solo i dati di Eduscopio si rischia inoltre di incanalare su un percorso prestabilito anzitempo le attese e i bisogni in divenire di molti adolescenti, nella fraintesa convinzione di operare per il loro bene.
Oggi più di ieri, anche nel contesto di una crisi economica e culturale che incide profondamente in ogni direzione e crea nuove disuguaglianze, la scuola non può rinunciare alle sue ragioni costitutive: farsi carico di ogni ragazzo, accompagnarlo nel suo apprendimento e nel suo diventare grande con equilibrio, fornendo chiavi di lettura coerenti con una formazione responsabile ed autonoma. Nel presentarsi, le classifiche devono venire dopo una dimostrazione attendibile delle sensibilità e delle capacità professionali che fanno la cifra di ogni singola scuola.