Il questore ai ragazzi: «Violenza di genere, problema urgente»
TRENTO «La mafia sarà vinta da un esercito di maestre elementari» scriveva Gesualdo Bufalino, scrittore e poeta siciliano legato da un’amicizia profonda con Leonardo Sciascia. «La stessa cosa si può dire per la lotta contro la disparità di genere», ha aggiunto Anna Maria Maggio, dirigente della divisione anticrimine della polizia, che si occupa, tra le altre cose, della violenza contro le donne. «Siate consapevoli che tutti nascono liberi e che la violenza non è affatto un destino», ha incalzato la dirigente rivolgendosi ai circa 200 studenti del liceo «Da Vinci» che ieri hanno partecipato al primo incontro del progetto «Scuole ed educazione alla cultura della legalità».
L’iniziativa nasce dall’ostinazione del questore di Trento, Giuseppe Garramone, nel portare dentro le aule i temi della violenza di genere, del cyberbullismo, della sicurezza stradale e del fenomeno del consumo di bevande alcoliche e sostanze stupefacenti tra i giovani. «È un progetto che ho portato avanti già nelle precedenti esperienze perché credo che sia importante partire dalle scuole per migliorare la società», ha spiegato Garramone, che ha ricordato alcuni numeri sulla violenza contro le donne in Trentino: oltre 300 gli ammonimenti verbali lo scorso anno. Un trend che si sta riproponendo anche nel 2019. «Ma questo non vuol dire che in Trentino si verifichino maggiori episodi di violenza rispetto a Roma o Palermo — ha precisato il questore —. Al contrario, significa che le donne trentine hanno tolleranza zero di fronte a casi di questo genere».
Ciononostante, resta ancora molto lavoro da fare. «Non sempre le ragazze hanno la percezione della violenza — ha annotato la poliziotta Anna Maria Maggio —. Questo perché non sono abituate ad affrontare consapevolmente questo problema». A confermare il bisogno di affrontare seriamente queste tematiche è stata la stessa dirigente del «Da Vinci». «Sono problemi urgenti per i ragazzi, che corrispondono alla loro realtà e alle loro paure», ha detto Valentina Zanolla. L’urgenza, purtroppo, è dettata anche dai fatti di cronaca. Soltanto due settimane fa è stato denunciato un caso di bullismo omofobico al «don Milani» di Rovereto nei confronti di un ragazzo quindicenne. Su questo episodio è intervenuto anche l’Arcigay, chiedendo alla Provincia di ripristinare i percorsi di educazione al rispetto di genere. «Affinché eventi simili non accadano più — si legge nella nota — è necessaria un’azione capillare di educazione all’inclusione e al riconoscimento e rispetto per ogni tipo di diversità».
Giuseppe Garramone Sono convinto che sia importante partire dalle scuole per migliorare la società