UN PRIMO SPIRAGLIO DI LUCE
La palla è stata lanciata l’altro ieri dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, che nel Forum organizzato dal Corriere del Trentino, parlando del futuro di Mediocredito ha dichiarato: «Sono disponibile a lavorare per Mediocredito come banca pubblica di investimenti sul territorio e in questo senso ho già coinvolto Cassa depositi e prestiti e gli altri attori nazionali per capire come favorire Mediocredito. Ovviamente dico no alla privatizzazione». Il governatore Maurizio Fugatti, che solo pochi giorni fa aveva avuto un colloquio con lo stesso Fraccaro, ha ributtato la palla nel campo avverso, usando queste parole: «Siamo intenzionati a tenerci le quote di Mediocredito, ma al sottosegretario chiedo di vedere tutte le carte. Il nostro obiettivo deve essere uno solo: valorizzare il Trentino». Insomma, seppur lentamente, attorno a una delle partite più delicate che abbracciano il mondo del credito locale, si comincia a intravedere qualche spiraglio di luce. La questione del resto è delicata e suggerisce a Fugatti di muoversi senza strafare, predicando prudenza ma al tempo stesso cominciando a maturare in cuor suo una posizione ben definita, supportata anche dal giudizio favorevole delle imprese. E cioè: non mettere in vendita le quote trentine di Mediocredito, provando magari a intavolare una trattativa per acquisire pure quelle di Bolzano.
Una soluzione che nasce dal fatto che Kompatscher non considera strategica la partecipazione altoatesina nel pacchetto azionario dell’istituto bancario regionale.L’uscita del sottosegretario Fraccaro, condita dall’accenno al coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti, di fatto ha servito un prezioso assist al governatore leghista per imprimere una decisa accelerata alla partita Mediocredito. La tavola, quindi, è stata imbandita e si tratta di un buon punto di partenza. Il fatto che Fugatti voglia, legittimamente del resto, guardare le carte in mano a Fraccaro non va letto come una mancanza di strategia. Che infatti c’è e abbraccia la posizione di Confindustria e Artigiani, interessati ad avere una banca locale forte, capace di far fronte a un’esigenza impellente: poter avere un accesso facilitato al credito, cosa allo stato attuale complicata. A Piazza Dante interessa capire, in primo luogo, dove racimolare i soldi (60 milioni) per comprare le quote di Bolzano. È evidente che il coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti, in tal senso, può aprire scenari interessanti. Cassa centrale banca tagliata fuori, quindi? Rimane sul tavolo un’opzione attorno alla quale si sta ragionando, tutta da verificare, e che si può riassumere così: la Provincia di Trento, che mantiene il 26% di Mediocredito, consente una prelazione a Ccb sul pacchetto dismesso da Bolzano in cambio di quote e di un posto nel Cda di Cassa centrale banca.
D’altra parte, fanno sapere i sostenitori di un simile percorso, un «rafforzamento» patrimoniale di Ccb con il controllo di Mediocredito renderebbe più facile l’affermarsi di quello che vuole diventare uno dei poli chiave del sistema del credito nazionale senza con questo far venire meno il radicamento territoriale che sarebbe rappresentato proprio dalla presenza del pubblico dentro Ccb. È uno scambio che porterebbe vantaggi a tutti. Almeno sulla carta. Ad ogni modo, ciò che maggiormente conta, è che la vicenda Mediocredito sia finalmente uscita da una fase attendista e di eccessivo tatticismo per approdare a una conclusione che si spera essere la più rapida possibile.