La finestra sui monti
A Trento la mostra per i dieci anni delle Dolomiti patrimonio Unesco
Èuna suggestiva finestra sulla montagna quella che Luca Chistè e Terri Maffei Gueret aprono per festeggiare i primi dieci anni delle Dolomiti come patrimonio Unesco a Trento Film Festival e Trentino Marketing. Sociologo e fotografo lui, creativa e grafica lei, hanno inaugurato a Trento a palazzo Roccabruna la mostra Il mutare dell’eternità, immagini e parole per riflettere sul rapporto tra uomo e natura. I 35 scatti, finemente post-prodotti e stampati con tecnica fineart su carta Hahnemuehle Silk Baryta, resteranno esposti fino al 4 gennaio 2020.
Come nasce questa mostra? «Da un’intuizione - spiega Luca Chistè - . Terri, figlia della guida Alpina Clemente Maffei Gueret, ha sempre avuto un rapporto speciale con la montagna e tuttora vive a Madonna di Campiglio. Le finestre di casa sua danno su Bocca di Brenta. Se si aguzza lo sguardo si intravede addirittura il rifugio Tuckett. Un paesaggio fuori dal comune, pieno di magia e stupore, soprattutto per chi come me, abita in città. Nell’immaginario collettivo la montagna rappresenta l’eterno, qualcosa che c’era prima e ci sarà dopo l’uomo. Le cime sono immobili eppure, al tempo stesso, cambiano ogni giorno. Le foglie cadono e ricrescono, la neve e la tempesta arrivano per poi lasciare spazio all’arcobaleno. Di qui l’idea di immortalare questa staticità solo apparente in maniera costante per tredici mesi, in modo da evidenziare la piccola grande rivoluzione che ogni giorno si consuma tra le rocce». Questa scommessa li ha portati a posizionare macchina fotografica e cavalletto a casa di Terri e a scattare oltre tremila fotografie, almeno una al giorno per più di un anno, alternando la mano umana all’obiettivo automatico. Tra mostra e catalogo, ne sono state utilizzate sessanta, scelte dando spazio a colori e atmosfere opposti per far emergere la forte stagionalità dell’ambiente montano, mettendo in evidenza anche la sua immutabilità nel tempo, in relazione alla vita di un essere umano.
Nell’immaginario collettivo la montagna rappresenta l’eterno. Le cime sembrano immobili, invece cambiano ogni giorno. Da qui l’idea di immortalare questa staticità solo apparente: tremila foto
L’aspetto visuale è dominante Gli scatti sono accompagnati da aforismi e testi tratti da libri di poeti e grandi alpinisti. Scatti lirici come la montagna che si scrolla di dosso le gocce di temporale nell’arcobaleno
«Un gioco di luci e di ombre, di terra e di cielo, per raccontare la fragilità e la delicatezza della natura, ma anche la sua forza dirompente. È come se due diversi cicli dell’esistenza, uno dell’uomo e l’altro del mondo, si fossero incrociati al momento dello scatto, tra albe poetiche, tormente di neve e arcobaleni brillanti, mentre il paesaggio sullo sfondo parlava attraverso il silenzio - dice Luca Chistè - . Uno scenario propizio al raccoglimento e alla grande contemplazione. La montagna è luogo di apprendimento, ricerca e scoperta, soprattutto per chi, come me, è affascinato dalla filosofia esistenzialista europea. Personalmente, mi capita spesso di domandarmi dove siamo e soprattutto in che direzione stiamo andando come persone e come società. Ecco, analogamente a quanto avviene nel «Dialogo tra l’islandese e la natura» di Leopardi, le Dolomiti di Brenta, alla fine, sono sempre capaci di darmi le risposte che vado cercando».
Una mostra che si guarda con gli occhi ma anche con la mente. L’aspetto visuale è predominante, gli scatti sono accompagnati con aforismi e testi tratti da libri di poeti e grandi alpinisti, da Hermann Buhl a Emilio Comici. «Come scriveva Henry David Thoreau, «la percezione della bellezza è un test morale».
Tra le oltre tremila fotografie scattate, ci sono scatti molto lirici, di pura poesia, come la montagna che si scrolla di dosso le ultime gocce di temporale fondendosi con l’arcobaleno. «Il mio preferito non è così scenografico - rivela Luca Chistè - ma ha un grande significato simbolico. È infatti una fotografia in cui sembra che la roccia stia aspirando le nuvole che infestano il cielo plumbeo, tormentato. Come se la montagna avesse spalancato la bocca e si stesse preparando a inghiottire il mondo intero. Una sorta di fermo immagine in cui la natura chiede all’uomo di proteggerla e rispettarla, reso ancora più attuale da quanto sta accadendo in queste ore anche in Italia a causa del maltempo».