Corriere del Trentino

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- Di Marco Ioppi

Il tema è migliorare l’attrattivi­tà del sistema sanitario trentino e tra gli strumenti individuat­i c’è quello di istituire la Facoltà di Medicina e Chirurgia. Il nostro Ordine chiede di essere coinvolto e pone alcuni condizioni per la riuscita del progetto.

Il tema è migliorare l’attrattivi­tà del sistema sanitario trentino e tra gli strumenti individuat­i è quello di istituire la Facoltà di Medicina e Chirurgia. Se ne parla da anni e con l’annuncio del presidente Maurizio Fugatti dell’avvio da parte della Provincia autonoma di un tavolo tecnico con l’Università di Padova è diventato notizia del giorno.

L’Ordine è sempre stato d’accordo sul progetto di istituire una facoltà di medicina e chirurgia sul nostro territorio. Il «Bollettino Medico Trentino», numero 3 del 2019, nello speciale dedicato alla carenza dei medici, riportava infatti che il Trentino Alto Adige è l’unica regione italiana, oltre alla Valle d’Aosta, a non avere una Facoltà di Medicina e auspicava un’iniziativa per poterla avere oltre alla realizzazi­one, il più celermente possibile, del nuovo ospedale.

La Facoltà di Medicina e Chirurgia a Trento può portare indubbiame­nte effetti positivi sulla sanità per il contributo legato all’insegnamen­to accademico e nella ricerca, pur tenendo conto delle difficoltà del progetto che è bene ricordare. Non si devono alterare gli equilibri con l’Università di Trento e con quella di

Verona per i progetti di collaboraz­ione in essere con entrambe, se non altro per il fatto che detengono l’organizzaz­ione di importanti corsi di specializz­azione, di ricerca e di laurea di profession­i sanitarie.

Il momento per il bilancio provincial­e inoltre non è dei più favorevoli e l’ospedale, in cui si dovrebbero portare i corsi universita­ri, offre, dal punto di vista struttural­e, più criticità che punti di favore.

Non bisogna dimenticar­e poi che la posizione di domanda mette la Provincia in uno stato di debolezza con il rischio che debba accettare una qualsiasi soluzione purchessia. Questo potrebbe comportare meno forza nel pretendere il coinvolgim­ento nel progetto di tutte le componenti sanitarie, ospedalier­e e territoria­li e nel far riconoscer­e alle eccellenze locali titolo per poter accedere all’insegnamen­to anche se prive di ruoli accademici. Sono argomenti che l’Ordine ha più volte sottolinea­to e sconcerta il fatto che non sia stato da subito coinvolto in un progetto così importante per la profession­e.

Portare la Facoltà di Medicina e Chirurgia in Trentino è sicurament­e un elemento di attrazione per i medici a restare, ma questo non si pensi che possa bastare per risolvere il problema della carenza dei medici specialist­i e dei medici di medicina generale. Anzi, dirò di più, i medici non mancano, ci sono, ma i giovani medici sono bloccati e quelli in attività, in parte, non vedono l’ora di andarsene dal pubblico.

Più di 9.000 giovani medici, infatti, sono bloccati nel cosiddetto «imbuto formativo» perché i posti a concorso delle scuole di specializz­azione e di formazione della medicina generale sono inferiori alla domanda, con il risultato che sempre più medici decidono di lavorare nel privato dove non serve la specializz­azione e oltre 1000 emigrano ogni anno all’estero.

I medici in attività, sempre di più, non vedono l’ora di andarsene dal pubblico perché demotivati e frustati per una burocrazia che li distoglie dall’attività clinica, per i contratti e le retribuzio­ni ferme da anni, per il blocco delle carriere e del turnover, per i carichi di lavoro sempre più gravosi, per l’insicurezz­a sui posti di lavoro, per il peso della responsabi­lità e le difficoltà a entrare in relazione con il paziente, per non sentirsi coinvolti nelle scelte di programmaz­ione sanitaria.

Se ne vanno dal pubblico perché hanno perso il sogno di poter lavorare in autonomia, indipenden­za, responsabi­lità e sicurezza nel Servizio sanitario nazionale. È fondamenta­le pertanto un cambio di rotta: avviare una nuova politica di gestione del personale che si impegni a ridare loro quel sogno, che miri a motivare e valorizzar­e i medici in attività per evitare l’abbandono anzitempo e costruire un progetto di crescita per ogni giovane medico specialist­a assunto.

Allora anche la istituzion­e della Facoltà di Medicina e di Chirurgia in Trentino ha un senso a condizione che avvenga contestual­mente alla valorizzaz­ione e al «tenere ben stretti i medici che abbiamo» e a un progetto formativo di crescita stimolante per ogni medico specialist­a o di medicina generale che inizia il servizio. È necessario agire su più fronti per rendere davvero la sanità trentina attrattiva per i medici e di soddisfazi­one per i pazienti.

Cautela

Non si devono alterare gli equilibri con l’università di Trento e con quella di Verona: detengono l’organizzaz­ione di importanti corsi di specializz­azione, di ricerca e di laurea di profession­i sanitarie

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L’ospedale Santa Chiara di Trento e le sue condizioni vengono considerat­e uno dei limiti per procedere verso il corso di medicina
Ospedale L’ospedale Santa Chiara di Trento e le sue condizioni vengono considerat­e uno dei limiti per procedere verso il corso di medicina

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