Overdose fatale, aperta un’inchiesta Il dolore di Forray «Sono sotto choc»
Aquila-Lab: ricorderemo il tuo sorriso e la passione per lo sport
La Procura ha aperto un’inchiesta sulla morte di Serena Pedergnana, la venticinquenne di Rabbi trovata lunedì morta in un’auto. «Serve più prevenzione», spiegano nella comunità Cts di Trento. Il dolore del capitano dell’Aquila, Toto Forray: «Sono sotto choc».
TRENTO Ieri mattina, prima che gli ospiti della Casa di Giano di Santa Massenza potessero leggere i quotidiani, gli operatori della comunità di accoglienza del Centro Trentino di solidarietà li hanno preparati alla notizia della morte di una loro compagna, amica. Troppo forte l’emozione per persone con diverse fragilità che vivono nella comunità. Come Serena Pedergnana, la giovane di 25 anni di Rabbi, trovata luendì riversa sul sedile di una vecchia Mercedes parcheggiata nel marciapiede opposto a quello dell’ospedale S. Chiara. E a pochi minuti dal Serd, dove il compagno si era recato prima di trovarla esanime. «Sono rimasti tutti sconvolti — spiega Irene Pradi, responsabile terapeutica del Cts — trovandosi la morte vicina». E aggiunge: «Anche noi operatori siamo in difficoltà in questo momento, ci invade un senso di impotenza e frustrazione e poi pensiamo ai familiari». Di prevenzione parla Stefania Segnana che interviene sulla morte della giovane: «È una tragedia che ci lascia sgomenti e al tempo stesso ci chiede di incrementare il nostro impegno per la lotta contro la droga — dice l’assessora provinciale alla salute e politiche sociali — Dobbiamo parlarne di più, capire se le politiche messe in campo finora siano adeguate».
Intanto, sul decesso della ragazza, che dopo due percorsi in comunità (nel 2018 e quest’anno fino a giugno) aveva trovato un lavoro stagionale e sembrava aver gettato alle spalle il periodo difficile, è stata aperta un’inchiesta della Procura di Trento. Non è ancora chiaro se la pm Licia Scagliarini deciderà di ordinare l’autopsia sul corpo della ragazza, una passaggio purtroppo scontato in questi casi, ma i carabinieri della compagnia di Trento hanno avviato approfondimenti per ricostruire le ultime ore della ragazza e risalire a chi ha ceduto la droga ai due giovani e quali tipo di sostanze siano state utilizzate. Si cerca anche negli ambienti dello spaccio in città.
Oltre alla comunità di recupero tutta Rabbi, dove vive la famiglia di Serena (i genitori e quattro fratelli) è sotto choc. In molti la ricordano sui social: «È stato bello conoscerti — dice Andrea — mi auguro di rincontrarti in paradiso, sarai l’angelo più bello». E un amico fa da tramite alla famiglia che ai funerali (non ancora fissati) chiede «non fiori ma donazioni alle comunità di recupero». Mente l’AquiLab-Aquila Basket For No Profit: «Sei stata un’ottima compagna di squadra, Serena.
Ogni sabato in palestra regalavi il tuo entusiasmo di fare basket, fare squadra per migliorare. Una presenza importante e preziosa per ogni giocatore di “Everybody needs some basket”. Rimarrà con noi il tuo sorriso e la tua passione contagiosa per lo sport». Sorriso
e passione per lo sport. Due tratti distintivi del carattere di Serena. «Era così — ammette Pradi — una ragazza con risorse che lasciava il segno, una che non si dimenticava. La ricordavi perché aveva una personalità forte pur con grosse fragilità, molto attiva anche nella comunità: amava lavorare in campagna, ma partecipava a tutta la vita comunitaria, si rimboccava sempre le maniche. Siamo molto dispiaciuti». E sottolinea: «Serena non è mai stata espulsa dal centro, ha fatto periodi di sospensione dal percorso, concordati con lei, il Serd e la famiglia, ma poi è sempre rientrata». «Vorrei fosse ricordata come una giovane strappata tragicaemente alla vita per le sue scelte sbagliate con tutto il dolore che accompagna questa tragedia: con certe scelte purtroppo non torni indietro». Eppure Serena sapeva a cosa andava incontro. «Era informata sui rischi, non riesco a spiegarmi cosa sia successo: sapevo che lavorava e stava bene. Invece...».