Bimby, abiti, salotto Badante accusata di aver svuotato il conto
Un Bimby da 1200 euro, un salotto nuovo da 1.500 euro e poi abiti, cosmetici e creme. Avrebbe usato la carta prepagata del proprio assistito come fosse sua una badante trentina di 50 anni, accusata di aver svuotato il conto corrente di un anziano. Si parla di ammanchi per 44.510 euro. La donna è a processo per circonvenzione d’incapace.
TRENTO I ricettari del Bimby sono arrivati anche tempo dopo, quando la signora aveva già smesso di lavorare per l’anziano. Una consegna che non poteva non far sorgere qualche dubbio ai familiari. Era difficile pensare che l’anziano zio, ormai incapace anche di prendersi cura di se stesso, avesse negli ultimi anni di vita iniziato a coltivare l’amore per la cucina tanto da acquistare un Bimby. E poi c’era quella carta prepagata e il conto online aperto dall’uomo che «non sapeva neppure cos’era un bancomat», ha raccontato la nipote in aula. Insomma era difficile credere che forse proprio l’anziano l’autore delle spese pazze scoperte dall’amministratore di sostegno, ossia il cognato dell’uomo.
Era stato lui a scoprire i presunti ammanchi dal conto corrente dell’uomo. Parliamo di un «buco» di 44.510 euro. Ammanchi che ora hanno messo nei guai la badante dell’uomo, 50 anni. La donna, difesa dall’avvocato Matteo Pallanch, è a processo per circonvenzione di incapace e utilizzo indebito della carta di credito. Sarebbe lei, secondo i familiari dell’anziano, che è scomparso un anno fa, l’autrice dei prelievi illeciti dal conto corrente dell’uomo. Era sempre lei a «gestire» i soldi dell’anziano e soprattutto la carta prepagata che, a quanto pare, avrebbe utilizzato come fosse sua. La donna non sarebbe stata neppure troppo accorta. Avrebbe infatti effettuato acquisti difficilmente compatibili con la vita dell’anziano. Non si sarebbe limitata al Bimby, acquistato con un bonifico, per 1200 euro, ma avrebbe comprato anche abiti da donna, cosmetici e anche una play station. Non solo: secondo l’accusa avrebbe convinto il suo assistito anche a firmare un assegno per acquistare un nuovo salotto per un valore complessivo di 1.500 euro. Insomma era riuscita a carpire la fiducia dell’anziano tanto da convincerlo a firmare bonifici e assegni per acquisto di beni che lei puntualmente poi portava a casa. I familiari contestano prelievi illeciti già dal 2015, mentre il presunto uso indebito della carta risale al secondo semestre del 2016.
Ieri mattina in aula la Procura ha ricostruito i presunti prelievi e le spese pazze effettuate attraverso la testimonianza di due funzionari di banca e del finanziere che ha ricostruito tutte le movimentazioni dai conti correnti della vittima. Poi sono stati sentiti alcuni parenti. Il giudice ha rinviato l’udienza a maggio, in quella sede verranno sentiti l’ex amministratore di sostegno e i testi della difesa.