Condannato e ammonito, tentò di stuprare la cognata Ma resterà in Trentino
Il Tar: ha figli minori, prevalente l’interesse familiare
TRENTO Ha alle spalle più condanne, per lesioni e guida in stato di ebbrezza, sfruttamento della prostituzione, e un ammonimento del questore per una delicatissima storia di violenza. L’uomo avrebbe aggredito durante una lite la cognata e avrebbe tentato di violentarla, ma resterà comunque in Trentino. Almeno per ora. Per i giudici è infatti prevalente l’interesse familiare e dei figli minorenni, in quanto l’uomo è una figura di riferimento per loro.
L’interesse del nucleo familiare è quindi prevalente rispetto ai reati commessi che peraltro, ha evidenziato la difesa, sostenuta dall’avvocato Francesco Moser, non sarebbero indice di pericolosità sociale. È una sentenza che potrebbe far discutere quella del Tar di Trento che annullato il diniego della questura di Trento al rinnovo del permesso di soggiorno per un padre di famiglia di origini kosovare. La vicenda è complessa e delicata, soprattutto per le ripercussioni che la famiglia dell’uomo e i bambini, nati in Trentino, potrebbero avere. Ed è questo il nocciolo del ragionamento dei giudici che hanno annullato il provvedimento di diniego chiedendo alla questura un nuovo approfondimento «accertando dapprima l’attuale situazione familiare — scrivono in sentenza — e in particolare se l’uomo rappresenti o meno un’importante figura di riferimento per i figli minori e quindi se la sua presenza sul territorio italiano sia realmente necessaria ai fini del sostentamento della famiglia».
L’uomo, di origini kosovare, sposato con una profuga della guerra del Kossovo (titolare di un permesso di soggiorno per motivi umanitari), è in Italia da anni, dal 1999. Il 24 settembre 2018 ha presentato una domanda di rinnovo del permesso di soggiorno per «attesa occupazione», ma il questore ha rigettato la domanda. Il motivo: l’uomo nel corso degli anni ha avuto più di un guaio con la giustizia. Nel 2008 era stato condannato per guida in stato di ebbrezza, nel marzo 2010 ha patteggiato per favoreggiamento della prostituzione e nel maggio 2010 aveva patteggiato anche per lesioni. Ma a far decidere la questura sarebbe stato soprattutto il provvedimento di ammonimento del 4 agosto 2017 per una lite, avvenuta il 7 aprile 2017, con la cognata. La donna avrebbe riportato delle
lesioni, inoltre a pesare sul destino dell’uomo ci sarebbe soprattutto l’episodio di presunta tentata violenza sessuale nei confronti della cognata.
La difesa ha però evidenziato che i precedenti penali non sarebbero ostativi al rinnovo del permesso di soggiorno. Inoltre lo stesso Tribunale di sorveglianza — ha evidenziato l’avvocato Moser nel ricorso — il 20 febbraio 2018 ha concesso all’uomo per l’espiazione delle condanne gli arresti domiciliari. «Una misura — sostiene il legale — che presuppone l’insussistenza del pericolo di reiterazione dei reati». Per la difesa l’uomo non sarebbe per l’ordine e la sicurezza pubblica. Ma il difensore nel ricorso ha invocato soprattutto l’importanza del ruolo dell’uomo come padre (i figli sono tutti minorenni, nati e cresciuti in Italia). «Un ritorno forzoso nel proprio Paese sarebbe pregiudizievole per la famiglia» secondo il legale. Ed è proprio su questo punto che si sono concentrati i giudici. Per il Tar «la formazione di una famiglia sul territorio italiano non può costituire scudo o garanzia di immunità», ma si deve comunque tenere conto della particolare situazione familiare dell’uomo e dell’importanza di mantenere coeso il nucleo familiare che è fortemente radicato sul territorio Trentino. Ora la questura dovrà fare una nuova valutazione alla luce, però, del diktat del Tar.
Il ricorso
L’uomo, kosovaro, vive in Italia dal 1999 Per la difesa non c’è pericolosità sociale