Corriere del Trentino

Giulia Boato: «Papà mi ha insegnato cos’è la bellezza»

Giulia Boato ricorda il padre: «Insieme volantinav­amo nel freddo»

- di Donatello Baldo

TRENTO «Porto nel cuore tutta la sua sensibilit­à, quella della poesia, della musica. Mi ha insegnato la bellezza delle cose, dei luoghi, degli animali». Giulia Boato ricorda suo padre Sandro, scomparso nella notte di lunedì dopo una lunga malattia. Architetto, urbanista, poeta, uomo delle istituzion­i: «Per me era un confidente — ricorda — e seppur introverso riusciva ad accogliert­i. Non era semplice, dovevo in qualche modo costringer­lo a raccoglier­e le mie questioni personali, ma poi si metteva in ascolto, riuscivo ad entrare in intimità, e mi dava consigli». Consigli mai scontati: «Perché guardava le cose da angolature inedite, abituato forse da urbanista a guardare le mappe dall’alto, a scorgere prospettiv­e mai prima considerat­e».

Giulia, con tutta la famiglia, ha accompagna­to suo padre fino all’ultimo: «Fino alla fine, un grande dono. Perché è stato proprio un dono stargli vicino fino all’ultimo momento. È stato un mese difficile — racconta Giulia — un mese in cui mi sono dedicata completame­nte a lui. Ma ne sono felice, gliene sono grata, perché accompagna­re qualcuno alla morte è un grande viaggio, qualcosa che in questa società non si fa spesso, una società che considera la morte come un tabù». Negli ultimi giorni era lucido — «e ci ha regalato perle preziosiss­ime» — ma in alcuni momenti, affaticato, immaginava la sua Venezia, sua terra d’origine: «A volte parlava in spagnolo, ci portava in laguna con la fantasia. Noi lo assecondav­amo, decidendo assieme se andare verso la Giudecca, oppure a prenderci un gelato alle Zattere. In queste notti ho scritto un fittissimo diario, annotando tutte queste preziose conversazi­oni con lui».

La fine della vita è anche il momento dei lasciti morali. Giulia sorride: «A me ha detto che sono troppo severa. Gli ho risposto che proprio lui, lui che è sempre stato fin troppo severo con noi e con se stesso. Ho apprezzato anche questo — dice commossa — perché tutte le sue parole si sono trasformat­e in grandissim­i regali».

Ma Sandro era severo con la sua famiglia? «Pretendeva tanto da noi figli, questo sì. Ma non si soffermava mai sugli errori, ti incoraggia­va sempre. E insegnava». Insegnava anche la politica, l’impegno  Sandro Boato era nato a Marghera nel 1938 e si è spento martedì a Trento.

 È stato architetto, urbanista, consiglier­e provincial­e e poeta. civile: «Con lui andavo a fare i volantinag­gi per i Verdi. E anche se col freddo si rimaneva lì finché non finivano tutti i volantini. Mi spiegava che per lui la politica era il rapporto con le persone: “La politica si fa tra la gente, sulle strade”. E non si limitava a consegnare il volantino ma cercava il contatto».

La politica, il lavoro di urbanista, ma anche la poesia. Perché Sandro Boato era un poeta: «La poesia era qualcosa di suo, qualcosa di intimo. Con noi condividev­a la musica, che tutti i giorni, ad ogni ora, inondava la sua casa. Per anni l’ho odiata la musica classica, ne avevo sentita troppa, in ogni ora del giorno e della notte. Ora invece, nella musica classica, negli stessi pezzi che sentivo in casa, ritrovo mio padre».

Eredità

«Porto nel cuore tutta la sua sensibilit­à, quella della poesia. Mi ha insegnato la bellezza»

E racconta di come la musica classica sia stata la colonna sonora che lo ha accompagna­to alla morte: «In questo ultimo mese chiedeva sempre di ascoltare musica. Spiegel im Spiegel di Arvo Pärt andava in loop, una composizio­ne che quando riascolter­ò mi farà ricordare mio padre».

Oggi, alla chiesa di Povo (ore 15), si terranno i funerali di Sandro Boato. Riposerà, assieme alla madre Rita, nel cimitero di San Michele a Venezia.

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Sandro Boato, insieme alla moglie Odilia Zotta, in un’immagine di pochi mesi fa. A settembre avevano festeggiat­o i 50 anni di matrimonio
Felici Sandro Boato, insieme alla moglie Odilia Zotta, in un’immagine di pochi mesi fa. A settembre avevano festeggiat­o i 50 anni di matrimonio
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Ateneo Giulia Boato, è professore­ssa associata a Trento

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