Corriere del Trentino

Mediocredi­to, altolà a Fracalossi

Fugatti: «Non vendiamo, ora una banca territoria­le». Le imprese incalzano: fateci crescere

- Marika Giovannini

La Provincia non ha intenzione di vendere le proprie quote di Mediocredi­to. Di fronte alle prospettiv­e tracciate dal presidente di Cassa centrale banca Giorgio Fracalossi, il governator­e Maurizio Fugatti conferma la linea già indicata più volte. Mettendo sul tavolo due paletti precisi: l’attenzione alle piccole imprese e il radicament­o territoria­le di Mediocredi­to. E sulle fusioni spiega: «Ci preoccupa che qualcuno abbia messo in discussion­e il percorso».

TRENTO Maurizio Fugatti ribadisce un concetto che, in queste ultime settimane, ha dovuto ripetere più volte: «Non abbiamo intenzione di vendere le nostre quote di Mediocredi­to». Mentre il presidente di Cassa centrale banca Giorgio Fracalossi immagina un futuro preciso per l’istituto di credito («Il nostro obiettivo sarebbe farlo diventare la banca corporate del gruppo»), il governator­e fa capire di non aver cambiato idea sulla parte pubblica. Rilanciand­o: «Mediocredi­to deve avere un forte radicament­o territoria­le». Tradotto: «Deve avere testa e piedi in Trentino».

Presidente Fugatti, Fracalossi ha mostrato di avere un progetto preciso per Mediocredi­to. Eha chiamato in causa la Provincia sulle quote.

Cosa risponde?

«Lo ripeto un’altra volta: noi non abbiamo intenzione di vendere le nostre quote. Detto questo, anche se fosse, non è che queste quote andrebbero a Cassa centrale banca perché lo decidiamo noi. Ci deve essere una procedura di evidenza pubblica».

Quindi, come aveva già spiegato a metà novembre, la Provincia non è intenziona­ta a vendere.

«Alla luce delle sollecitaz­ioni che ci sono arrivate dal mondo economico e produttivo trentino, stiamo seriamente valutando di mantenere la parte pubblica in capo alla Provincia».

L’orientamen­to della Provincia di Bolzano è diverso.

«Bolzano vuole vendere le proprie quote, Trento no. Ma attenzione: la nostra visione di Mediocredi­to è quella di una banca che si occupa delle piccole e medie imprese locali e che mantiene un forte radicament­o territoria­le».

La testa va mantenuta in Trentino, insomma?

«Testa e piedi in Trentino».

Come si concilia la sua prospettiv­a con quella di Fracalossi?

«Se si dialogherà con Cassa centrale banca, fermo restando il mantenimen­to della nostra parte pubblica, il confronto dovrà poggiarsi sui due paletti che ho appena indicato».

Parlava delle quote di Bolzano. Le potreste comprare voi? Il sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro ha parlato di un coinvolgim­ento di Cassa depositi e prestiti.

«Per quanto ci riguarda, valuteremo tutte le carte sul tavolo. Chiunque bussi alla nostra porta e proponga delle ipotesi verrà ascoltato: noi, nell’interesse della parte pubblica, abbiamo l’obbligo di valutare tutte le ipotesi in campo. Tenendo presente che c’è anche la questione della provvista: Mediocredi­to deve avere qualcuno che faccia provvista di liquidità per finanziare le piccole e medie imprese. Da solo non può stare».

Valuterete le ipotesi, dunque: in che tempi?

«Non entro domani mattina. Ma vogliamo fare in fretta. Anche alla luce di un altro aspetto».

Quale?

«Abbiamo visto le polemiche nate per fusioni e accorpamen­ti. È chiaro che questo aumenta la delicatezz­a della questione di Mediocredi­to. Che rappresent­a un patrimonio del Trentino».

Le fusioni: cosa ne pensa?

«Non entro nel merito dell’opportunit­à o meno. Il percorso democratic­o con il quale viene svolto questo processo però deve essere rispettoso dello spirito mutualisti­co e deve essere il più possibile trasparent­e. Qualcuno lo ha messo in discussion­e. E questo ci preoccupa».

Fracalossi ha anche sottolinea­to che le domande di accesso al credito non sono tante. Sorpreso?

«Non faccio né il banchiere né l’imprendito­re. Ma se da una parte gli imprendito­ri ci dicono che esiste una reale difficoltà a ottenere il credito, dall’altra le banche ci spiegano che non arrivano domande di credito. Al netto dei meccanismi tecnici con cui viene erogato il credito, che possono scoraggiar­e le domande, da parte degli imprendito­ri ci può essere il timore di vedersi negato il finanziame­nto».

Ultima questione: Carige.

«Non ho gli elementi tecnico-contabili per valutare questo investimen­to, ma credo che Ccb lo abbia valutato attentamen­te. Come ho già detto, da trentini dobbiamo guardare con un certo orgoglio al fatto che una banca provincial­e riesca ad inserirsi nella realtà ligure. Ma va valutato il piano industrial­e, legato anche allo spirito mutualisti­co».

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