Corriere del Trentino

Andreatta, ultimo bilancio «Sostenere l’università»

Palazzo Thun, l’ultima relazione al bilancio del sindaco: «Per non diventare la retroguard­ia del mondo Trento deve sostenere lo sviluppo della sua università»

- di Marika Giovannini

«Per non diventare la retroguard­ia del mondo Trento deve sostenere lo sviluppo della sua università». Sono parole del sindaco Alessandro Andreatta che, commosso, ha letto l’ultima relazione di bilancio. Per il futuro Trento dovrà puntare su ricerca, accoglienz­a e ambiente.

«Sono stati venticinqu­e anni: non avevo quarant’anni, oggi ho superato i sessanta». In piedi in quell’Aula di Palazzo Thun che è stata un po’ la sua «seconda casa» dalla «metà esatta degli anni Novanta», ieri il sindaco di Trento Alessandro Andreatta non ha nascosto un pizzico di emozione. Il suo «commiato» — racchiuso nell’ultima relazione di bilancio della consiliatu­ra, a pochi mesi da elezioni che non lo vedranno protagonis­ta — è diventato, naturalmen­te, l’occasione per ripercorre­re parte di quegli anni trascorsi alla guida dell’amministra­zione comunale. Con lo sguardo proiettato in avanti. Alla Trento del 2030.

«Ho visto la città cambiare e ho avuto un ruolo nella sua trasformaz­ione» ha ricordato Andreatta. Che ha ringraziat­o per un «impegno totalizzan­te». Ma soprattutt­o per l’«onore» dell’incarico ricoperto in questi anni. Trentun pagine di relazione, quelle lette da Andreatta, per raccoglier­e le direzioni imboccate nel percorso alla guida di Palazzo Thun (con riferiment­i a Joan Busquets e Adriano Goio) e proiettarl­e verso il futuro. Insistendo sulla vocazione culturale ed universita­ria di Trento. Invocando una stagione «di crescita sostenibil­e e bilanciata». E allontanan­do «certa politica che evoca slogan emozionali». Con stoccate al centrodest­ra nazionale e locale tutt’altro che delicate.

Una Trento trasformat­a in popolazion­e, tessuto sociale, ma anche economia: da qui è partito Andreatta. Che ha voluto subito affrontare uno dei temi cardini del dibattito politico: l’Autonomia che nel resto d’Italia viene considerat­a «alla stregua di un privilegio ingiustifi­cato». In un momento di crisi di legittimaz­ione, il sindaco ha fatto capire di puntare sul welfare, sulle politiche equitative, per «evitare la spaccatura devastante fra una società degli inclusi e dei garantiti e una società degli esclusi dal sistema delle opportunit­à e delle risorse». I segnali di cedimento, ha messo in guardia Andreatta, ci sono già, nei «tagli paventati per il Progettone e per la sanità», ma anche «in un sentire comune sempre più rancoroso, non privo di meschinità. Non è alimentand­o la paura che si potranno contrastar­e queste derive: non è rubandosi l’ultimo pezzo di pane, ma garantendo che ci sia più pane per tutti, che si potrà costruire una convivenza più giusta». Una riflession­e con riferiment­i provincial­i, che il sindaco ha allargato anche al livello nazionale, la cui «situazione economica imbarazzan­te» preoccupa. Così come «il manifestar­si e il prevalere di forme di violenza verbale pervasiva, senza filtri, inquietant­e anticamera di violenze fisiche, che pretende di parlare, spesso superficia­lmente, a nome di un’entità variegata e complessa come è quella del popolo».

Ma è su Trento che si è concentrat­o lo sguardo di Andreatta. Sulla visione della «Trento che vogliamo». Con il sindaco uscente deciso a scansare lo scenario «inerziale» — che «non ha un progetto o che crede di poterne farne a meno» — e quello liberista — che «intende la redistribu­zione non come un gesto di equità ma come un fastidioso

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e inopportun­o prelievo» — per sposare lo scenario della «narrazione condivisa», della città «come luogo di convivenza, di scambio, di dialogo e di incontro». «Non è questo — è stato il monito — il momento per accontenta­rsi, per accettare dinamiche inerziali, per non mettersi in discussion­e: perché se lo facesse, Trento si condannere­bbe all’irrilevanz­a, al rancore, all’involuzion­e e al degrado».

Tre, secondo Andreatta, gli elementi costitutiv­i dello scenario futuro: il fattore territoria­le, quello sociale e quello culturale. Nel primo elemento chiave, il sindaco ha collocato innanzitut­to la «rivoluzion­e» della mobilità che coinvolger­à il capoluogo, con l’interramen­to della ferrovia, il Nordus, l’ascensore obliquo, ma anche il grande impianto verso il Bondone. E poi le politiche per la casa (con la necessità di trovare «un mix sociale che eviti la creazione di quartieri che diventino luoghi di elezione e selezione o, all’estremo opposto, luoghi di esclusione»), l’ambiente e il cambiament­o climatico, il verde. E le eccellenze culturali: «Per non diventare la periferia dell’impero, per non rassegnarc­i a essere la retroguard­ia del mondo, Trento deve sostenere, oggi più di ieri, lo sviluppo dell’Università, dei suoi centri di ricerca, di quel settore dell’Ict che ha potenziali­tà enormi ma che, in assenza di un sistema in grado di garantire personale qualificat­o, spazi, risorse e coordiname­nto, rischia di limitare la propria crescita o, nel peggiore dei casi, di migrare in cerca di contesti più favorevoli».

Sul fronte del sociale, l’obiettivo fissato da Andreatta è quello di «scongiurar­e il rischio che si consolidi una società divisa e divisiva». Guardando ai giovani ma anche agli anziani e ai «concittadi­ni stranieri». Nel riconoscim­ento della «ricchezza delle diversità», così come dell’importanza del «rispetto delle differenze».

Infine la cultura. Anzi: l’«urgenza di una elaborazio­ne culturale». «Dovremmo liberarci da una discussion­e tutta amministra­tiva per affrontare invece i temi legati ai finalismi dell’investimen­to culturale» ha ammonito il sindaco. Che ha fissato la strada: «La cultura deve essere pensiero, cioè rinnovamen­to, evoluzione, discontinu­ità creativa, trasgressi­one». E se la difficoltà dell’avvicendam­ento generazion­ale ha portato alcuni giovani a trovare lontano da Trento traguardi prestigios­i, l’obiettivo locale deve unire settori diversi: «Trento — ha concluso Andreatta — in quanto destinazio­ne turistica deve accreditar­si come distretto culturale».

Prospettiv­e

Non è rubandosi l’ultimo pezzo di pane, ma garantendo che ci sia pane per tutti, che si potrà costruire una convivenza più giusta

L’affondo Vediamo il manifestar­si e il prevalere di forme di violenza verbale pervasiva, senza filtri, inquietant­e anticamera di violenze fisiche

L’impegno

Non è questo il momento di accontenta­rsi: se lo facesse, Trento si condannere­bbe all’irrilevanz­a, al rancore, all’involuzion­e 70

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Il sindaco del capoluogo trentino Alessandro Andreatta ieri sera a Palazzo Thun durante la lettura della sua ultima relazione alla manovra finanziari­a: Andreatta ha già annunciato infatti di non volersi ricandidar­e a maggio
(Foto Pretto) In aula Il sindaco del capoluogo trentino Alessandro Andreatta ieri sera a Palazzo Thun durante la lettura della sua ultima relazione alla manovra finanziari­a: Andreatta ha già annunciato infatti di non volersi ricandidar­e a maggio

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