«Nuove sfide da affrontare, il Pup è vecchio»
Tutti con il rettore Paolo Collini. Il Senato Accademico dell’Università di Trento si è riunito ieri per discutere per la prima volta del casus belli esploso due settimane fa: il corso di laurea in Medicina che la Provincia vorrebbe portare a Trento, magari in collaborazione con l’Università di Padova che potrebbe aprire una sua sede qui. Questa ipotesi nell’ateneo trentino ha creato, per dirla come Collini, «sconcerto», perché «il corso di laurea di base non è la soluzione al problema della mancanza di medici e Trento non può essere ridotta a succursale di altri atenei».
Il Senato Accademico sta con il suo rettore come conferma lo stesso Collini: «La posizione che ho espresso nei giorni scorsi è molto condivisa da tutti. Il mio sconcerto è lo sconcerto di tutti, perché questo è un territorio che ha sempre fatto della crescita della sua università il proprio obiettivo, investendo molto. Adesso che improvvisamente diventi irrilevante stupisce, non lo capiamo, così si indebolisce l’università che a parole si dice di voler rafforzare». Il rettore ribadisce le distanze progettuali tra l’ateneo e la Provincia: «Noi stiamo definendo il nostro progetto che presenteremo entro metà dicembre, è legato alle scuole di specializzazione. Non sappiamo cosa esattamente vuole la Provincia e perciò risulta difficile venirle incontro. Ribadiamo che il tema del corso di laurea, a differenza di quanto pensa Piazza Dante, non è centrale, la questione della carenza dei medici è un problema che va affrontato sul serio con una prospettiva diversa, lavorando sulle scuole di specializzazione. Il corso di laurea può essere parte di un progetto complessivo, ma non è la soluzione».
C’è infine una conditio sine qua non per rettore e Senato Accademico: al di là di qualsiasi accordo o partnership con altre università, la regia deve rimanere all’ateneo di Trento. «Mi sembra naturale — dice Collini — che tutto venga fatto sotto l’egida della nostra università. La Provincia si vanta che altre università si sono proposte, ma hanno chiamato me e non il presidente della Provincia». Una piccola stoccata che conferma i rapporti tutt’altro che distesi tra Piazza Dante e ateneo. E non a caso durante la riunione, alcuni componenti del Senato Accademico hanno lamentato il silenzio del presidente dell’Università, carica di nomina politica.