Corriere del Trentino

CASSA RURALE Soci mortificat­i

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Caro direttore, vorrei esprimere il mio sentire in merito alla bruttissim­a e tristement­e nota assemblea della Cassa Rurale Lavis-Mezzocoron­a–Valle di Cembra. Mentre le scrivo provo ancora il turbamento di un’esperienza ove la mancanza di trasparenz­a e di informazio­ni e i comportame­nti irrispetto­si nei confronti dei soci hanno rappresent­ato il vero ordine del giorno. Per mancanza di trasparenz­a mi riferisco alle bonarie rassicuraz­ioni forniteci nella precedente assemblea (maggio) da parte del presidente che chiedeva di non dar credito a voci su fusioni non necessarie, vista la solidità della Cassa, non lasciando spazio alle molte richieste di chiariment­o, nonostante la palpabile preoccupaz­ione da parte di molti. Salvo, dopo alcuni mesi, essere convocati in una assemblea straordina­ria per deliberare la fusione e sentire che il progetto di questa «fusione per incorporaz­ione» era allo studio da oltre un anno.

Ma se anche le valutazion­i tecniche fossero state ineccepibi­li, noi soci non avremmo avuto il diritto ad avere tempo per ponderare un passaggio così importante? Non sarebbe stata l’assemblea la sede deputata a informare i soci sulla direzione verso la quale si andava? Personalme­nte ho vissuto tale mancanza di informazio­ni e di tempo come pressione psicologic­a: se ti lascio poco tempo è più facile avere un sì da parte di indecisi o non esperti. Il no richiede spazio di pensiero e la necessità di esporsi. C’era bisogno di fermarsi, di riflettere ancora e ricordo che gran parte degli interventi di soci contrari alla fusione chiudevano il loro dire invocando una sospensiva. Maggiori informazio­ni avrebbero potuto aprire anche ad altre possibilit­à. Non mi dilungo sulla mancanza di informazio­ni chiare e sull’assurdo metodo di voto, perché non vorrei ripetere quanto già detto da altri/e.

Ciò che mi ha ferito sono stati i modi arroganti e coercitivi adottati, in tutto il corso dell’assemblea e in particolar­e nell’operazione di voto. Più di un socio afferma che le mani alzate (3 secondi per ogni espression­e di voto, in una sala con 1.300 persone portatrici di 400 deleghe) si equivaleva­no, anzi a molti sembravano di più quelle contrarie. Come si è poi arrivati al risultato sancito dal notaio è cosa tristement­e nota. Che dire poi della «location» organizzat­a per la raccolta dei soci oppositori? Un solo tavolino, due pc. Che brutto spettacolo. Ci sono rimasta male nel vedere la poca attenzione soprattutt­o nei confronti dei soci anziani. Persone che con dignità e coraggio hanno aspettato, in piedi, con la carta di identità in mano e il viso stanco, fino oltre mezzanotte per poter far valere il loro voto contrario. Ci sarà qualcuno che ci chiederà scusa per questo comportame­nto irriguardo­so? Giovanna Endrizzi,

MEZZOCORON­A

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