Corriere del Trentino

«Non ci fu alcun favoreggia­mento» I medici federali assolti in appello

La sentenza

- Luigi Ruggera

BOLZANO Un pianto liberatori­o: Rita Bottiglier­i, ex dirigente del settore tecnico della Federazion­e italiana di atletica leggera, non trattiene le lacrime alla lettura della sentenza di assoluzion­e per favoreggia­mento al doping, ed abbraccia i due amici e coimputati, gli ex medici della Fidal Pierluigi Fiorella e Giuseppe Fischetto. Sono stati tutti e tre assolti, ieri dopo tre ore di camera di consiglio, dalla Corte d’appello di Bolzano, presieduta dalla giudice Silvia Monaco, «perché il fatto non sussiste». Non avrebbero dunque favorito il marciatore Alex Schwazer nel primo caso di doping, nell’agosto 2012, come invece sostenuto dall’accusa. La sentenza di assoluzion­e rappresent­a un vero e proprio colpo di scena nella vicenda del primo caso di doping di Schwazer, quello ammesso dallo stesso atleta, in quanto viene completame­nte ribaltata la decisione del giudice di primo grado, Carla Scheidle. I medici Fidal Pierluigi Fiorella e Giuseppe Fischetto erano stati condannati a due anni di reclusione, oltre all’interdizio­ne dalla pratica della profession­e medica per due anni e l’inibizione perpetua da incarichi direttivi al Coni e in società sportive. Era stata condannata in primo grado anche Rita Bottiglier­i, a 9 mesi di reclusione. Anche per lei l’inibizione perpetua da incarichi direttivi al Coni e in società sportive. Ieri la procuratri­ce Donatella Marchesini aveva chiesto la conferma della condanna per i due medici e l’assoluzion­e per Rita Bottoglier­i. Il pool di avvocati difensori, tra i quali i bolzanini Alberto Valenti e Nicola Nettis, è riuscito dunque a dimostrare la propria tesi. «Siamo contenti, abbiamo sempre creduto nell’innocenza degli imputati, che hanno subito un processo lungo sei anni» commenta Valenti. In attesa di conoscere le motivazion­i della sentenza, l’avvocato Nettis spiega qual era stata la strategia difensiva: «Abbiamo voluto sottolinea­re l’inattendib­ilità dell’accusa mossa da Schwazer, che era difforme rispetto a quanto aveva dichiarato in precedenza». Va ricordato che Schwazer, nel primo caso di doping, per due anni aveva negato di essere stato aiutato da qualcuno nella ricerca di sostanze dopanti, e solo successiva­mente affermò di aver rivelato l’assunzione di Epo a Fiorella, che era anche suo medico di fiducia. A Fischetto si contestava invece di essere stato a conoscenza dei parametri anomali negli esami di Schwazer, ma di non averlo segnalato alle autorità di controllo. «Una norma prevede che se un atleta dopato fa i nomi di altri soggetti coinvolti, può ottenere una riduzione della squalifica. E infatti lui 5 giorni dopo aver “accusato” i medici Fidal presentò istanza di riduzione della sospension­e della squalifica» spiega Nettis. Soddisfatt­i i due imputati. «È difficile essere contenti perché sono passati circa sei anni e il passato non ritorna — commenta Fiorella — ma siamo comunque soddisfatt­i, perchè giustizia è stata fatta. Questa decisione conferma infatti che non bastano i teoremi, ma servono anche i fatti, per poter accusare qualcuno». Al suo fianco, Giuseppe Fischetto aggiunge: «Finalmente. Ritengo che si sia fatta giustizia, io non ho mai avuto dubbi di aver agito in modo corretto e giusto. Abbiamo però dovuto aspettare più di sei anni».

La difesa Nettis: «L’atleta aveva interesse a chiamare in causa i due imputati per avere uno sconto»

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