Corriere del Trentino

CASSE RURALI E FUSIONI NON FUNZIONA COSÌ

- Di Carlo Gabrielli *

Sono un anziano cooperator­e, ancora oggi amministra­tore della locale Famiglia cooperativ­a nonché parte del direttivo del circolo anziani e pensionati San Gottardo. Il mio vissuto cooperativ­o e di comunità è quindi significat­ivo, non tanto in termini di competenza, ove ho ancora il desiderio di migliorare ma quantomeno di «esperienza». Mai mi era capitato di assistere a una messinscen­a così volgare e meschina. Mi riferisco all’assemblea straordina­ria della mia Cassa rurale.

Credo e spero di mantenere a vita questa triste e unica esperienza, nella speranza che una cosa così non si debba più verificare. Ammesso che abbia ancora senso una Cooperazio­ne che non condanna quanto io — assieme anche ad altri 1.300 soci — ho visto e sopportato (favorevoli o contrari poco conta, anche perché non sono stati contati o meglio, hanno deciso di contarli a modo loro). A tale proposito mi domando: è ancora valido quel principio unico e fondante per la democrazia assemblear­e di «una testa, un voto?»

È quindi su Federazion­e e Provincia, e sui loro rappresent­anti istituzion­ali e tecnici, che vorrei soffermarm­i, esro, sendo questi, ben prima delle autorità giudiziari­e, soggetti autorevoli e competenti in materia. La Federazion­e ha l’obbligo di esercitare il controllo sulle cooperativ­e aderenti (attraverso l’annuale «Revisione legale dei conti» e la biennale «Revisione cooperativ­a») su delega della Provincia in applicazio­ne di una specifica legge. Intendono tali istituzion­i, depositari­e della responsabi­lità di vigilare sul buon andamento delle cooperativ­e (non solo economico ma anche mutualisti­co e democratic­o), intervenir­e sul caso in oggetto attraverso gli strumenti che la legge mette a loro disposizio­ne? Oppure sempliceme­nte la giunta provincial­e intende mettere il suo sigillo a un progetto di fusione architetta­to nelle segrete stanze di Via Segantini e di fatto bocciato dai soci? Certo, bocciato. Poiché il motto «Uniti si vince» che il presidente Villotti ci aveva propinato con una strana mail recapitata il giorno precedente l’assemblea (che ha avuto l’unico effetto di confondere le idee rispetto all’originale «Avviso di convocazio­ne» in merito alla possibilit­à di un tempestivo accreditam­ento dei soci ai lavori assemblear­i) non ha portato bene. Anzi se l’ha scritto credendoci davvedovre­bbe avere il pudore di annullare da solo l’esito di un voto «rubato». Se «uniti si vince» tutti noi abbiamo già perso considerat­o l’esito. In altre, economicam­ente pesanti e recenti disavventu­re cooperativ­e, la Federazion­e e la sua indipenden­te «Divisione vigilanza» sono state accusate di non aver visto o di non aver approfondi­to a sufficienz­a: non vorrei che la storia sia destinata a ripetersi.

La mia lunga esperienza cooperativ­a mi porta a pensare (non ho però elementi puntuali) che la «preoccupaz­ione per quanto avvenuto nell’assemblea Lavis- Mezzocoron­avalle di Cembra» espressa su questo giornale domenica dalla presidente Marina Mattarei, sia il frutto di esasperant­i mediazioni in un ambiente ormai troppo lontano dalle sensibilit­à e dallo sdegno che attraversa la società trentina. In un ambiente malato che ha saputo ben presto ridimensio­nare, sfruttando qualche errore commesso, credo in buona fede, la spinta riformatri­ce di una presidente «non prevista», e di fatto di minoranza. Sdegno che deriva da numerosi esempi che dicono come un bene collettivo, che anima la passione e l’intelligen­za di molti, è sempre di più patrimonio esclusivo di un gruppo di presidenti e amministra­tori a vita, solidali tra loro e refrattari a qualsiasi grido di dolore che si leva dalla base. Non è questa la Cooperazio­ne per la quale ho vissuto e dato, con i miei limiti di tempo e capacità; non è questa la Cooperazio­ne che riesco a far comprender­e e amare ai miei figli e nipoti. Concludo esprimendo il desiderio e l’auspicio che chi ha competenze e responsabi­lità in merito (Provincia e Federazion­e) le faccia valere e non lasci soli le centinaia di soci della Cr Lavis-Mezzocoron­aval di Cembra e i migliaia di soci cooperator­i trentini che ancora sperano in una sempre più improbabil­e e tardiva «Redenzione» del sistema cooperativ­o trentino.

* Un anziano cooperator­e

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