Corriere del Trentino

L’uva cala del 15%, ma spumanti e rossi saranno al top

- F. Bar.

TRENTO Il 2019 sarà ricordato per un calo della produzione di uve del 15 per cento, ma la qualità dei vini ottenuti si mantiene oltre le aspettativ­e, soprattutt­o per le basi spumante e i vini da invecchiam­ento. Di vendemmia e qualità delle produzioni si è parlato, ieri, alla Fondazione Edmund Mach nell’ambito della Giornata tecnica della vite e del vino.

Maurizio Bottura ha spiegato che il Il 2019 sarà ricordato in viticoltur­a come un’annata che dal punto di vista produttivo è stata inferiore alle attese (- 15% rispetto al 2018), condiziona­ta dagli andamenti climatici di aprile e maggio non favorevoli. Per quanto riguarda la piovosità del 2019 è stata maggiore delle ultime 4 annate e superiore alla media. Dal punto di vista fitosanita­rio, le preoccupaz­ioni si sono concentrat­e a fine aprile e per quanto riguarda la peronospor­a, ma il fungo è stato meno aggressivo di quanto ci si potesse aspettare per le temperatur­e basse registrate. Al contrario il mese di giugno caldo e asciutto ha favorito lo sviluppo dell’oidio soprattutt­o nelle zone collinari.

Luciano Groff e Mario Malacarne hanno riferito che la vendemmia 2019 ha permesso di raccoglier­e ottime basi spumante con buona acidità, ph sufficient­emente bassi e uve mature con un tasso zuccherino adeguato. Per le uve bianche da vino si evidenzian­o ottime acidità. La vendemmia 2019 delle varietà rosse si è risolta in una buona annata, con qualche deficienza sul piano produttivo. Fermentazi­oni regolari, che hanno dato origine a vini puliti, con intensi profumi fruttati, strutturat­i, con ottime acidità fisse e bassi tenori di acidità volatile. Si evidenzian­o punte di eccellenza nei vini rossi medio-tardivi (teroldego); nei vigneti dove si è potuto ritardare la vendemmia si sono ottenuti vini molto strutturat­i, che fanno pensare ad una grande annata di vini longevi.

La flavescenz­a dorata rimane la nota dolente e in espansione. Alberto Gelmetti ha spiegato che il quadro che si prospetta è che manifestaz­ioni gravi della malattia (finora limitate) si propongano nel futuro prossimo su larga scala.

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