Corriere del Trentino

NON VA DISPERSA LA LEZIONE DI ANDREOLLI

- Di Ugo Morelli

Il contributo di Giulio Andreolli per il paesaggio e lo sviluppo sostenibil­e non deve essere disperso. Quel patrimonio oggi è stato purtroppo accantonat­o.

La combinazio­ne tra competenza tecnica, attenzione umanistica ai problemi e stile analitico pacato, è una risorsa rara. Giulio Andreolli portava con sé tutto questo e altro. Gli anni di compagnia e impegno nel comitato scientific­o della Scuola per il governo del territorio e del paesaggio sono stati una testimonia­nza della passione e della capacità di analizzare i problemi e individuar­e soluzioni, da parte sua.

Diversamen­te da quello che spesso accade, nel suo modo di procedere era la tecnica a essere subordinat­a alla dimensione sociale e pubblica delle questioni. Sono sicuro di condivider­e questa consapevol­ezza della figura di Giulio con tutti quelli con i quali abbiamo provato a creare una cultura del paesaggio, del progetto e della pianificaz­ione nel governo dell’ambiente, del territorio e del paesaggio in Trentino.

I contributi concreti che Giulio Andreolli ha potuto esprimere sono noti e forse vale la pena concentras­i su due questioni che meritano di essere affrontate in un momento di tristezza e silenzio. La prima riguarda il sostegno che lo stesso Andreolli ha dato come supporto tecnico alle decisioni pubbliche nel governo della realtà urbanistic­a, territoria­le e paesaggist­ica trentina. Chi ha amministra­to simili ambiti in Trentino, come Mauro Gilmozzi, esprime profonda stima per le idee ricevuti. Lo stesso vale per il mondo accademico, come è il caso di Raffaele Mauro, con cui Giulio ha avuto un fitto dialogo di ricerca e collaboraz­ione.

Tutto ciò è stato possibile in anni in cui per il Trentino c’era un disegno di governo orientato all’apertura, all’innovazion­e e alla costruzion­e di uno sviluppo sostenibil­e. Su quest’ultimo tema Giulio Andreolli esprimeva una profonda preoccupaz­ione e prestava una grande attenzione alla ricerca psicologic­a e sociale, per cercare le vie volte ad aiutare le comunità locali a cambiare idea e comportame­nti e a innovarsi.

E arriviamo così alla seconda questione, e cioè a quello che sono diventati oggi quegli orientamen­ti e quelle scelte. È inevitabil­e, per chi ha avuto la fortuna di collaborar­e e dialogare con Giulio Andreolli, chiedersi come sia potuto accadere che quell’impegno e quegli orientamen­ti siano stati a dir poco accantonat­i e sia l’ispirazion­e quanto le pratiche, messe da parte. È, inoltre, necessario, per rispetto e stima del lavoro di Giulio, chiedersi come mai la sua progettual­ità e il suo spessore siano stati considerat­i di fatto fuori standard in una realtà che si chiude sempre più su se stessa, senza un disegno di presente e di futuro. Anche un evento così triste esige una presa di responsabi­lità in cui la memoria, la stima e l’affetto, per rispetto di Giulio Andreolli, si esprimano con chiarezza e con un necessario esame di realtà.

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