NON VA DISPERSA LA LEZIONE DI ANDREOLLI
Il contributo di Giulio Andreolli per il paesaggio e lo sviluppo sostenibile non deve essere disperso. Quel patrimonio oggi è stato purtroppo accantonato.
La combinazione tra competenza tecnica, attenzione umanistica ai problemi e stile analitico pacato, è una risorsa rara. Giulio Andreolli portava con sé tutto questo e altro. Gli anni di compagnia e impegno nel comitato scientifico della Scuola per il governo del territorio e del paesaggio sono stati una testimonianza della passione e della capacità di analizzare i problemi e individuare soluzioni, da parte sua.
Diversamente da quello che spesso accade, nel suo modo di procedere era la tecnica a essere subordinata alla dimensione sociale e pubblica delle questioni. Sono sicuro di condividere questa consapevolezza della figura di Giulio con tutti quelli con i quali abbiamo provato a creare una cultura del paesaggio, del progetto e della pianificazione nel governo dell’ambiente, del territorio e del paesaggio in Trentino.
I contributi concreti che Giulio Andreolli ha potuto esprimere sono noti e forse vale la pena concentrasi su due questioni che meritano di essere affrontate in un momento di tristezza e silenzio. La prima riguarda il sostegno che lo stesso Andreolli ha dato come supporto tecnico alle decisioni pubbliche nel governo della realtà urbanistica, territoriale e paesaggistica trentina. Chi ha amministrato simili ambiti in Trentino, come Mauro Gilmozzi, esprime profonda stima per le idee ricevuti. Lo stesso vale per il mondo accademico, come è il caso di Raffaele Mauro, con cui Giulio ha avuto un fitto dialogo di ricerca e collaborazione.
Tutto ciò è stato possibile in anni in cui per il Trentino c’era un disegno di governo orientato all’apertura, all’innovazione e alla costruzione di uno sviluppo sostenibile. Su quest’ultimo tema Giulio Andreolli esprimeva una profonda preoccupazione e prestava una grande attenzione alla ricerca psicologica e sociale, per cercare le vie volte ad aiutare le comunità locali a cambiare idea e comportamenti e a innovarsi.
E arriviamo così alla seconda questione, e cioè a quello che sono diventati oggi quegli orientamenti e quelle scelte. È inevitabile, per chi ha avuto la fortuna di collaborare e dialogare con Giulio Andreolli, chiedersi come sia potuto accadere che quell’impegno e quegli orientamenti siano stati a dir poco accantonati e sia l’ispirazione quanto le pratiche, messe da parte. È, inoltre, necessario, per rispetto e stima del lavoro di Giulio, chiedersi come mai la sua progettualità e il suo spessore siano stati considerati di fatto fuori standard in una realtà che si chiude sempre più su se stessa, senza un disegno di presente e di futuro. Anche un evento così triste esige una presa di responsabilità in cui la memoria, la stima e l’affetto, per rispetto di Giulio Andreolli, si esprimano con chiarezza e con un necessario esame di realtà.